I convocati - Hanno risposto presente alla chiamata di Sacchetti: Marco Spissu (Banco di Sardegna Sassari), Niccolò Mannion (Golden State Warriors), Stefano Tonut (Umana Reyer Venezia), Nicolò Melli (Dallas Mavericks), Simone Fontecchio (Alba Berlino), Amedeo Tessitori (Segafredo Virtus Bologna), Giampaolo Ricci (Segafredo Virtus Bologna), Awudu Abass (Segafredo Virtus Bologna), Riccardo Moraschini (AX Armani Exchange Milano), Michele Vitali (Brose Bamberg), Achille Polonara (Baskonia Vitoria-Gasteiz), Alessandro Pajola (Segafredo Virtus Bologna). Spiccano il blocco dei bolognesi (cui si deve aggiungere, ma dall'altra parte del campo, anche Teodosic) e la presenza dei due NBA Mannion e Melli (Niccolò e Nicolò), con Moraschini unico milanese e Tonut chiamato a confermare il titolo di MVP dell’ultimo campionato. Una squadra che rispecchia la filosofia di coach Sacchetti, chiamata a imporre un ritmo quasi frenetico al gioco, con la continua ricerca del canestro entro i primi 8 secondi di ogni azione, conducendo contropiede e transizione anche dalla rimessa, ma in particolar modo dalle palle recuperate. Un gioco che potrebbe premiare tra gli esterni Mannion, Tonut e Pajola, o giocatori dinamici come Abass, ma che potrebbe entrare in sofferenza contro difese schierate e i lunghi avversari.
Il pronostico - Inutile dire che la Serbia è la favorita del raggruppamento, ma la squadra di Kokoškov nella sua prima uscita con il Porto Rico ha faticato molto a mettersi in moto, prendendo il largo solo dopo l’intervallo lungo ed essere stata per lunghi periodi della gara al limite dell’indisponente. L’Italia non ha nulla da perdere, con il solo Melli superstite della generazione dei fenomeni, che 5 anni fa ha fallito lo stesso obiettivo contro la Croazia, tra le mura amiche di Torino. Anche coach Sacchetti non ha nulla da perdere, visto che il presidente Petrucci, dimostrando il solito tempismo, in una recente intervista ha dichiarato che il compito di Sacchetti (il cui contratto scade quest’anno) è quello di provare a portare l’Italia alle Olimpiadi, e poi la squadra potrebbe passare a Messina, visto che la scelta dell’allenatore della Nazionale spetta al presidente della FIP.
Il dopo Sacchetti - Difficile discutere un allenatore come Messina, anche se non ci si può non chiedere come possa fare il coach dell’Olimpia a programmare il lavoro con la nazionale con circa 90 partite l’anno da gestire con la sua squadra di club. Inoltre, proprio Messina fu (ri)voluto da Petrucci sulla panchina dell’Italbasket dopo Pianigiani per centrare (fallendo) la qualificazione olimpica nel raggruppamento di Torino decretando, di fatto, il tramonto del gruppo di giocatori definito il più forte di sempre (Bargnani, Datome, Belinelli, Gallinari, Gentile e un giovane Melli), ma che con la nazionale non è mai riuscito a vincere nulla. Un cambio della guardia sulla panchina che sembra voluto per mettere le mani avanti e porre rimedio all’ennesimo fallimento annunciato, la cui colpa ricadrà su un coach già scaricato e non su una nazionale che rappresenta solo 4 squadre di club italiane (Bologna, sponda Virtus, Venezia, Sassari e Milano) e che, come sempre ultimamente, si aggrapperà ai giocatori di rientro dai campionati stranieri. Una tradizione che va avanti da tempo, quella di rimettere in discussione solo la guida tecnica della nazionale e non tutto quello che c’è sotto. La ricerca di qualcuno che paghi per i risultati che non arrivano, salvando il resto della squadra, fatta da dirigenti e politici che invece risultano essere inamovibili, come ruderi che si stagliano sullo skyline di una città.