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Quando credevamo in Marion Jones

Quando credevamo in Marion Jones

Redazione

03.08.2017 ( Aggiornata il 03.08.2017 12:09 )

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A Londra stanno per iniziare i campionati mondiali di atletica e sarebbe sinceramente meglio concentrarsi sul presente invece che parlare di storia, visto che la storia recente di questo sport è in via di riscrittura, con assegnazione di medaglie fuori tempo massimo ma non per questo ingiusta: chi ha barato ha tolto la gioia della vittoria sul campo a chi non ha barato, la medaglia alla memoria è soltanto un piccolo risarcimento. Tutta questa premessa per ricordare che il 3 agosto 1997 il mondo scopriva la grandezza di Marion Jones, che quel giorno ad Atene diventò campionessa planetaria dei 100 metri, ispirando subito paragoni illustri: primo fra tutti quello con Carl Lewis, visto che la ventiduenne americana avrebbe partecipato (finendo decima) anche alla gara di salto in lungo. Quei 100 metri furono pieni di tensione, con due false partenze: la allora 37enne Merlene Ottey non si accorse della seconda e filò in solitaria fin quasi verso il traguardo, bruciandosi così qualsiasi possibilità per la gara vera che avrebbe vinto in 10''83 la Jones, con una grande rimonta ai danni dell'ucraina Zhanna Pintussevich. Grandissima atleta naturale, fra l'altro ottima giocatrice di pallacanestro a North Carolina, la Jones conquistò anche il pubblico generalista grazie al suo sorriso e alla sua espressione, così diversi dalle facce cattive (e, diciamolo, mascoline) di molte colleghe. Purtroppo si sarebbe distinta in seguito per legami, sentimentali e non, con dopati e dopatori, oltre che per essersi dopata lei stessa. Iniziando, almeno ufficialmente, durante la preparazione ai Giochi di Sydney dove avrebbe vinto 5 medaglie: 3 d'oro (100, 200 e 4x400) e 2 di bronzo (lungo e 4x100). Il caso BALCO la costrinse ad ammettere le sue responsabilità: le vennero tolte le medaglie olimpiche e quelle dei Mondiali 2001, ma conservò gli ori (vinse anche la 4x100) di Atene e quello nei 100 di Siviglia '99. Come a volte accade, la domanda degli ingenui è sempre la stessa: ma una ragazza con un fisico così aveva davvero bisogno di doparsi? Basta prendere le graduatorie all time della velocità, popolate da persone non certo con il fisico e le doti naturali di Fantozzi, per osservare quanti sono stati squalificati per doping o sfiorati dal fango (controlli saltati e dintorni). Se l'atletica mondiale nel 1997 era a rischio, vent'anni dopo è quasi un atto di fede.

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