Ci voleva il Mondiale in Brasile per mettere d'accordo Ronaldo, nel senso di Ronaldo-Fenomeno, e Romario. Da sempre divisi nella considerazione dei media (quelli brasiliani con tendenza pro Romario, quelli internazionali pro Ronaldo) e da una poco mascherata antipatia personale: a USA '94 Romario di fatto impose a Carlos Alberto Parreira il partner d'attacco, nella persona di Bebeto, lasciando in panchina il diciottenne campionissimo emergente, mentre 4 anni dopo Ronaldo si adoper&ograve; in maniera felpata per tenere Romario addirittura fuori dalla convocazioni della coppia Zagallo-Zico (complice anche una situazione privata). Il problema attuale &egrave; noto: per accelerare i tempi nella costruzione degli stadi e per 'ripulire' in ottica turistica le strade il governo brasiliano non ha esitato a usare polizia ed esercito nello stile delle peggiori dittature sudamericane (che peraltro anche il Brasile ha conosciuto, fino a met&agrave; degli anni Ottanta). E solo il fatto che &nbsp;la presidentessa Dilma Rousseff sia di sinistra (il suo partito &egrave; il PT, lo stesso di Lula) l'ha preservata dal linciaggio dei media europei, come &egrave; noto popolati da sessantenni di sinistra invecchiati male. Ronaldo per&ograve;, pur essendo poco pi&ugrave; di un ambasciatore dell'organizzazione, non ci sta pi&ugrave; a mettere la faccia su questa operazione e ha annunciato il suo appoggio a Aec&igrave;o Neves, del PSDB-MB (partito di centro, nella nostra logica: ufficialmente socialdemocratico, ma con posizioni liberali e liberiste). La cui posizione sul Mondiale e sui suoi sprechi &egrave; simile a quella del PSB (il partito socialista brasiliano), di cui Romario &egrave; deputato dal 2010, e del PDT (socialdemocratici: in Brasile sono tutti socialdemocratici, un po' come in Italia tutti in chiave elettorale si dichiarano anti-europeisti), di cui Bebeto &egrave; deputato nello stato di Rio. E quindi? Chi conosce bene, ma anche meno bene, Ronaldo assicura che parli della sua discesa in campo in politica dal giorno dopo il suo addio al calcio giocato (febbraio 2011, quando ancora aveva un contratto con il Corinthians). Il Fenomeno non ha fatto grandi studi, ma l'intelligenza non gli &egrave; mai mancata ed &egrave; forse l'unico fuoriclasse della storia del calcio ad avere come imprenditore aumentato il patrimonio: ha sfruttato il vento del Mondiale fino all'altroieri e adesso, annusata l'aria (sono addirittura scesi in piazza anche quelli impropriamente definiti 'indios'), cavalca quello dell'anti-Mondiale. Conclusione? La sua vita da Fenomeno &egrave; solo a met&agrave;.

Il secondo tempo di Ronaldo

Il Brasile &egrave; in pieno disfattismo premondiale, situazione mediatica e psicologica che 24 anni fa abbiamo ben conosciuto anche in Italia. Gli stadi che non sono ancora pronti, le infrastrutture che mancano, i morti nei cantieri, la gente che non ne pu&ograve; pi&ugrave; della manifestazione un mese e mezzo prima del suo inizio, gli intellettuali che si disperano. Tutti allarmi fondati, ma non al punto di mettere in pericolo una manifestazione che, comunque vada, rischia a livello di immagine di essere per il Brasile un boomerang. Far sparire zingari e mendicanti dalle strade per un mese, come avviene nella civile Europa in questi casi, &egrave; decisamente pi&ugrave; facile che gestire una ribellione nelle favelas. Ribellione pi&ugrave; o meno ispirata da delinquenti locali, ma di sicuro repressa da un braccio violento della legge che in molti casi &egrave; stato violentissimo. E meno male che la presiedente Dilma Rousseff gode di buona stampa internazionale, essendo di sinistra, se no sarebbero gi&agrave; partiti gli editoriali su repubblica delle banane e autoritarismo sudamericano. Il segretario generale della FIFA Valcke, rimbalzando fra Cuiab&agrave; e Curitiba, ha fatto il punto della situazione senza drammatizzare: non pu&ograve; dirlo in questi termini, ma per avvitare qualche migliaio di seggiolini non ci vuole l'organizzazione tedesca e bastano poche settimane di impegno a ritmo latino. La sostanza &egrave; che tre stadi, fra cui l'Arena Corithians di San Paolo dove si giocher&agrave; la prima partita del Mondiale (Brasile-Croazia, 12 giugno) non sono ancora pronti ma che di sicuro lo saranno fra un mese visto che bisogna solo ultimare alcuni lavori all'interno degli impianti (servizi igienici, poltroncine in alcuni settori, area ospitalit&agrave;) e che nessuna manifestazione sportiva ha mai risolto n&eacute; risolver&agrave; i problemi di un paese.

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Il secondo tempo di Ronaldo

L’ansia premondiale del Brasile