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Ferrari e la prima vittoria alla 24 Ore di Le Mans© Ferrari

Ferrari e la prima vittoria alla 24 Ore di Le Mans

Dopo cinquant'anni di assenza la Ferrari torna a disputare la 24 Ore di Le Mans dopo averla già conquistata in ben nove occasioni, tra le quali spicca la vittoria conseguita al debutto nel 1949

09.06.2023 ( Aggiornata il 09.06.2023 21:31 )

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Una prima fila dal sapore storico. La Ferrari celebra il ritorno alla 24 Ore di Le Mans (da cui mancava dal 1973, quando concluse la gara al secondo posto con l’equipaggio costituito da Arturo Merzario e dal brasiliano Carlos Pace) nell’edizione del Centenario conquistando non solo la pole position con tanto di nuovo record per le Hypercar (3’22”982) grazie ad Antonio Fuoco, ma addirittura l'intera prima fila grazie al secondo tempo di Alessandro Pier Guidi, staccato di 773 millesimi.

Un risultato speciale, quello ad opera delle Ferrari 499P dirette da Antonello Coletta in quella che da sempre rappresenta la gara più iconica del Mondiale Endurance. Nata nel 1923 su un circuito simile a quello che aveva ospitato nel 1921 il Gp di Francia, da sempre l’obiettivo della 24 Ore di Le Mans è stato quello di mettere alla prova la resistenza fisica di uomini e mezzi su una distanza temporale piuttosto lunga. Tantissimi i piloti così come le squadre che in questi 100 anni si sono cimentati nella più celebre gara di durata al mondo, disputata sul Circuit de la Sarthe, e tra queste non poteva non essere presente la Ferrari, capace di vincere la 24 Ore di Le Mans addirittura all’esordio nel 1949.

Ferrari e la partecipazione a Le Mans

Dopo le vittorie ottenute da Alfa Romeo nel triennio 1932-1934 con alcune squadre private (nel 1932 con la Raymond Sommer e con al volante Raymond Sommer e Luigi Chinetti, nel 1933 con la Scuderia Tazio Nuvolari, con al volante Raymond Sommer e Tazio Nuvolari, e nel 1934 con la Luigi Chinetti/Philippe Étancellin con entrambi i piloti al volante), nel 1949 è la volta della Ferrari (nata nel 1947 a Maranello) fare il suo debutto nella 24 Ore di Le Mans. Inizialmente con delle squadre private, in attesa che poi dal 1952 arrivi la sua squadra ufficiale.
Quella del 1949 è una sorta di ripartenza della 24 Ore di Le Mans, dopo che dal 1940 al 1948 la corsa era stata interrotta in seguito allo scoppio della seconda guerra mondiale e al bombardamento del circuito francese, ristrutturato una volta finita la guerra con la ricostruzione di box e strutture di accoglienza, con i lavori che si concludono nel Febbraio 1949, giusto in tempo per effettuare la corsa (in programma dal 25 al 26 Giugno).

La Ferrari, come detto, decide di schierare due equipaggi privati (appoggiati ovviamente dalla scuderia di Maranello) non avendo ancora una propria squadra ufficiale: il Team Peter Mitchell-Thomson che schiera con il numero 22 la Ferrari 166 MM con cui Carmine Biondetti si era aggiudicato la Mille Miglia quell'anno, e il Team J.A Plisson, che schiera con il numero 23 la Ferrari 166 MM con cui Piero Taruffi aveva partecipato alle Mille Miglia, e che Pierre-Louis Dreyfus aveva acquistato una volta conclusasi la Mille Miglia.
Al volante della Ferrari 166MM numero 22 di proprietà del Team Peter Mitchell-Thomson troviamo lo stesso Mitchell-Thomson (noto anche come Lord Seldson), e il due volte vincitore della 24 Ore di Le Mans (1932 e 1934 con Alfa Romeo) Luigi Chinetti, che peraltro Enzo Ferrari aveva conosciuto in Alfa Romeo nella sua esperienza di pilota, prima di fondare nel 1929 la Scuderia Ferrari. Al volante della Ferrari 166 MM numero 23 di proprietà di Pierre-Louis Dreyfus troviamo lo stesso Dreyfus e il connazionale Jean Lucas.

Se questo equipaggio si vee tagliato ben presto fuori dalla vittoria a causa di un’uscita di strada ad opera di Dreyfus (che segue il danneggiamento della macchina nelle prove del venerdì ad opera di Lucas), quello formato da Lord Seldson e da Luigi Chinetti avrà maggior fortuna andando addirittura a vincere la 24 Ore di Le Mans, grazie a una vera e propria gara in solitaria di Chinetti, costretto a guidare per più di 22 ore e mezzo a causa del malore che colpì Lord Seldson, salito in macchina alle 4:30 di mattino, e costretto a tornare ai box per chiedere il cambio pilota circa 72 minuti dopo.

