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Il numero 1 ATP ha reso nota la sua positività al Clostebol dopo test effettuati a Indian Wells, con l'agenzia antidoping del tennis che ha accertato l'assunzione inconsapevole attraverso una pomata. Il fuoriclasse azzurro può quindi continuare l'attività, ma le questioni aperte rimangono tante. A partire dalle Olimpiadi...
Jannik Sinner è colpevole o innocente? Questa la domanda di tutti, al di là dei fatti ufficializzati che si possono riassumere in questo modo: da test effettuati lo scorso marzo durante il torneo di Indian Wells e un altro periodo il numero 1 del mondo è risultato positivo al metabolita di uno steroide vietato dal regolamento antidoping, per una quantità infinitesimale, ma un’indagine dell’agenzia antidoping ha poi accertato la sua innocenza, nel senso di assunzione inconsapevole. Conclusione: Sinner, fresco trionfatore nell’ATP 1000 di Cincinnati, il suo terzo 1000 vinto in carriera, se la caverà perdendo i punti e i soldi incassati a Indian Wells e potrà continuare l’attività senza squalifiche, a partire dagli US Open che stanno per iniziare. Tutto chiaro? La risposta è facile: no, al di là del fatto che la WADA possa fare ricorso.
La vicenda è stata resa nota dallo stesso Sinner attraverso il suo account Instagram, che non stiamo a copiare, limitandoci ai punti chiave. Il primo: la positività deriva da tracce di metaboliti del Clostebol, meno di un miliardesimo di grammo, insomma niente. Il secondo: l’ITIA, cioè l’agenzia antidoping del tennis, ha accertato che la contaminazione è avvenuta per colpa del fisioterapista di Sinner, Giacomo Naldi, che si era curato una ferita con una pomata contenente Clostebol e poi aveva trattato una ferita di Sinner senza usare guanti. Il terzo: Sinner non si ritiene colpevole, ma accetta la sanzione perché crede nella severità dell'antidoping, perdendo i punti e i soldi di Indian Wells.
Ma cos’è il Clostebol? È uno steroide anabolizzante, che deriva dal testosterone. In passato usato, ma in dosi massicce e non quelle riscontrate nel corpo di Sinner, per motivi dopanti, soprattutto per aumentare la massa muscolare, nel presente è contenuto in diversi farmaci da banco con funzione cicatrizzante e in quasi tutti è riportato, con vari gradi di evidenza, la pericolosità per chi si sottopone a controlli antidoping. Quanto alla dinamica dei fatti che sono stati accertati (ma come?) dall’ITIA, la ricostruzione sembra spericolata: un fisioterapista che si ferisce, usa per sé stesso un prodotto proibito, massaggia Sinner senza guanti e con le mani ancora con tracce della pomata, ed in punti del corpo di Sinner con ferite aperte. Siamo ben lontani dai tortellini della Errani, va detto, e da casi acclarati di doping, ma il confronto con l'infinita casistica di scuse è inevitabile. Questa è comunque la verità della giustizia sportiva, poi c’è tutto il resto.
A partire dagli ultimi mesi di Sinner, la cui preoccupazione non riguardava soltanto le condizioni fisiche, quelle dell’anca su tutte, ma anche questa vicenda in cui l’unica certezza è che la responsabilità oggettiva è la sua (lo ha ribadito il suo stesso avvocato), visto che il suo staff dipende da lui. Un Sinner che dopo Indian Wells, in cui ha perso in semifinale da Alcaraz, ha vinto a Miami, è arrivato in semifinale a Monte Carlo, si è ritirato prima dei quarti con Auger-Aliassime a Madrid per i problemi all’anca, ha saltato Roma, ha perso in semifinale al Roland Garros da Alcaraz, ha vinto ad Halle, è arrivato nei quarti a Wimbledon (sconfitta con Medvedev in una partita in cui è quasi svenuto per un sospetto calo di pressione), ha rinunciato alle Olimpiadi dopo un lungo tira e molla a causa di una presunta tonsillite, è rientrato a Montreal perdendo da Rublev nei quarti e poi ha vinto a Cincinnati. Insomma, nonostante i problemi fisici, il pensiero martellante di questa indagine e le mille pressioni a cui è sottoposto in quanto numero 1 del mondo, Sinner ha dimostrato una volta di più di avere una testa eccezionale, vincendo alcune partite che avrebbe anche potuto mollare. Fenomeno. E dovrà rimanerlo anche nei prossimi mesi.
Tante adesso le questioni aperte, con le prime reazioni di molti colleghi, Kyrgios su tutti (per la cronaca: ex dell'attuale fidanzata di Sinner, la numero 15 WTA Anna Kalinskaya) non proprio benevole. Quasi tutte a rimarcare non la colpevolezza di Sinner, ma il fatto che una situazione analoga per tennisti meno noti avrebbe comportato una squalifica quasi automatica: cosa comunque falsa, perché casi simili a quello di Sinner, per modalità di assunzione inconsapevole, non mancano. Quanto al pubblico e ai media, è facile prevedere che si faranno guidare dal tifo (pro o contro Sinner) e dalla convenienza editoriale: vende di più il Sinner traditore della patria, così qualcuno lo ha descritto dopo la rinuncia olimpica, o il Sinner eroe nazionale? La questione olimpica ha poi vari livelli, quello sportivo perché la rinuncia tardiva ha privato Cobolli della possibilità di partecipare e costretto Musetti ad improvvisare il doppio con Darderi, e quello politico nel caso la federazione sapesse dell’indagine ed abbia in qualche modo sconsigliato a Sinner la partecipazione. In definitiva la colpa di Sinner sembra minima, ma il caso è enorme perché riguarda uno degli sportivi più famosi del mondo. A favore di Sinner c'è l'avere continuato a giocare, sottoponendosi quindi a nuovi test ed essendo sempre reperibile, mentre illustri predecessori (anche donne) sparivano sempre al momento giusto, ricomparendo dopo mesi.
stefano@indiscreto.net
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