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La classe media dei Bernardeschi

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© Getty Images
L'Italia di Toronto, il ciclo di Koulibaly, il 15 dicembre del Barcellona e la nuova vita di Eriksen.

È normale che un nazionale italiano di 28 anni, che ha giocato le ultime 5 stagioni nella Juventus e che non ha problemi fisici né finanziari, vada a seppellirsi nella MLS a Toronto? Nel 2022 è normale, perché la realtà è che nessuno nell’Italia o nell’Europa che conta ha offerto 5 milioni di euro netti all’anno a Federico Bernardeschi. Oppure 8 a Insigne, suo nuovo compagno di squadra (così come Criscito, che era tornato al Genoa per essere genoano a vita), anche se le modalità del suo addio al Napoli sono state un po’ diverse. Questa la spiegazione per chi pensa che i soldi siano tutto, e chi di soldi non ne ha lo pensa di sicuro. Ma c’è anche dell’altro e cioè che a parte qualche eccezione i grandi club oggi si vogliono disfare, senza farne una questione di un milione in più o in meno, di una classe media costosissima e che nella storia del calcio (e di qualsiasi altro settore) non ha mai spostato gli equilibri. Perché Belotti non lo vuole nessuno? È così diverso dal Belotti che secondo alcuni interessava mezza Europa, con megaofferte che Cairo rifiutava? E Dybala, che da erede di Messi è diventato uno al quale non fare nemmeno un’offerta al ribasso? A riposizionarsi devono essere anche i media.

Koulibaly al Chelsea per 40 milioni non è una normale operazione di mercato e sarà forse ricordata come la fine del Napoli di Aurelio De Laurentiis. Non che sia di base un’operazione sbagliata, anzi è proprio il contrario, per un difensore di 31 anni che cominciava a perdere qualche colpo, ma da 8 anni Koulibaly era l’anima di una squadra quasi sempre ad alti livelli e che in almeno due occasioni (l’ultimo anno con Sarri e la stagione appena terminata) ha avuto in mano il primo scudetto del post Maradona. Poi tutto finisce, ed una squadra senza Mertens ed Insigne a fine corsa ma con colpi alla Kvaratskhelia forse sarà ancora al vertice della Serie A. Poi le scelte possono essere giuste o sbagliate, facile parlare in base al piazzamento, ma per la prima volta in 18 anni di Napoli De Laurentiis non pare avere una strategia. Forse il ciclo che si è chiuso non è soltanto quello di Koulibaly.

In un mercato in cui i giocatori vecchi, anche quelli forti, a partire da Cristiano Ronaldo, non li vuole nessuno fanno impressione i 50 mlioni di euro, oltre ai soldi del contratto, pagati per il trentaquattrenne Lewandowski dal Barcellona che fra i grandi club indebitati del mondo (cioè quasi tutti) è quello che realmente sembra sull’orlo del fallimento. Eppure si comporta come il Barcellona di un tempo, aggiungendo ai megaingaggi per chi viene preso a fine contratto, tipo Kessie o Christensen, anche colpi senza senso come i quasi 60 milioni pagati al Leeds per Raphinha. Il pensiero più logico è che la vicenda Superlega, con il suo megabonus di ingresso (per il Barcellona potrebbe essere mezzo miliardo), non sia ancora finita. Il prossimo 15 dicembre l’avvocato generale della Corte di Giustizia Europea darà un primo parere sull’abuso di posizione dominante della UEFA nell’organizzazione del calcio e la partita sembra aperta. Viene in mente il 15 dicembre di 27 anni fa, giorno della sentenza Bosman.

Sono intelligenti in Premier League e stupidi in Serie A, o viceversa? Il contratto triennale appena firmato da Christian Eriksen con il Manchester United, dopo una buona mezza stagione al Brentford, in seguito alla rescissione con l’Inter, e soprattutto a un anno dalla morte sfiorata a Euro 2020, si presta a varie considerazioni, ma una le batte tutte: nei paesi in cui viene data più importanza alle libertà, ed anche alle responsabilità, individuali giocare a calcio con un defibrillatore sottocutaneo deve essere possibile ed infatti è possibile. Questo va al di là del risultato finale e del senno di poi, con gli estremi di un Eriksen che invecchi sereno o che stramazzi in campo.