Giornale di critica e di politica sportiva fondato nel 1912

Roma 2024, troppo bello per essere vero

Roma 2024, troppo bello per essere vero

Redazione

22.01.2016 ( Aggiornata il 22.01.2016 13:07 )

  • Link copiato

Non ci viene in mente niente di più emozionante dei Giochi Olimpici, restringendo il discorso allo sport. Per questo la candidatura di Roma 2024 non merita quell'insopportabile disfattismo che circonda in Italia ogni iniziativa italiana, magari unito all'esaltazione dell'efficienza di altri paesi: guarda caso quasi tutti governati da dittature, con libertà annullate e caduti sul lavoro in un giorno pari ai nostri in un anno. I concorrenti di Roma sono però tutti paesi democratici e in almeno due casi, Los Angeles a quarant'anni dall'edizione reaganiana e Parigi a un secolo dall'edizione di 'Momenti di gloria', non sembrerebbe esserci partita. La scampagnata a Losanna di Renzi, Malagò, Montezemolo, Carraro, Pescante, Cinquanta, Ricci Bitti, Pancalli, Fiona May, Diana Bianchedi è stata però utile per le pubbliche relazioni, in ogni caso è chiaro a tutti che la partita si gioca su altri tavoli. Dove il voto di opinione è, come dire, limitato (vale anche per chi voterà Roma, ovviamente). Però... La strada per Lima, dove nel settembre dell'anno prossimo il CIO sceglierà, è ancora lunga e alla candidatura italiana potrebbe anche bastare lo starsene alla larga dagli errori. Mortale quello di Amburgo, città 'troppo' democratica che ha chiesto ai suoi cittadini un parere sulla candidatura olimpica: è stato no, con conseguente ritiro (da noi valgono invece i sondaggi). Si parla poco della candidatura di Budapest, che ha in ogni caso un grandissimo programma di impiantistica sportiva e potrebbe essere la città ideale per quell'Olimpiade di dimensioni umane nella testa del presidente del CIO Bach, ma almeno rispetto agli ungheresi Roma parte in grande vantaggio. Parigi potrebbe essere zavorrata dal rischio terrorismo, per non parlare di altre dinamiche interne alla Francia, ma sul piano degli impianti già esistenti è in questo momento la favorita: senza contare che il discorso olimpico trova concordi quasi tutte le forze politiche, in un paese dove il patriottismo (almeno per i francesi veri) non dipende dal partito in quel momento al governo. Los Angeles è stata una candidatura improvvisata, dopo il ritiro di Boston, ma ha recuperato il tempo perso mettendo insieme finanziamenti pubblici e privati di entità impressionante. E il ritorno a Los Angeles di una franchigia NFL aprirebbe le porte al megastadio da 2 miliardi di dollari a Inglewood e a tante altre situazioni. La storia e i bookmaker dicono Parigi, l'iniziativa imprenditoriale direbbe Los Angeles (e in un anno e mezzo possono ancora inventarsi l'impossibile), ma provarci è un obbligo. Senza sogni, anche se questi sono sogni fatti con i soldi del contribuente e i disagi (significativo che gli italiani siano più pro Giochi dei romani, 77% contro 66) dei residenti, lo sport non ha senso di esistere. Teniamo per il finale il cattivo pensiero: avendo due concorrenti fortissimi e quasi imbattibili, questa candidatura sarà per quasi tutti quelli che ne sono coinvolti autopromozione a zero rischi di cattive figure. Twitter @StefanoOlivari

Condividi

  • Link copiato

Commenti

Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi