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Australian Open 2023, il trionfo di Djokovic© Getty Images

Australian Open 2023, il trionfo di Djokovic

Il fenomeno serbo ha vinto a Melbourne battendo in finale Tsitsipas ed eguagliando i 22 Slam di Nadal. Con tutto il mondo del tennis a sognare la loro sfida stellare al Roland Garros... 

Stefano Olivari

29.01.2023 ( Aggiornata il 29.01.2023 21:39 )

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L’Australian Open 2023 vinto da Novak Djokovic è stata l’impresa più grande nella carriera del serbo, come ha detto lui stesso a caldo. Non perché fosse il decimo trionfo a Melbourne (il primo nel 2008...), il ventiduesimo in un torneo dello Slam (eguagliato Nadal, Federer ovviamente rimarrà a quota 20), il successo che gli consentirà di tornare numero 1 del mondo e tutto il resto, anche se sarebbero tutti buoni motivi. Ma perché Djokovic è arrivato fino in fondo ad un torneo da cui quasi tutti i giocatori, parola del suo insultatissimo coach Goran Ivanisevic, si sarebbero ritirati dopo aver visto l’esito della risonanza magnetica per il suo problema muscolare.

Djokovic ha 35 anni e mezzo e molto raramente in carriera è stato infortunato, e ancora meno ha giocato da semi-infortunato come qualche volta ad esempio ha dovuto fare Nadal. La cura maniacale del fisico, ma anche un modo di giocare diverso rispetto a Nadal, gli hanno permesso di artrivare a questa età in ottime condizioni e quindi quanto ha superato a Melbourne è stato un ostacolo quasi del tutto nuovo. Un ostacolo superato alla grande, usando il massimo della concentrazione per non farsi risucchiare in lunghe battaglie: in 7 partite alla fine ha perso soltanto un set, al secondo turno contro Couacaud. L’impresa è stata poi facilitata da un tabellone in cui il lavoro sporco per Djokovic l’hanno fatto altri, togliendogli di mezzo prima del tempo Ruud, Auger Aliassime, Fritz, Berrettini, Sinner…. Sulla strada per la finale il serbo ha quindi affrontato un solo giocatore top, Rublev, che non gli ha preso nemmeno la targa. Il concetto di 'buon tabellone' è quindi sempre relativo, visto che sarebbe stato un buon tabellone anche per Berrettini. 

All’ultimo atto Djokovic ha controllato uno Tsitsipas caricatissimo ma che non è mai riuscito a dargli fastidio nel palleggio, che non ha quasi mai fatto i suoi soliti game facili al servizio (anche perché Djokovic ha risposto con continuità) e che nel secondo e terzo set ha costretto l’avversario al tie break prendendosi molti rischi e buttando via anche qualche buona situazione, soprattutto a rete. Insomma, il 6-3 7-6 7-6 finale non dice tuttu perché Tsitsipas ha allungato il match giocando al 100% e anche un po' fuori dai sui schemi, mentre Djokovic ha fatto il suo anche se in alcuni frangenti con grande nervosismo. Significativo il numero dei vincenti, 36 di Djokovic contro i 40 di Tsitsipas, a fronte degli errori non forzati, 22 per il serbo e 42 per il greco: in sostanza Djokovic come attaccante vale Tsitsipas pur senza forzare quasi mai, e come difensore, be', c'è partita soltanto con un Nadal di lusso. 

Certo l’infortunio era stato più un problema (forse) nei turni precedenti, ma il senso della storia non gli manca. E nelle lacrime finali c'era anche la rabbia per la vicenda australiana dell'anno scorso, quando gli organizzatori del torneo gli fecero fare una figuraccia mondiale (per non dire del carcere), senza dimenticare Wimbledon che non diede punti ATP a causa dell'esclusione di russi e bielorussi e gli US Open che lo respinsero (ma almeno in maniera chiara) per il rifiuto di vaccinarsi. Ed è per questo che avrà accolto con soddisfazione la notizia che Nadal dovrebbe rientrare a Monte Carlo, a inizio aprile, in modo da prepararsi adeguatamente a quel Roland Garros che sia per lui sia per Djokovic è diventato questione di vita o morte. Tsitsipas a 24 anni è il più forte dei forti, ma due fenomeni su tre sono ancora vivi. Djokjovic vivissimo. 

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