Rick Hoyt da Holland, Massachusetts, ha compreso la durezza della vita un po' prima di quanto lo abbia fatto uno qualunque di noi. Proprio mentre sta venendo al mondo, nel 1962, il cordone ombelicale gli si attorciglia intorno al collo e blocca l'afflusso di sangue al cervello. Risultato: una paralisi cerebrale che per il resto dell'esistenza lo ridurr&agrave; in uno stato vegetativo. I medici sono onesti con i genitori, Dick e Judy, e consigliano di metterlo in un istituto perch&eacute; avr&agrave; per tutta la vita bisogno di assistenza 24 ore su 24. I genitori si aggrappano agli occhi di quel bambino che sembrano capire la situazione, almeno cos&igrave; &egrave; bello credere per chi &egrave; disperato. In genere sono illusioni, a volte le storie con il relativamente lieto fine fanno pi&ugrave; danni di quelle tragiche, ma il confine fra la fiducia e l'illusione &egrave; impossibile da tracciare.  Al Children's Hospital di Boston consigliano per&ograve; di trattarlo come un bambino sano, e attraverso un metodo particolare (un segno su ogni oggetto della casa) Judy riesce a insegnare l'alfabeto al ragazzo. A 11 anni, siamo quindi nel 1972, uno dei primi computer disponibili sul mercato consente a Rick di comunicare compiutamente con il resto del mondo ed &egrave; proprio grazie al computer che Rick pu&ograve; frequentare la scuola pubblica. Non &egrave; tutto rose e fiori, ma Rick riesce e laurearsi alla Boston University e poi a lavorare nel laboratorio informatico del Boston College. Bene, bella storia edificante, classico compitino da buoni sentimenti, ma non solo Di Pietro chiederebbe che cosa ci azzecca con lo sport.  Ci azzecca tantissimo, perch&eacute; la prima frase che nel 1972 riesce a scrivere sul computer &egrave; 'Go Bruins!' (cio&egrave; la squadra di hockey su ghiacchio NHL di Boston) e perch&eacute; la grande passione di Rick &egrave; l'atletica. Nel 1977 il padre, che mai ha corso in vita sua, inizia ad allenarsi con sacchi di pietre sulle spalle e poco dopo si forma quel Team Hoyt che ancora oggi garaggia in tutto il mondo. Un team di due persone che all'ultimo conteggio ha disputato pi&ugrave; di mille gare di endurance, fra cui 68 maratone (la pi&ugrave; corsa la maratona di Boston, ovviamente, quella che nel 1990 &egrave; stata vinta da Gelindo Bordin) e tre gare di triathlon nella versione Ironman. Come fanno? Nella parte di nuoto a nuotare &egrave; il padre, con il figlio attaccato a una fune e seduto in un canotto. In quella di corsa Dick spinge e Rick fa quello che pu&ograve;. In quella ciclistica Rick corre su un attrezzo speciale e fa cose sorprendenti. Guardare per credere. La esopiana morale, visto che non volevamo proporre una storia strappalacrime fine a se stessa? Ogni sforzo &egrave; inutile, anche per chi pu&ograve; camminare sulle sue gambe, ma a morire si &egrave; sempre in tempo.  Stefano Olivari stefano@indiscreto.it http://www.youtube.com/watch?v=flRvsO8m_KI Sito ufficiale  

Dick e Rick, padre e figlio uniti dalla passione per le gare di endurance e dalla lotta contro una disgrazia che avrebbe fatto impazzire la maggior parte di noi. Dalla maratona di Boston all'Ironman, una vita pienissima...

1 risultato per 'rick-hoyt'

Team Hoyt, la squadra dei sogni