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Quello che McEnroe non può insegnare

Quello che McEnroe non può insegnare

Redazione

30.05.2016 ( Aggiornata il 30.05.2016 07:38 )

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La carriera da allenatore di John McEnroe è iniziata nel peggiore dei modi, con la sorprendente sconfitta di Milos Raonic contro il discreto ma nulla di più, a livelli Roland Garros, spagnolo Albert Ramos-Viñolas negli ottavi del torneo. Ma  la collaborazione fra uno dei più grandi geni della storia del tennis e il canadese è appena iniziata, in ogni caso è centrata sui prossimi Wimbledon e sugli U.S. Open. Di sicuro il cinquantasettenne McEnroe fra le telecronache, una famiglia numerosissima e i mille altri impegni derivanti dal fatto di essere McEnroe, non sarà un allenatore da campo ma una sorta di consigliere-motivatore dell'attuale numero 9 del mondo, che andrà ad integrare il lavoro del team di Raonic, in cui spiccano Riccardo Piatti e un altro ex campione, sia pure di cilindrata diversa rispetto a McEnroe, come Carlos Moya. I tempi sono leggermente cambiati da quando McEnroe, da numero uno del mondo e stra-milionario, viaggiava da solo senza allenatori, manager, psicologi, fisioterapisti, allenandosi con altri giocatori o con il compagno di doppio Peter Fleming. Migliaia di articoli sono stati scritti su questa moda di associare un campione del presente, più o meno emergente, ad uno del passato, con impossibilità di generalizzazione perché i risultati sono stati molto diversi: poco hanno dato Edberg a Federer o Connors a Roddick, molto ha invece dato Lendl a Murray, mentre l'operazione Becker è chiaramente una mossa di marketing per rendere il serbo Djokovic più spendibile sui grandi mercati (può non piacere, ma funziona così). A proposito di Becker, l'unico mezzo tentativo di McEnroe come allenatore è stato proprio con lui, poco dopo il ritiro da singolarista avvenuto nel 1992, con risultati modesti in proporzione al materiale umano a disposizione. E quindi? Raonic è un ragazzo serio con un tennis piuttosto schematico, abituato a lavorare con ex professionisti (da Galo Blanco a Ljubicic), ma alla sua età McEnroe aveva già vinto tutti i suoi tornei dello Slam (3 Wimbledon e 4 U.S. Open) e pur avendo avuto ottimi allenatori, su tutti Harry Hopman, era il giocatore meno costruito della storia del tennis. Anche come semplice consigliere molto più credibile l'arcirivale Lendl, per non parlare di giocatori di alto livello che però il top non l'hanno mai raggiunto: Agassi senza Brad Gilbert non avrebbe mai avuto la sua fantastica seconda parte di carriera, per dire. E quindi? Quasi impossibile che Raonic colmi il gap con i fenomeni nei grandi tornei, a meno di non trovare congiunzioni astrali favorevoli alla Cilic o che i fenomeni si eliminino da soli (vedere Federer e Nadal), ma una certezza c'è: visto il differente impatto mediatico fra i vari personaggi, le sconfitte saranno di Raonic e le vittorie di McEnroe.

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