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Davis Cup Final - Italy v Netherlands Final

MALAGA, SPAIN - NOVEMBER 24: (L-R) Filippo Volandri, Jannik Sinner, Lorenzo Musetti, Matteo Berrettini, Andrea Vavassori and Simone Bolelli of Italy lift the Davis Cup Trophy after their teams victory during the Davis Cup Final match against Netherlands during the Davis Cup Finals at Palacio de Deportes Jose Maria Martin Carpena on November 24, 2024 in Malaga, Spain. (Photo by Clive Brunskill/Getty Images for ITF)© Getty Images for ITF

Davis per sempre

Battendo gli olandesi in finale l'Italia di Sinner e Berrettini si è riconfermata campione del mondo. Quasi un dream team, pensando agli esclusi, che può vincere per tanti anni...

8 giorni fa

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La superiorità, sembra quasi offensivo dire la facilità, con cui l’Italia di Sinner e Berrettini ha vinto a Malaga la seconda Coppa Davis consecutiva, la terza di sempre contando quella leggendaria del 1976, lascia increduli i tanti appassionati di tennis, nemmeno così vecchi, che nel 2003 dopo la sconfitta con lo Zimbabwe di Wayne Black e Ullyett videro la retrocessione degli azzurri nel Gruppo II, cioè la Serie C del tennis. Quell’Italia guidata da Barazzutti aveva in campo Sanguinetti e l’attuale capitano Volandri nei singolari, Galimberti e Bertolini nel doppio: non una cattiva squadra, ma di sicuro ad anni luce di distanza da quella attuale come cilindrata dei giocatori nei tornei che contavano. Ci sarebbero voluti 9 anni perché l’Italia tornasse nel Gruppo Mondiale, in Serie A, vincendo lo spareggio contro il Cile: in quella squadra oltre a Fognini, Seppi e Bracciali c’era anche Simone Bolelli, che ha sollevato le Davis 2023 e 2024 e quindi può apprezzare più di altri il cammino fatto.

Tutta questa introduzione pseudo-storica per dire che la vittoria con brivido sull’Argentina, con Volandri che non aveva ascoltato il cuore scegliendo Berrettini in singolare invece di un Musetti in calo, quella dura (Berrettini-Kokkinakis livello altissimo e Coppa Davis allo stato puro, il match più emozionante di tutti) con l’Australia e quella in relativa scioltezza con l’Olanda in finale sono qualcosa che va al di là della retorica celebrativa, che nel caso di Sinner arriva ad un acritico culto della personalità. Oltretutto come benzina per questa retorica è mancata la dimensione epica di una finale contro la Spagna di Alcaraz e dell'ultimo Nadal, ma è stata colpa della Spagna (o merito dell'Olanda): nel tennis ci sono meno sceneggiature rispetto ad altri sport.

L’Italia del tennis campione del mondo al maschile e anche al femminile (nel 2024 per la quinta volta) ha tutto: il numero 1 e la numero 4 del mondo, due giocatori come Berrettini e Musetti che giocano il tennis dei migliori a prescindere dal ranking, e diverse giocatrici, dalla Bronzetti alla Trevisan alla Cocciaretto, che possono cogliere un’opportunità contro chiunque. Senza contare doppi di altissimo livello, sia con gli specialisti Vavassori, Bolelli e Errani sia con la predisposzione psicologica dei più bravi a giocarli, come si è visto con Sinner e Berrettini. Un’età dell’oro che è figlia della fortuna, perché il fuoriclasse non si programma, ma anche di condizioni che permettono a un italiano ai confini del professionismo (nel senso di non andare in perdita con il tennis, parliamo di zona 200 della classifica) di crescere attraverso Challenger (o WTA 125 o meno) e ITF vicini a casa. Senza contare il deciso cambio di rotta della federazione e dello stesso eterno Binaghi, che proprio nel momento peggiore del nostro tennis ha smesso di fare la guerra ai mini-team nel nome di un centralismo bolso e anzi ha iniziato a facilitarne il lavoro, permettendogli di risparmiare sulle diverse figure professionali che sembrano necessarie nel tennis di oggi. 

La Davis di Sinner e Berrettini, ma anche di Volandri che senza poterlo dire e spesso senza poterli schierare ha sempre ritenuto questa la squadra di Sinner e Berrettini, a costo di comportarsi male con alcuni (nel passato Fognini, nel presente Cobolli, che non ha ancora digerito la beffa olimpica) è pesantissima perché ci sono 9 italiani nei primi 100 del ranking ATP (Sinner 1, Musetti 17, Cobolli 32, Berrettini 35, Arnaldi 37, Darderi 44, Sonego 53, Fognini 90 e Nardi 91), dei quali 6 Under 23, e alle loro spalle giocatori ancora giovani (Bellucci, Gigante, Passaro, Zeppieri, Maestrelli Ruggeri) ai quali basta un click per entrare nei primi 100 (Bellucci già di fatto vale molto di più). Il discorso di base è proprio questo: la Davis con la formula attuale, con il doppio che vale il 33% invece del 20, può essere vinta da un giocatore e mezzo, ma se davvero fosse espressione della profondità di un movimento, magari mettendo di fronte 4 singolaristi, l’Italia la vincerebbe fischiettando per i prossimi 5 anni. L'unico difetto della terza Davis italiana è che non resterà isolata, unica, mitizzata, perché in questo momento scommetteremmo che ce ne saranno tante altre. 

stefano@indiscreto.net 

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