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Volleyball - Olympic Games Paris 2024: Day 12

PARIS, FRANCE - AUGUST 07: Alessandro Michieletto #5 of Team Italy attacks the net against Nicolas le Goff #14 of Team France during a Men's Semifinals match on day twelve of the Olympic Games Paris 2024 at Paris Arena on August 07, 2024 in Paris, France. (Photo by Matthew Stockman/Getty Images)© Getty Images

Maledizione olimpica

Parigi 2024, giorno 15: il tentativo di De Giorgi, la pallanuoto ingiusta, il Covid della Palmisano, la faccia di Tamberi e i reduci di Roma

Redazione

7 agosto

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Risultati amarissimi in sport pesanti. In un giorno già di suo triste, per l'Italia, con il bronzo nell'inseguimento su pista a squadre come unica medaglia. Troppo forte la Francia di Giani per l’Italia di De Giorgi, una semifinale olimpica senza storia manda gli azzurri campioni del mondo alla finale per il bronzo con gli Stati Uniti, che hanno perso di un niente contro la Polonia una partita di livello tecnico molto superiore a quello di Francia e Italia. Colpa degli azzurri, beninteso, che non hanno quasi mai trovato le contromisure per Clevenot, mentre Ngapeth è salito di colpi a partita in corso. I giocatori di De Giorgi tutti sotto il loro standard, tranne Russo e Romanò, proseguendo da campioni del mondo, come successo altre tre volte, nel mito della maledizione olimpica che maledizione non è: nelle precedenti 7 Olimpiadi l’Italia maschile è andata a medaglia 5 volte (di cui ben 3 con il Giani giocatore) e potrebbe ancora farlo anche in questa, in cui ha ribaltato il quarto di finale mal giocato per quasi tre set contro il Giappone ed è stata poi asfaltata dai padroni di casa, amche se il fattore campo c’entra poco quando si hanno così tanti problemi in attacco, in particolare con Michieletto. L’élite mondiale, a cui l’Italia appartiene, è questa: i valori sono molto vicini e la squadra che nel girone ha dominato la Polonia è sembrata capitata in semifinale quasi per caso. Del resto la Francia che nel girone ha battuto a fatica la Serbia ed ha perso con Slovenia, prima di passare nei quarti quasi per miracolo contro la Germania, era la stessa Francia che contro gli azzurri ha passeggiato.

Il mercoledì nero delle squadre italiane è stato completato dall’eliminazione degli azzurri di pallanuoto nei quarti di finale contro l’Ungheria, ai rigori, il giorno dopo l’uscita delle azzurre allo stesso stadio di competizione ma con minori ambizioni di partenza. La squadra di Campagna è stata però bravissima, quasi eroica, nel resistere a un clamoroso errore arbitrale, che diventerà culto su YouTube ma che in questa partita che vale tre anni di lavoro e di speranze ha tolto nello stesso istante due gol (quello segnato da Condemi e il seguente cervellotico rigore segnato dall’Ungheria) ed un giocatore per 4 minuti. Nonostante tutto gli azzurri hanno rimontato, sono andati avanti di 2 gol, hanno sbagliato un rigore che avrebbe significato la semifinale e se la sono giocata fino alla fine, anzi oltre, dando una lezione di sport prima ancora che di pallanuoto. Ma lo sport in generale è ingiusto e la pallanuoto anche di più. 

La marcia non ha portato medaglie agli azzurri, ma il sesto posto della staffetta Stano-Palmisano merita qualche considerazione visto che nessuno dei due ori di Tokyo era in grande forma. Stano è comunque riuscito a dare tutto, nella gara individuale ed in una staffetta mista che non è la peggiore innovazione dei Giochi ma va di sicuro perfezionata, magari con quattro frazionisti invece di due e con quattro frazioni possibilmente uguali (adesso soltanto due hanno lo stesso metraggio: cosa vuol dire?). La Palmisano, che fino a qualche giorno fa diceva di essere in forma, ha invece fallito sia la gara individuale sia quella di squadre e soltanto alla fine ha rivelato di avere avuto il Covid, che l’ha debilitata. Nel piccolo mondo antico dell’atletica è inevitabile che si parli dell’avventato, per la tempistica, cambio di allenatore a meno di un anno dalle Olimpiadi, passando da quello che l’ha portata in alto (Parcesepe) al marito, Lorenzo Dessi, subito dopo il bronzo ai Mondiali di Budapest. La nuova guida tecnica sembrava averla rilanciata, visto che a giugno ha vinto gli Europei a Roma, e la sua Olimpiade ha quindi questo grosso asterisco del Covid, che da male del secolo è diventato la giustificazione perfetta per i cali di forma (non diciamo che sia questo il caso, ma certo tanti atleti a Parigi hanno spiegato così le loro sconfitte). Parlando solo di marcia, la sconfitta è più della FIDAL e di La Torre che della Palmisano, perché è ovvio che ai Giochi una della sua classe e del suo status voglia gareggiare ad ogni costo: una Trapletti, vicecampionessa europea dietro la Palmisano, sana sarebbe andata forse più forte, anche se nell’individuale aveva deluso, di una Palmisano che ha lottato dato tutto fino a 4 chilometri dalla fine. Non lo sapremo mai. In sintesi: un bronzo buttato.

Darà tutto anche Gianmarco Tamberi, che ha passato le qualificazioni dell’alto, come le ha passate Stefano Sottile, senza riuscire però a saltare il 2.27 richiesto. Ma il livello di certe specialità è ormai così basso che la maggior parte dei qualificati alla gara di sabato lo ha fatto con 2.24. Con tre giorni in più Tamberi magari ritroverà energie, di sicuro nessuno nell’atletica forse mondiale è animale da gara come lui, capace di dare il 100% nei grandi appuntamenti. Il problema, stando alle sue dichiarazioni e alla sua faccia, è che a questo giro il 100% potrebbe non bastare anche se l’alto è una gara ad eliminazione, con infortuni (quello di Barshim pare un crampo) e tensione che possono abbassare il livello. Con il Tamberi degli Europei davanti a Mattarella si potrebbe sperare nell’oro olimpico-bis, con questo tutto è un punto interrogativo. Meglio di niente.

Per il resto storico sesto posto di Elisa Molinarolo nell’asta e una serie quasi interminabile di delusioni, in rapporto ovviamente alle aspettative (perché questo sono le delusioni, non sono assolute) degli stessi atleti: Simonelli fuori dalla finale dei 110 ostacoli, ampiamente alla sua portata, Sibilio fuori da quella dei 400 ostacoli, Tortu e Desalu da quella dei 200: le altre eliminazioni di giornata ci stavano, queste meno perché nella loro migliore versione questi atleti sarebbero entrati nella storia. Inutile ricordare il picco di forma di Simonelli (oro), Sibilio e Tortu (argento) agli Europei di Roma, purtroppo da asteriscare come tutte le folli edizioni negli anni olimpici. Ma è umano preferire una medaglia probabile ad una finale soltanto possibile, sia pure in una realtà superiore. È andata così, non è sempre Tokyo.

stefano@indiscreto.net

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