In un recente post abbiamo trattato il caso di Ouasim Bouy, giovane talento dello Jong Ajax trasferitosi alla Juventus senza aver mai giocato un solo minuto nella prima squadra degli ajacidi. Bouy non &egrave; il primo ragazzo a percorrere, con esperienza zero, la tratta Amsterdam-Torino. Non molti in Italia si ricordano di Sergio de Windt, terzino sinistro del vivaio dell&rsquo;Ajax che nell&rsquo;estate del 2000 lasci&ograve; il settore giovanile del club per firmare un remunerativo quinquennale con la Juventus. L&rsquo;aggancio avvenne tramite Robert Geerlings, avvocato di Edgar Davids (all&rsquo;epoca in bianconero) e amico dell&rsquo;agente di De Windt. Dopo 9 anni in una delle scuole calcio pi&ugrave; prestigiose al mondo, il ragazzino cresciuto nei quartieri di Amsterdam Est decideva che era giunto il momento di forzare il proprio ingresso nel grande calcio. Con tanti saluti a Co Adriaanse, l&rsquo;allora direttore generale del vivaio ajacide che gli aveva pronosticato un imminente futuro da titolare nell&rsquo;Ajax. De Windt sbarca a Torino indossando un elegante completo di Armani, che si &egrave; regalato per festeggiare il trasferimento. Quando all&rsquo;et&agrave; di 17 anni, ammetter&agrave; anni dopo il diretto interessato, passi da una manciata di fiorini nel portafoglio a un contro in banca con cifre a quattro zeri &ndash; pi&ugrave; sette (!) carte di credito, le prospettive cambiano. Al primo raduno della Juventus i giocatori sono 40. Dopo le presentazioni con i vari Del Piero, Davids e Zidane, si comincia a lavorare. De Windt sgobba, meritandosi anche un pubblico elogio del tecnico Carlo Ancelotti. Alla sera per&ograve;, nel suo appartamento a Torino, &egrave; solo. La madre, che deve crescere da sola la sua sorellina, non ha tempo per venire in Italia. Il suo agente si fa sentire solo per telefono, mentre il connazionale Davids &egrave; alle prese con l&rsquo;affare nandrolone. A fine stagione il ginocchio fa crack: De Windt sceglie di tornare in Olanda per la convalescenza. Quando torna a Torino, al posto di Ancelotti c&rsquo;&egrave; Marcello Lippi. L&rsquo;obiettivo &egrave; uno solo: vincere. Il tecnico non ha certo tempo da dedicare a un ragazzino olandese ancora acerbo, nonch&eacute; in fase di recupero da un infortunio. Il massimo che gli viene concesso &egrave; qualche riscaldamento a bordo campo durante le partite, ma niente di pi&ugrave;. I numeri De Windt inizia farli fuori dal campo, adottando un tenore di vita talmente al di sopra delle proprie possibilit&agrave; da venire rimproverato anche da un dirigente dei bianconeri. La magia svanisce presto. A met&agrave; della sua seconda stagione a Torino, il giovane torna in Olanda. Fa un paio di provini con Haarlem e Rkc Waalwijk, ma il primo a non essere convinto &egrave; lui. La voglia di giocare a calcio si &egrave; spenta. Meglio quindi volgere il proprio sguardo altrove. A 21 anni De Windt &egrave; gi&agrave; un ex professionista. Lo stipendio se lo guadagna in un call center della compagnia telefonica KPN. Gioca a calcio saltuariamente, e solo a livello amatoriale: Huizen, Argon, Rijnsburgse Boys e, attualmente, CSW.  Nell&rsquo;agosto 2000 il ct dell&rsquo;Olanda under 18 Mark Wotte aveva diramato le convocazioni per un torneo che avrebbe avuto luogo il mese successivo nell&rsquo;allora Jugoslavia. C&rsquo;erano Johnny Heitinga, Klaas-Jan Huntelaar, Joris Mathijsen, Serginho Greene. C&rsquo;era anche Sergio de Windt. L&rsquo;unico della rosa che giocava all&rsquo;estero.  PS Per i non anglofili: il titolo &egrave; un gioco di parole tra il cognome del giocatore e il titolo di uno dei film pi&ugrave; famosi nella storia del cinema: &ldquo;Gone with the wind&rdquo;, ovvero &ldquo;Via col vento&rdquo;.    

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Gone with De Windt