Come apprendiamo da un articolo dell’epoca, a fare la differenza sarà la gestione della gara da parte di Chinetti. Siccome la Ferrari viaggia con una precisa tabella chilometrica, nelle prime fasi il celebre corridore originario di Jerago con Orago lascerà sfogare i concorrenti (tra i quali oltre alla Ferrari 166MM di Dreyfus spicca anche la Delahaye 175S guidata dal duo francese Chaboud-Pozzi) per non affaticare il proprio mezzo, per poi all’inizio della sesta ora prima risalire in seconda posizione, con un gap di 15 secondi da recuperare nei confronti del leader della gara, il francese Paul Vallé, che Chinetti poi riuscirà a superare poco dopo, andando così a guadagnare la testa della classifica, che il pilota di origini lombarde (divenuto cittadino statunitense dal 1946) non abbandonerà più fino al traguardo, aggiudicandosi la 24 Ore di Le Mans con un giro di vantaggio nei confronti della Delage D6S-3L guidata del duo costituito dal francese Henri Loveau e dallo spagnolo Juan Lover, e con undici giri di vantaggio sulla Frazer Nash del duo britannico Aldington e Culpan.

Così la British Pathè (con il presente filmato senza audio) sintetizzò la 24 Ore di Le Mans 1949, con la vittoria della Ferrari di Luigi Chinetti

Chinetti manterrà un rapporto speciale con Ferrari, al punto che non solo parteciperà come pilota fino al 1953 alla 24 Ore di Le Mans con una propria squadra privata (la Luigi Chinetti) schierando delle macchine made in Maranello (basti pensare alla Ferrari 195 S Barchetta nel 1950, alla Ferrari 340 America Barchetta nel 1951 e nel 1952, e alla Ferrari 340 MM Vignale), ma una volta ritiratosi agonisticamente al termine della stagione 1953, aprirà il primo concessionario ufficiale Ferrari negli States, arrivando poi a fondare nel 1958 la scuderia automobilistica NART (North American Racing Team) che utilizzerà delle vetture Ferrari, con cui nel 1965 Chinetti si aggiudicherà la 24 Ore di Le Mans, grazie al talento dell’equipaggio formato dall'austriaco Jochen Rindt e dall'americano Masten Gregory.

Dopo quella vittoria ottenuta all’esordio alla 24 Ore di Le Mans nel 1949, Ferrari si aggiudicherà la celebre gara di durata francese in ben altre otto occasioni: nel 1954 con la Ferrari 375 Plus guidata dall’argentino Jose Froilan Gonzalez e dal francese Maurice Trintignant, nel 1958 con la Ferrari 250 TR58 guidata dal belga Olivier Gendebien e dall’americano Phil Hill, nel 1960 con la Ferrari 250 TR 59/60 con l’equipaggio interamente belga costituito dal già citato Oliver Gendebien e da Paul Frére, nel 1961 e nel 1962 rispettivamente con la Ferrari 250 TRI/61 e con la Ferrari 330 TRI/LMSpyder guidate da Oliver Gendebien e da Phil Hill, nel 1963 con la Ferrari 250 P guidata da Ludovico Scarfiotti e da Lorenzo Bandini, nel 1964 con la Ferrari 275P guidata dal francese Jean Guichet e da Nino Vaccarella, e infine nel 1965 tramite il team privato NART di Luigi Chinetti con una Ferrari 250 LM guidata dall’austriaco Jochen Rindt e dall’americano Masten Gregory.

Dopo aver annunciato l’addio alla 24 Ore di Le Mans dopo l’edizione 1973 per concentrare tutti gli sforzi economici sulla scuderia di Formula 1, nel Febbraio 2021 la Ferrari guidata da John Elkann ha ufficializzato l’intenzione di tornare a disputare il Mondiale Endurance a partire dal 2023 con una propria hypercar. Cosa alla fine realizzatasi, con la Rossa che nelle prime gare di campionato è andata regolarmente sul podio conquistando il terzo posto nella 1000 Miglia di Sebring e il secondo posto nella 6 Ore di Portimao con l’equipaggio costituito dall’italiano Antonio Fuoco, dallo spagnolo Miguel Molina e dal danese Nicklas Nielsen, e infine il terzo posto nella 6 Ore di Spa con l’equipaggio formato dal britannico James Calado e dagli italiani Antonio Giovinazzi e da Alessandro Pier Guidi.

© Ferrari Hypercar via Twitter

Alle due Rosse numero 50 e 51 il compito di riportare la Ferrari sul gradino più alto del podio a Le Mans, in modo da poter riallacciare nell’anno in cui la celebre gara di durata francese festeggia i suoi 100 anni i fili di una bellissima avventura, iniziata nel 1949 nel segno di Luigi Chinetti. Se ci riuscirà o meno, sarà solo la pista a dirlo.

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