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Campioni che devono ringraziare Arnold Palmer

Campioni che devono ringraziare Arnold Palmer

Redazione

27.09.2016 ( Aggiornata il 27.09.2016 10:13 )

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La morte alla giusta età di 87 anni di Arnold Palmer può essere il pretesto per ricordare le imprese sul campo di uno dei più grandi golfisti di tutti i tempi, ma non c'è dubbio che la sua importanza nella storia dello sport si sia manifestata soprattutto fuori dal campo. Sì, perché Palmer è stato il primo campione dello sport ad essere davvero imprenditore di se stesso, cosa che ai suoi tempi non era possibile nemmeno nelle discipline individuali. Tutte le icone dello sport arrivate dopo di lui, da Bjorn Borg a Michael Jordan, ma anche migliaia di mezze figure, dovrebbero osservare un minuto di raccoglimento in ricordo dell'uomo che ha inventato il marketing sportivo. Quasi senza volerlo, visto che sulle prime aveva considerato quel Mark McCormack uno scocciatore, con l'aggravante di essere un golfista dilettante: che bisogno c'era nel 1958 di un agente che rappresentasse i tuoi interessi? Andavi ai tornei, premevi i premi decisi dagli organizzatori e te ne tornavi a casa, magari mangiando gratis al ristorante in cambio di una foto ricordo. Palmer poi nemmeno si occupava di questa amministrazione minima, che delegava alla moglie, così come i modesti accordi per l'utilizzo del materiale tecnico. McCormack usò argomenti molto persuasivi: non i soldi perché Palmer non ne aveva bisogno e comunque i grandi guadagni all'epoca erano soltanto teoria, non un contratto perché Palmer voleva essere libero (e infatti l'accordo fu sancito soltanto da una stretta di mano), ma una semplice considerazione che fece scattare l'orgoglio del campione. Palmer era il golfista più forte del mondo, ma nessuno fuori dal suo ambiente lo conosceva: McCormack gli disse che in pochi anni sarebbe diventato un brand a prescindere dal golf, un valore in sé. Non il golfista che ha vinto gli ultimi U.S. Open, ma semplicemente Arnold Palmer. Il resto è storia, dalla miriade di spot girati da Palmer all'utilizzo della sua firma per i prodotti più diversi, unita alla progettazione di almeno 300 campi da golf in tutto il mondo. Forbes calcola che Palmer, pur essendo stato il numero uno del suo sport in decenni meno ricchi di quello attuale, da quella stretta di mano con McCormack abbia guadagnato quasi 900 milioni di dollari, tutto compreso soltanto Jordan e Tiger Woods hanno fatto meglio. L'intuizione di McCormack fu quella di trattare il campione come un'azienda, ragionando anche in prospettiva e senza raccattare soldi ovunque nel breve periodo: per questo Palmer e tanti altri venuti dopo di lui hanno continuato ad essere testimonial ambitissimi anche decenni dopo la fine della carriera agonistica. Dal rapporto Palmer-Mc Cormack sarebbe poi nata la IMG (International management Group), gigante del marketing sportivo mondiale, che avrebbe cambiato per sempre le regole del gioco dando ai protagonisti non soltanto i soldi, che in proporzione erano buoni anche nel 'vecchio' mondo, ma una parte del potere. Twitter @StefanoOlivari

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