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Paris 2024 Olympic Games - Men's 100 meters Final

Italy's Marcell Jacobs greets Usa's  Noah Lyles during  Men's 100 meters Final of athletics at the 2024 Summer Olympics, Sunday  , August 4 , 2024  in Paris, France. (Photo by Spada/LaPresse)© LAPRESSE

Jacobs uno vero

Parigi 2024, giorno 12: un quinto posto per la storia, il calcolo di Tamberi, la grandezza di Djokovic, l'oro di Errani e Paolini, le punte della scherma, l'argento di Paltrinieri, i quarti di Velasco e i Giochi di Scariolo

4 agosto

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Il quinto posto di Marcell Jacobs nella gara delle gare, dei Giochi e forse dello sport in generale, ingigantisce la sua figura già storica di campione olimpico. Il 9”85 nei 100 metri con tre anni in più di carriera, logorio, pressioni e infortuni è stato un risultato pazzesco. Non da oro, vinto da Lyles in 9”79 di un niente davanti all’altro favorito Kishane Thompson, e nemmeno da medaglia, con il bronzo a 4 centesimi, ma dando tutto ciò che aveva dentro dopo un tempo di reazione eccellente. Jacobs ha messo sulla pista dello Stade de France tutto e anche di più, visto che ha chiuso da mezzo infortunato (pare soltanto un crampo, ma non si sa mai), dimostrando che il cambio di guida tecnica e di paese ha interrotto un lento declino e che anzi il ventinovenne bresciano ha ancora tanto da dare, carichissimo con l’obbiettivo di lungo termine di Los Angeles 2028 e quello più immediato di una buona 4x100. A Parigi l'orgoglio di essere stato protagonista in una finale mai vista, con l'ottavo che ha corso in 9"91 (!!!). 

Gli altri risultati di giornata dell’atletica italiana sono stati oscurati dal possibile forfait di Gianmarco Tamberi, annunciato da lui stesso su Instagram: probabile calcolo renale, con partenza per Parigi rimandata e nella migliore delle ipotesi una gara in condizioni precarie. Speriamo sia pretattica, ma il tono di Tamberi non induce all'ottimismo. Buone notizie da Luca Sito, qualificatosi alle semifinali dei 400 con un ottimo 44”99, mentre Davide Re andrà ai ripescaggi. Davvero un Pietro Arese di lusso quello che ha guadagnato la finale dei 1500, obbiettivo troppo difficile per Federico Riva e Meslek, che comunque hanno fatto il loro e anche bene. Bene Furlani qualificato alla finale del lungo con 8.01, sesta misura, e Sara Fantini che ce l’ha fatta per quella del martello con l’ottava, mentre Simonelli si è guadagnato la semifinale dei 110 ostacoli in grande scioltezza con un 13”27 che dice tutto. Ai ripescaggi Dalia Kaddari a Anna Bongiorni nei 200, Rebecca Sartori, Ayomide Folorunso e Alice Muraro nei 400 ostacoli: con queste nuove regole non sappiamo mai dove inizi la cattiva prestazione o il mollare in attesa del recupero.

La splendida settimana di tennis olimpico si è chiusa in maniera memorabile per tutti gli appassionati del mondo, con la clamorosa vittoria di Novak Djokovic in finale su Carlos Alcaraz: un doppio 7-6 che non rende l’idea della tensione e della qualità che si sono viste al Roland Garros per un match che potrebbe essere ricordato come uno dei più importanti nella storia del tennis. Clamorosa vittoria? Domanda che ha cittadinanza per chi segue occasionalmente questo sport, visto che stiamo parlando del numero 2 del mondo che ha battuto il numero 3. Ma i rapporti di forza reali sono ormai cambiati ed Alcaraz ha dato costantemente l’idea di essere più forte: e del resto poche settimane fa aveva quasi umiliato Djokovic, nella finale di Wimbledon, e sulla terra non sembrava battibile dal serbo, meno che mai in una grande finale visto che finora ha vinto tutte quelle disputate (di cui due con Djokovic). Ma l'eroe della Serbia, ben consapevole di questo ruolo, è rimasto attaccato alla partita cercando appena possibile gli angoli e la precisione, con discese a rete a spezzare il ritmo dell'avversario, non potendo metterla su altri piani visto che Alcaraz vinceva sia i braccio di ferro sia le situazioni di puro tocco. Djokovic ha così raggiunto a 37 anni la vittoria che per lui, nonostante i 24 Slam già conquistati, era diventata un’ossessione, a riprova che in un tennis inflazionato l’oro olimpico è diventato importantissimo (come sottolineato anche dalle lacrime finali di Alcaraz). Adesso fra le mille cose può dire anche di avere realizzato il Career Golden Slam, cioè aver vinto almento una volta i quattro tornei dello Slam e l’oro olimpico. Impresa nel singolare maschile riuscita soltanto ad Agassi e Nadal, ma non ad esempio a Federer e ad altri grandissimi dal 1988 in poi, quando il tennis è tornato ai Giochi dalla porta principale. Le lacrime di un Djokovic tremante, cioè il più grande tennista di tutti i tempi con un patrimonio di almeno 300 milioni di dollari, dicono tutto di cosa siano le Olimpiadi. La retorica olimpica è vuota, certi valori no.

