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L'oro di Crippa e l'Italia di una volta© Getty Images

L'oro di Crippa e l'Italia di una volta

La terza vittoria azzurra agli Europei di Monaco è arrivata nei 10000 metri e a livello di medaglie il bilancio complessivo è inferiore soltanto a quello di Spalato 1990...

Stefano Olivari

22.08.2022 ( Aggiornata il 22.08.2022 17:16 )

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La terza medaglia d’oro dell’atletica italiana agli Europei di Monaco è arrivata nella giornata, anzi serata, finale, grazie a Yeman Crippa che ha vinto i 10000 metri ottenendo così il risultato più importante della sua carriera. Un oro pesante, come lo sono stati quelli di Jacobs e Tamberi, con tutto il rispetto per specialità dove la concorrenza è minore e ricordando con dispiacere che i 10000 metri sono sempre più schiacciati dallo strapotere finanziario e organizzativo delle corse su strada. Oro europeo nei 10000 significa che il Crippa 2022 ha eguagliato l’Alberto Cova di Atene 1982, il suo presidente federale Stefano Mei a Stoccarda 1986 e il Salvatore Antibo di Spalato 1990. Certo Cova e Antibo correvano per le medaglie anche a livello olimpico, ma Crippa è ancora in crescita ed ha le ambizioni giuste, come le ha lo splendido Pietro Riva che ha chiuso quinto con il suo primato personale, 27’50”41.

Una gara molto tattica, che si è trascinata fra varie schermaglie, ma con Crippa sempre nelle prime posizioni, fino a due chilometri dalla fine, quando il norvegese (in realtà eritreo) Mezngi ha sorpreso tutti con un allungo sottovalutato dagli inseguitori, fino all’ultimo giro quando Crippa è partito ai 200 metri a velocità impressionante, risucchiando un Mezngi che però è riuscito a difendere l’argento dall’attacco del francese Schrub, bronzo davanti al connazionale Gressier e a Riva. Il tempo di Crippa, 27’46”13, ovviamente racconta poco di una gara del genere, ma nelle grandi competizioni conta soltanto ottenere il miglior piazzamento possibile, senza fare gli schizzinosi su tempi e misure. Certo nei 10000 l’Europa è lontana dal resto del mondo, diversamente dai 100 e dal salto in alto, ma il segnale lanciato da Crippa è comunque fortissimo ed il mezzofondo azzurro esce da questi Europei con tanta fiducia in più pensando alle medaglie di nelle siepi (argento di Abdelwahed e bronzo di Osama Zoghlami), al bronzo di Crippa nei 5000, al quarto posto di Pietro Arese nei 1500, alle finali di Barontini negli 800, della Sabbatini e della Cavalli nei 1500, della Battocletti nei 5000.

Il programma è stato chiuso dalla 4x100 femminile, con l’Italia di Zaynab Dosso, Dalia Kaddari, Anna Bongiorni e Alessia Pavese ha ottenuto un bronzo storico, aggettivo non abusato perché la staffetta delle donne italiane non vinceva una medaglia europea del 1954, dietro a Germania e Polonia. L’Italia ha chiuso così con 11 medaglie, di cui 3 d’oro, un risultato eccellente che è secondo soltanto alle 12 medaglie di Spalato 1990, anche se un confronto soltanto numerico è impossibile visto che nel 1990 gli Europei avevano un peso maggiore (non fosse altro che per il loro essere quadriennali) e che esistevano ancora Germania Est ed Unione Sovietica. Comunque dopo i cinque capolavori delle Olimpiadi di Tokyo ed il paraziale ridimensionamento dei Mondiali in Oregon, la prova che l’Italia dell’atletica è vivissima. Di più: è la terza potenza d'Europa, contando i piazzamenti dal primo all'ottavo posto e non soltanto le medaglie che possono anche essere exploit individuali. L'Italia di una volta, almeno per quanto riguarda la regina degli sport, che a Tokyo aveva chiuso un decennio tragico e che adesso è ripartita.

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