Il diciannovesimo scudetto del Milan è stato forse il meno atteso e programmato della sua storia, ma proprio per questo è stato uno dei più belli. La squadra allenata allenata da Stefano Pioli è la quarta squadra della Serie A per monte ingaggi e la scorsa estate per il piazzamento Champions era da quasi tutti messa in competizione con Atalanta, Lazio e Roma. Poi una Juventus che ha rimandato a gennaio l’acquisto di Vlahovic ed un Allegri arrugginito hanno regalato un girone di andata, così Milan, Inter e Napoli si sono ritrovate a lottare per lo scudetto. Ma invece dei nomi delle squadre potremmo dire Pioli, Simone Inzaghi e Spalletti, che hanno avuto per la prima volta in carriera davvero a portata di mano l’occasione per diventare campioni d’Italia come allenatori. E Pioli è stato più bravo dei suoi colleghi, avendo a disposizione una squadra di cilindrata inferiore, soprattutto da centrocampo in su.
Ma per analizzare la Serie A appena terminata abbiamo tre mesi di tempo, mentre questo è il momento del Milan e di Stefano Pioli. Che ha saputo cambiare psicologia sua e atteggiamento della squadra quando sono cambiati gli obbiettivi, non è una cosa da tutti e non è banale dirlo perché il Pioli allenatore mai aveva lottato per lo scudetto ed il Pioli difensore aveva annusato questa aria soltanto da riserva della Juventus. Sempre uguale il modulo, 4-2-3-1, la differenza l’ha fatta la gestione degli uomini, in questo facilitato dalle lunghe assenze di Ibrahimovic e dalle fiammate di Rafael Leão, sia come marcatore sia come uomo assist, che hanno trasformato in vittorie tante partite bloccate.
I giocatori decisivi sono stati proprio il portoghese, oltre a Maignan che non ha fatto rimpiangere Donnarumma, la coppia difensiva Kalulu-Tomori che è stata la più continua della Serie A, Theo Hernandez e la sua capacità di spaccare le partite, Tonali con il suo salto di qualità, Kessiè ed il suo dignitoso addio, oltre ovviamente ad un grandissimo quanto sottovalutato, almeno dai media, Olivier Giroud: 11 gol, pensando alle partite in cui li ha segnati tutti gol pesanti e tre davvero pesantissimi. I due con l’Inter, che il 5 febbraio hanno ribaltato un derby dominato dai nerazzurri fino al 75’ e ribaltato tutta una stagione, più quello di Napoli.
Il Milan verrà adesso ceduto da Elliott, sempre che venga effettivamente ceduto (di Investcorp si dicevano le stesse cose che si dicono di Red Bird), al massimo del suo valore possibile: da campione d’Italia, con ingaggi tollerabili ed un progetto di stadio che forse ha più valore come progetto che come stadio. E con il vero patrimonio dei grandi club: la storia, che ogni tanto ha bisogno di un trofeo per essere spolverata, ed i milioni di tifosi che, come per le altre squadre, non si possono comprare, vendere, affittare. Lo scudetto è loro, anche se i gol li ha fatti Giroud.