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La seconda vita di Mirjana Lucic

La seconda vita di Mirjana Lucic

Redazione

25.01.2017 ( Aggiornata il 25.01.2017 09:41 )

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La seconda semifinale in un torneo dello Slam raggiunta da Mirjana Lucic, a quasi 18 anni dalla prima e finora unica, è più importante per le donne in generale che per il tennis femminile, davvero malridotto visto che l'avversaria della 35enne croata sarà la quasi coetanea Serena Williams, anche se le stesse considerazioni sull'età potremmo farle anche per i semifinalisti fra gli uomini. Battendo da netta sfavorita la numero 5 del mondo, Karolina Pliskova, la Lucic ha dimostrato al mondo che puoi riprenderti una vita che ti hanno rubato: non è soltanto una frase fatta, a volte accade davvero. La Lucic è stata un talento precocissimo, superstella a livello junior, vincitrice a 15 anni del suo primo torneo WTA in singolare (fra l'altro il suo primo mai disputato) e a quasi 16, nel 1998, del doppio agli Australian Open in coppia con Martina Hingis. L'anno seguente la gemma della sua carriera, la semifinale di Wimbledon raggiunta battendo lungo il cammino la Seles e persa contro una Steffi Graf quasi al capolinea ma ancora forte. Poi... poi non è tuttora chiaro cosa sia davvero successo. La tennista parlò di abusi subiti dal padre, che si saldarono a problemi fisici e finanziari (anche questi causati in parte dal padre, in associazione alla causa milionaria che perse contro la IMG). Una situazione insostenibile, che la portò a scappare negli Stati Uniti insieme alla madre, senza però ritrovare il suo tennis. Di certo dopo qualche anno anonimo la Lucic sparì dal circuito maggiore per 10 anni, fra problemi psicologici pesantissimi ed altri di puro sostentamento, non meno pesanti. Dopo il matrimonio con Daniele Baroni il tentativo vero di rientro, con tanta fatica, fino all'exploit del 2014 con la vittoria sulla Halep agli US Open. L'assestamento a discreti livelli e poi questo clamoroso torneo a Melbourne, dove fra le altre ha battuto anche la Radwanska. Adesso il muro Serena, quasi impossibile da superare (i due unici precedenti, entrambi a favore della più forte, risalgono a quando erano sedicenni) se l'americana giocherà con la facilità e la testa mostrate nel suo quarto contro la Konta, con la prospettiva comunque di entrare nelle prime 30 del mondo e di migliorare così, fuori tempo massimo, la sua migliore posizione in classifica (32) che risaliva alla sua vita da bambina prodigio. Il suo tennis è abbastanza stereotipato e non sarà mai un modello di stile, ma in ogni partita si porta dietro la sua storia drammatica. E adesso, a quasi 20 anni dal suo esordio nel circuito, è ancora qui a giocarsi la vita sul campo. Difficile non tifare per lei.

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