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Coppa Davis, la passeggiata dell'Italia senza giovani

Coppa Davis, la passeggiata dell'Italia senza giovani

Redazione

02.03.2016 ( Aggiornata il 02.03.2016 11:26 )

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La Coppa Davis non è più da anni il principale indicatore dello stato di salute di un movimento tennistico, diversamente si dovrebbe dire che dopo la vittoria nel prossimo fine settimana a Pesaro l'Italia sarà messa molto meglio della Svizzera negli ottavi di finale di una manifestazione che abbiamo vinto una volta soltanto, nel 1976 di Panatta-Barazzutti-Bertolucci-Zugarelli. Svizzera che si presenterà senza Roger Federer e Stan Wawrinka, contro una squadra azzurra che invece dovrà fare a meno dell'infortunato Fabio Fognini (a proposito: annunciata la data del matrimonio con Flavia Pennetta, l'11 giugno a Ostuni) ma che insieme all'esordiente Cecchinato schiera le certezze Seppi, Lorenzi e Bolelli. Tutto più che sufficiente per battere Chiudinelli e Laaksonen, lasciati al loro destino da un Federer reduce dall'operazione al menisco (ma aveva già da mesi deciso per il no alla convocazione) e da un Wawrinka che ha pensato di aver già dato a sufficienza alla patria e ha scelto i soldi di un'esibizione. L'interesse è giusto per la strategia di Barazzutti, se cioè in singolare insieme a Seppi schiererà il più regolare Lorenzi o un Bolelli che ha più margini ma che quest'anno raramente ha giocato bene. Ci fosse da sperare nel miracolo contro Federer la scelta sarebbe stata senz'altro Bolelli, ma in questa situazione magari è meglio puntare su Lorenzi. Il doppio sarà Seppi-Bolelli, per un risultato finale che realisticamente dovrebbe essere 4-1. Ma questa è cronaca, forse fin troppo anticipata, la storia dice invece che la Davis non è ritenuta dai tennisti un valore in sé come è invece, per dire, Wimbledon, ma un treno su cui salire a seconda della convenienza: quando si è giovani emergenti (Federer esordì proprio contro l'Italia di Sanguinetti e Pozzi, a 18 anni), quando non si ingrana nei grandi tornei pur avendo raggiunto un buonissimo ranking (è il caso degli italiani, da sempre), quando pressioni di marketing e mediatiche impongono di fare la parte del patriota (Federer e Wawrinka contro l'Italia risposero presente nel playoff del 2009 e nella semifinale di due anni fa). Adesso una sconfitta azzurra sarebbe clamorosa, ma non significherebbe che il nostro tennis è da buttare. Per fare discorsi del genere bisognerebbe valutare le prospettive dei giovani perché Lorenzi ha 34 anni, Seppi 32 anni, Bolelli 30 e Fognini 28. Ecco, guardando alle generazioni che li sostituiranno è chiaro che soffriremo anche con squadre costrette a schierare i Chiudinelli. Un discorso strutturale, che abbiamo già fatto sul Guerino anche per le donne.

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