Sinner come Panatta, numero 4 del mondo

Battendo Alcaraz a Pechino il tennista italiano eguaglierà il vincitore del Roland Garros 1976 e la Schiavone 2011. Ma la sua scalata sembra tutt'altro che finita...

Sinner come Panatta, numero 4 del mondo
© Getty Images

Stefano OlivariStefano Olivari

Pubblicato il 3 ottobre 2023, 20:40

Jannik Sinner battendo Carlos Alcaraz nella semifinale di Pechino è diventato il tennista numero 4 del mondo. Fa impressione dirlo, perché nessun italiano era arrivato così in alto dal magico 1976 di Adriano Panatta, che diventò appunto numero 4 del ranking ATP dopo aver vinto gli Internazionali d’Italia al Foro Italico e il Roland Garros (anzi un po' dopo, il 24 agosto), e fra le donne dal 2011 di Francesca Schiavone, anche lei vincitrice a Parigi (l'anno prima), dopo i quarti di finale raggiunti agli Australian Open. Andando al tennis di prima del computer, cioè del 1973, quindi con le classifiche stilate in maniera arbitraria da giornalisti ed esperti (non a caso ce n’erano tantissime, fra le più autorevoli quella di Rino Tommasi), migliore è stato soltanto Nicola Pietrangeli alla posizione numero 3 nel 1959, anno in cui vinse il primo dei suoi 2 Roland Garros.

Questa è storia ma anche attualità, perché con l'impresa cinese il ventiduenne azzurro adesso tornerà ad essere considerato... azzurro dopo che in occasione della Coppa Davis a Bologna era stato trattato come un traditore della patria, con toni mai riservati nemmeno ai traditori veri ed in campi più decisivi rispetto a quello di tennis. Impresa compiuta oltretutto battendo Alcaraz con tutti i pronostici contro, visto che lo spagnolo era sembrato in forma clamorosa contro Musetti negli ottavi e contro Ruud nei quarti. Non un exploit isolato, perché Sinner contro l’attuale numero 2 ed ex numero 1 del mondo ha sempre disputato grandi partite ed infatti adesso il bilancio delle 7 sfide dice che 4 le ha vinte Sinner. Nel 2022 gli incroci più famosi, negli ottavi a Wimbledon (vinse Sinner) e nei quarti agli US Open (Alcaraz in 5 set annullando un matchpoint per Sinner). Ma nel prossimo decennio ci saranno altre occasioni per aggiornare la statistica fra due giocatori con stili di gioco molto diversi: il fatto che Sinner abbia, ad altissimo livello, più margini di miglioramento non significa che migliorerà, ma certo lui ci sta credendo ed è anche per questo che come personaggio è trascinante anche senza bisogno di dichiarazioni di guerra e pose bullistiche.

Nella finale di Pechino Sinner troverà invece il suo avversario più temuto, cioè Daniil Medvedev, che l’ha sempre battuto (6 volte su 6, l’ultima in primavera a Miami) ma questa sarà un’altra storia. Quella finora scritta è la storia di un campione che nei quarti contro Dimitrov era stato sull’orlo del ritiro ma che in ogni occasione riesce a dare il massimo di ciò che ha: prima si diceva che perdesse soltanto contro quelli ingiocabili, ma adesso fra gli ingiocabili c’è anche lui e da sfavorito parte soltanto contro Djokovic e Medvedev. Al di là delle statistiche è chiaro che vincere un torneo dello Slam (al massimo Sinner è arrivato in semifinale, è accaduto all'ultimo Wimbledon) vale molto di più che essere numero 4 del mondo o protagonista in Coppa Davis, tanto per tornare a discorsi anacronistici. Tempo, capacità, voglia, testa: per arrivarci a Sinner non manca alcuno dei quattro requisiti. 

stefano@indiscreto.net

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