Valori che hanno spinto Sara Errani a realizzare anche lei il suo Career Golden Slam, sia pure in doppio. Lei e la Paolini partivano favorite nella finale contro Andreeva e Shneider, le classiche ottime singolariste messe insieme per il torneo olimpico, ma la tensione di fronte all'appuntamento della vita le ha bloccate e così la partita si è risolta nella maniera più drammatica, al super tie-break, con scambi lunghissimi che hanno favorito le più tattiche ed intelligenti, tennisticamente, italiane, pazienti nel giocare incrociato e a cambiare al momento giusto, mascherando i propri limiti di statura e potenza. Oro della vita per la Errani, che di Slam in doppio ne ha vinti 5 (insieme a Rioberta Vinci), e a maggior ragione per la Paolini che corona questo straordinario 2024 con una grande finale vinta che in parte, ma soltanto in parte, le farà dimenticare quelle del Roland Garros vero e di Wimbledon, soprattutto quella di Wimbledon dove l’appuntamento con la storia era ad un passo. Primo oro italiano nella storia del tennis olimpico e conferma di un movimento forte con prime, seconde e terze linee. Non soltanto Sinnermania, ma un fenomeno (che è Sinner, qualcuno si dimentica che è il numero 1 del mondo e che vincerà diversi Slam negli anni a venire) che ha dietro tanti giocatori e giocatrici diversi, capaci di esaltarsi ad alto livello in situazioni diverse.

L’Italia può esultare per Errani e Paolini, ma non sa mai come comportarsi con le medaglie della scherma, soprattutto quelle delle gare a squadre, dove si parte dai quarti di finale. L’argento nel fioretto non è certo una delusione, perché il Giappone era la squadra leader nel ranking, ma il modo in cui è arrivato è stato un po’ così, con diverse prestazioni sotto i propri standard, in particolare quella di Marini, mentre Macchi si è difeso discretamente e Bianchi ha fatto anche qualcosa in più prima di essere sostituito da Foconi. Così dicono gli addetti ai lavori, non ci improvvisiamo tecnici della scherma ma registriamo che l’Italia, la cui spedizione sembra a prima vista fallimentare, battendo il Giappone sarebbe diventata la prima nazione del mondo nel medagliere. Il livello medio è quindi buonissimo, a Parigi sono mancate le punte.

Cosa dire dell'argento di Paltrinieri nei 1500 stile libero? Dopo il bronzo degli 800 ed in attesa del nuoto in acque libere chissà dove e chissà come, Paltrinieri ha tirato fuori un'altra prestazione da urlo, ingaggiando una battaglia di intensità enorme con Finke, che di fatto ha spinto verso il nuovo record del mondo. L'Italia nonostante diverse mezze delusioni chiude da sesta potenza mondiale del nuoto con 2 ori (Martineghi e Ceccon), un argento (Paltrinieri) e due bronzi (Paltrinieri e la 4x100 stile libero).

Dopo quello dell’Italia di De Giorgi, definito il quarto di finale dell’Italia di Velasco, che nell’ultima partita del girone ha davvero impressionato contro la Turchia campione d’Europa, allenata da Daniele Santarelli, il campione di tutto (anche del mondo con la Serbia, senza dimenticare ciò che ha fatto a Conegliano), costretta a tanti aggiustamenti durante la partita, tutti vani contro un’Italia che finora non ha mostrato punti deboli e con Velasco bravo a fare da parafulmini mediatico anche nell’era dei social network. Male trovare la Serbia, pur essendo una Serbia che ha perso qualche colpo.

L’Italia non è rappresentata al torneo di pallacanestro maschile, se non da qualche vecchia e nuova conoscenza della Serie A, primo fra tutti Sergio Scariolo che ha presentato una delle peggiori versioni della Spagna, in tanti anni sotto la sua guida tecnica: quarta ed eliminata già nel girone, nonostante il ritorno di Lorenzo Brown. Una tendenza inaugurata al Mondiale dell’anno scorso e nascosta dal facile preolimpico (con tutto il rispetto per le Bahamas di Deandre Ayton e Buddy Hield) di Valencia, una tendenza strana perché è vero che della generazione dorata rimangono solo i resti (Rudy e Llull), ma il roster è comunque molto buono fra giocatori NBA o da alta Eurolega: situazione davvero diversa da quella che si trova a gestire Pozzecco. Curioso che insieme alla Spagna e a un modesto Porto Rico siano state eliminate due squadre che a tratti hanno entusiasmato, come il Giappone, a un niente dal battere la Francia, ed il Sud Sudan. Comunque il sorteggio dei quarti partendo dalle quattro minifasce ha generato questo tabellone: Germania-Grecia, Francia-Canada, Serbia-Australia e USA-Brasile. Per quanto visto finora semifinali Germania-Canada e Serbia-USA, con finale USA-Canada e passerella finale di LeBron James. Chi può battere gli USA? Non il Brasile, anche se Caboclo sta disputando un torneo pazzesco, non crediamo nemmeno il Canada in finale vista la comune mentalità NBA fra le due squadre. Forse solo una Serbia in missione.

stefano@indiscreto.net

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