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La sindrome del proprietario medio

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Il problema della Fiorentina è che non è l'Udinese, nel senso che nessun tifoso viola accetta che il suo club sia considerato una stazione di transito ed in ogni caso una vetrina per aspirare a realtà più importanti. Però la realtà di Firenze è questa, con l'aggravante di un rosso di bilancio che Pozzo non accetterebbe mai e che invece i Della Valle devono ripianare ogni anno invidiando chi con gli stessi risultati ha molta più visibilità. Solo nell'ultima stagione la Fiorentina è costata all'imprenditore marchigiano metà di quanto Thohir ha speso per la maggioranza dell'Inter (esempio non casuale, quella nerazzurra è la squadra per cui Della Valle tifa e di cui è stato anche consigliere) ed il futuro non promette di essere più a buon mercato. Al netto della sfortuna cosmica dei vari Gomez, Rossi, Bernardeschi, eccetera, tutto l'ambiente è a metà del guado e la tentazione di far tornare i conti vendendo Cuadrado è fortissima. Poi ci sarebbe il discorso Montella, che non vuole rovinare la sua immagine di emergente alla luce anche di quanto si sta muovendo a Milano e Napoli. Diciamo che si sta guardando intorno, come anche la proprietà. Il calciomercato dei club è decisamente più interessante di quello dei giocatori e negli ultimi tempi si è infiammato perché tenere a galla realtà medie costa quasi come puntare in alto. Si è così scatenata una sorta di sindrome del proprietario medio, che magari avrebbe i soldi per puntare più in alto ma è intrappolato in realtà con limiti di vario tipo (banalmente anche soltanto demografici) e a volte senza nemmeno l'entusiasmo 'etnico' derivante dall'essere nativo del posto. Per questo Squinzi pensa che il suo Milan (almeno, questo Milan minore) non sarebbe di un altro pianeta rispetto al Sassuolo, per questo Ghirardi sta prendendo in considerazione l'idea di liberarsi del Parma dopo sette anni nel complesso positivi ma con il torto di essere arrivati dopo i fasti di Tanzi (del resto i tifosi della Lazio rimpiangono Cragnotti). È ricomparso sui nostri schermi Rezart Taci, il petroliere albanese che vagheggiava l'acquisto del Milan, si sta aggirando per l'Italia l'emissario di un fondo americano che chiede informazioni a tutti (anche a realtà più depresse del Parma), addirittura ci sarebbe un gruppo di procuratori con un imprenditore testa di legno che avrebbe bisogno di un club italiano che gli dia più opportunità di quelle avute in Svizzera. Questo risulta a noi, ma una rapida rassegna stampa impone di citare anche le voci su Zanetti (il signor Segafredo, deluso dalla vicenda Bologna), su Giampaolo Montali come capocordata, addirittura su Massimo Moratti che sotto mentite spoglie darebbe una mano a Ghirardi. Viene il sospetto che nessuno sappia qualcosa... Di certo, anzi certissimo, c'è solo che Ghirardi è stanco, come Della Valle e come (il Guerino ne ha scritto nei giorni scorsi) De Laurentiis. Situazione che renderà più stabile la panchina di Donadoni, se solo darà un segnale di vita o almeno di chiarezza nelle scelte tattiche e umane. Dal vertice fra Thohir e Moratti non è uscito l'esonero di Mazzarri, come in molti pensavano e come forse Moratti auspicava. Il fatto stesso che si sia tornati a parlare di Leonardo, da mesi disoccupato di superlusso residente a Milano, significa che certe voci escono dal mondo morattiano e soprattutto che questo mondo non intende mollare la presa sull'Inter (a Cagliari e Parma possono sempre andare amici)  perché adesso il pallino è di Thohir ma fra due anni chissà. Culturalmente avverso ad assumere un traghettatore, l'imprenditore indonesiano è il segretario del partito anti-esonero ma non è di sicuro sordo e il fatto che dall'annuncio delle formazioni sia stato tolto causa fischi il nome dell'allenatore (!) non dà una grande immagine del club. E quindi? Nel derby delle camicie bianche in discussione il risultato più logico sarebbe il pareggio. Twitter @StefanoOlivari