Quando si parla di Johnny Rep si potrebbero interpellare i più datati tifosi della Juventus, che sicuramente non hanno dimenticato quel ragazzino olandese che infranse i loro sogni europei in una notte di quasi cinquant’anni fa. Il 30 maggio 1973, nella finale della Coppa dei Campioni giocata a Belgrado tra Ajax e Juve, fu proprio il biondo numero 16 a decidere la contesa: sulla palombella alzata dal vertice dell’area dal difensore tedesco Horst Blankenburg, Rep saltò in testa al terzino bianconero Longobucco e scavalcò Zoff con una traiettoria beffarda. “Non avevamo dormito per niente, sotto il nostro albergo a Belgrado c’era il delirio. Avremmo dovuto essere nervosi solo che eravamo abituati a vincere”. A 21 anni Rep mise il sigillo sulla terza coppa consecutiva vinta dal leggendario Ajax. Come da lui stesso ricordato, una squadra abituata a vincere e della quale – al pari di campioni come Cruijff, Krol e Neeskens – è stato assoluto protagonista.
Le vittorie all’Ajax
Rep era già aggregato alla rosa dalla stagione precedente, quando giocò un paio di gare in Coppa Campioni e una manciata in Eredivisie. Nel 1972-73 la consacrazione, come dimostrano i 17 centri in sole 25 presenze di campionato. Segna come una punta ma è un’ala destra naturale, veloce e abile nel dribbling, caratteristiche alle quali unisce un tiro potente. Visti i suoi notevoli centimetri (187) non disdegna il gioco aereo, specialità con la quale andrà a segno svariate volte in carriera. Abbonato a gol importanti – oltre alla rete nella finale con la Juve marchia il suo debutto in nazionale contro la Spagna, va a segno nella finale di andata della Supercoppa Uefa e si presenta anche nel ritorno della Coppa Intercontinentale, punendo con una doppietta l’Independiente –, si dimostra un habitué delle marcature multiple: saranno ben sette al termine della stagione. L’asse con Cruijff funziona alla perfezione: il Profeta ispira, Rep segna. Nel 1972-73 l’Ajax lascia per strada solo la coppa nazionale. È però l’ultima stagione passata ad Amsterdam dal leggendario numero 14 (che poi tornerà nel biennio 1981-83). Nell’annata successiva, in cui i Lancieri centrano la Supercoppa Uefa, il De Meer si appresta a salutare anche Neskeens. Rep resta per un altro campionato prima di raggiungere i due ex compagni nella Liga. A differenza loro, che si sono accasati a Barcellona, per vestire la maglia del Valencia.
La seconda parte di carriera e il titolo al Saint-Étienne
Al biennio con i Pipistrelli, ne segue un altro nel campionato francese, dove Rep gioca con il Bastia. Tutto questo prima di trasferirsi al Saint-Étienne. Qui trova un’altra leggenda del calcio: Michel Platini. Arriva in biancoverde dopo essersi distinto con ottime prestazioni individuali che non hanno però portato titoli a livello collettivo. Se la prima annata termina con un terzo posto, quella successiva riporta in dote a Saint-Étienne il titolo dopo cinque anni. Sono 14 le reti messe a segno dall’olandese, divise in 12 gare che vedono i biancoverdi sempre uscire vittoriosi. Quello del 1980-81 è il decimo titolo per la squadra francese e resta oggi, a quarant’anni di distanza, l’ultimo storico campionato conquistato. Rimane a Saint-Étienne fino al 1983, per poi tornare in Olanda dove chiuderà la carriera con un solo grande rimpianto: “So con certezza di aver avuto la palla che poteva cambiare il destino e di averla mancata. E so che dopo aver sbagliato quel gol non mi sono preoccupato. Eravamo certi di poter cambiare risultato in qualsiasi momento”. Riferito alla finale Mondiale persa contro la Germania Ovest nel 1974.