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Tamberi e il poco oro di Portland

Tamberi e il poco oro di Portland

Redazione

17.03.2016 ( Aggiornata il 17.03.2016 10:20 )

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La diciassettesima edizione dei Mondiali indoor di atletica testimonia dell'universalità della regina degli sport, 148 le nazioni rappresentate, ma anche della marginalità di un movimento come quello italiano che nell'anno olimpico è riuscito a portare a Portland soltanto 5 atleti: minimo storico, anche se almeno uno dei cinque azzurri, Gianmarco Tamberi, ha il potenziale per la medaglia d'oro superando anche Barshim. Una buona figura, sempre nell'alto, la possono fare anche Marco Fassinotti e Alessia Trost, mentre Gloria Hooper nei 60 e Chiara Rosa nel peso non dovrebbero andare oltre l'atto di presenza. Va detto che l'accoppiata Oregon-Nike ha stimolato la partecipazione di molte stelle, con le più attese che sono senza dubbio Dafne Schippers nella velocità e l'idolo di casa Ashton Eaton nell'eptathlon (nel mondo indoor c'è ovviamente una versione ridotta delle prove multiple), oltre allo stakanovista Lavillenie, ma questo non toglie che un primo bilancio della stagione italiana si potrà fare soltanto dopo gli Europei, anzi Europeini, all'aperto di Amsterdam di inizio luglio, a un mese dall'appuntamento che fa entrare nella storia. A meno che nei prossimi tre mesi esplodano fenomeni o che qualche infortunato cronico (pensiamo alla Del Buono nei 1500) guarisca, la situazione a livello internazionale è tragica e ai saltatori in alto aggiungeremmo soltanto il quarantenne Donato e lo stagionato Schembri nel triplo come speranze di esistere all'interno dello stadio. Fuori, fra le maratonete, le marciatrici e il mistero buffo (più buffo di tutti è il suo allenatore Donati, di recente messo nella giusta prospettiva dalla WADA) Schwazer, va un po' meglio, ma il punto non risiede in una medaglia in più o in meno, bensì in un movimento con una base troppo esigua, con i 'nuovi italiani' che hanno colonizzato certi settori, pensiamo al mezzofondo maschile, ma il cui livello medio è inferiore agli italiani di trenta anni fa. Il resto lo fanno i gruppi militari, stipendifici governati da ufficiali che nemmeno sanno dove si trovino i propri sottoposti: il caso Wherabouts, con imminentissimi nuovi sviluppi, si può leggere così più che come quella vicenda di doping che non è. Il nostro alibi sono comunque i risultati. Ma comunque chi ama l'atletica non ha bisogno del doping del tifo e con questi Mondiali si divertirà senz'altro.

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