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La Nazionale dei Puma

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Convocando Balotelli in azzurro, nel momento peggiore della sua carriera, Antonio Conte ha dimostrato una sensibilità mediatica notevole. Se grazie all'Italia l'attaccante si risolleva ed inizia a fare bene anche nel Liverpool allora Conte passerà per genio, se domenica sera contro la Croazia fallisce davanti a un pubblico di San Siro di base mal disposto verso di lui (fra interisti, milanisti e juventini, difficile fare una graduatoria dei suoi antipatizzanti) allora il c.t. potrà sempre dire di avere fatto tutto il possibile per recuperare un talento che si sta buttando via da solo. Due sono le certezze, fino a quando il campo darà il suo verdetto. La prima: Balotelli è messo davvero male, perché sabato contro il Chelsea ha disputato una partita al massimo dell'impegno (si è anche preso un'ammonizione tornando in difesa) ma tirando fuori giocate e spunti meno che mediocri. La seconda: a prescindere dalla buona fede delle persone coinvolte, non c'è voluto molto per rendersi conto della sciocchezza fatta dalla FIGC facendo pagare allo sponsor Puma due terzi dell'ingaggio di Conte. Essendo la Puma sponsor personale di Balotelli ed essendo noi tutti italiani, il pensare male è automatico anche se magari infondato. Però la scelta è tecnicamente giusta, finito il tempo delle lezioni di vita forse Conte potrebbe aver fatto la scelta migliore per l'Italia, per Balotelli e anche per se stesso. Al Milan si stanno rendendo conto soltanto adesso del valore di Massimiliano Allegri, complice anche il fatto che dopo di lui hanno scelto due allenatori esordienti come Seedorf e Inzaghi. Anche alla Juventus, va detto, visto il primo posto in classifica ottenuto con mezzo Pirlo e un quarto di Vidal, per citare i due giocatori chiave degli ultimi scudetti. Ma se fino a ieri Allegri aveva proposto il calcio di Conte, soltanto con ritmi meno forsennati e meno urla (per tacere delle gerarchie in spogliatoio, che il tecnico livornese ha smilitarizzato), contro il Parma è avvenuta una svolta che potrebbe significare qualcosa anche in Europa. Difesa a quattro, a costo di mettere come laterale sinistro Padoin, con albero di Natale per rendere Llorente più pivot e Tevez più libero. Il Parma non è il Real Madrid, anche se una volta (sembrano mille anni fa) avevano lo stesso finanziatore, ma i segnali non sono cattivi. Di sicuro nell'Europa che conta solo il Bayern di Guardiola gioca, a volte, con al difesa a tre. O sono tutti cretini oppure (quasi) tutti si rendono conto di non avere Cafu e Roberto Carlos. Gli addetti ai lavori che la sanno lunga sostengono che il Napoli sia silenziosamente in vendita, perché De Laurentiis si sarebbe reso conto che il definitivo salto di qualità verso scudetti e Champions League da vivere fino in fondo passa da 200 milioni freschi messi sul piatto (ricordiamo che il Napoli è una società sana, fra quelle con ambizioni è l'unica in attivo). Al di là del fatto che l'Atletico Madrid smentisce questi ragionamenti giustificazionisti e che noi non la sappiamo lunga, il principale problema del Napoli 2014-15 è stato la sottovalutazione del playoff di Champions, che ha fatto perdere i 30 milioni di euro del colpo di mercato in extremis ma soprattutto messo Benitez con le valigie in mano, nel senso più pieno dell'espressione (la famosa vacanza durante la sosta per le nazionali). Senza questo clima di incertezza, i mal di pancia di Higuain e un po' di sfortuna il Napoli pur non avendo migliorato (anzi) la rosa rispetto all'anno scorso sarebbe come minimo ad altezza Roma. Walter Mazzarri comincia a rischiare. Si fa per dire, ovviamente, visti i quasi 7 milioni di euro lordi che percepirà in ogni caso anche nella prossima stagione. Certo è che lo scudo stellare anti-esonero datogli dall'entità del suo ingaggio comincia ad essere scalfito non tanto dai risultati (nessuno crede che questa Inter sia da terzo posto, anche con Mourinho in panchina) o dal gioco (contro il Verona decisamente migliorato), quanto da un atteggiamento ritenuto poco adatto all'immagine internazionale che Thohir vorrebbe dare dell'Inter. Certo che mai Guardiola o Ancelotti hanno inserito la pioggia fra le scuse per un risultato non positivo. Parlando più chiaro: una squadra cool, anche senza trofei alzati, sarebbe più facilmente monetizzabile. Comunque curioso il fatto che del futuro di Mazzarri discutano il vecchio presidente che l'ha ingaggiato e il nuovo che gli ha prolungato il contratto. Twitter @StefanoOlivari