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Berrettini come Pietrangeli© Getty Images

Berrettini come Pietrangeli

A Wimbledon l'italiano numero 9 del mondo battendo Auger-Aliassime si è qualificato per le semifinali del torneo più prestigioso del mondo. Dove non troverà Federer, ma Hurkacz...

Stefano Olivari

07.07.2021 ( Aggiornata il 07.07.2021 22:09 )

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Matteo Berrettini in semifinale a Wimbledon, fa davvero impressione dirlo. E non certo perché a questo livello il tennista romano sia un intruso, visto che si tratta del numero 9 del mondo, che è già stato in semifinale agli US Open e che è freschissimo vincitore al Queen's. La partita contro l'amico, quasi-cognato e a volte compagno d'allenamento Auger-Aliassime è stata per molti versi brutta, sporca e cattiva, anche se nel primo set Berrettini sembrava volare, ma è proprio vincendo i match che si devono vincere da favoriti che si costruisce una grande carriera. E venerdì in semifinale non ci sarà Roger Federer, crollato di fronte a Hurkacz ma soprattutto al tempo che passa.

In altre parole, dopo questo 6-3, 5-7, 7-5, 6-3, Berrettini può realisticamente diventare il primo italiano in finale a Wimbledon, ma già adesso è il migliore di sempre in questo torneo insieme a Nicola Pietrangeli, che nel 1960 conquistò la semifinale, perdendola al quinto set contro un ventiduenne Rod Laver. Si trattava di un tennis dimezzato dal professionismo che toglieva dal circuito i migliori, o meglio, dal finto dilettantismo che impediva ai migliori di partecipare ai tornei più famosi. Ma tutto va misurato con il metro dell'epoca, resistendo alla tentazione di dire che prima del 1968, inizio dell'era Open, non sia esistito il tennis.

Per arrivare a Laver, non a Hurkacz, Pietrangeli batté Budge Patty, anziano ma ex vincitore a Wimbledon, il futuro finalista a Wimbledon e futuro italiano Martin Mulligan, l'uomo Davis britannico Bobby Wilson e gli statunitensi Frost e Bucholz, quest'ultimo un top player dell'epoca. Berrettini invece è arrivato alla semifinale di Wimbledon battendo il terraiolo Guido Pella, numero 59 del mondo, il numero 139 Van de Zandschulp, il numero 64 Bedene, il numero 79 Ivashka e appunto Auger-Aliassime, numero 19 ma nemmeno ventunenne e con un futuro fra i primi dieci. E adesso il polacco Hurkacz, numero 16 del mondo dal tennis adattissimo a Wimbledon, che ad inizio aprile nella finale di Miami sorprese Jannik Sinner. Giocatore d'attacco, con alti e bassi, che la partita monumentale l'ha fatta negli ottavi contro Medvedev. 

Al netto dei meriti di Berrettini, si è trattato di un buonissimo tabellone anche perché l'ottavo di finale teorico sarebbe stato con Ruud, certo non un artista dell'erba. E lo stesso Zverev, numero 6 del mondo ed eliminato da Auger-Aliassime, a Wimbledon non è mai andato oltre gli ottavi. Matteo Berrettini è comunque entrato nella storia, come Pietrangeli e come avrebbe potuto fare Adriano Panatta se nel 1979 non avesse perso nei quarti contro Du Pré, buon giocatore ma non all'altezza del miglior Panatta. Che sognava una finale con Borg, mentre Berrettini ne può sognare una con Djokovic, in una domenica londinese che per lo sport italiano potrebbe essere pazzesca. 

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