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L’età dell’oro di Joe Frazier

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Con Joe Frazier se ne va uno dei protagonisti dell'età dell'oro della boxe. Che non è quella dei tempi eroici delle radiocronache né tantomeno quella dei 'mondialini' dei giorni nostri, ma quella della televisione in diretta intercontinentale e prima dell'avvento delle pay-tv: quindi dalla fine degli anni Sessanta a metà degli anni Ottanta (parliamo di Stati Uniti, perché da noi Telepiù sarebbe partita solo nel 1991). Un'epoca di campioni irripetibili non solo nei pesi massimi (Muhammad Alì, George Foreman e appunto Frazier) ma in tante altre categorie (Monzon, Leonard, Duran, Hagler, Hearns, Arguello, eccetera): diciamo irripetibili non schiacciando il tasto della nostalgia, perché tanto nel bar sport storico tutti pretendono di avere ragione, ma perché i loro match avevano tutti l'aspettativa e l'aura dell'evento. Non a caso vengono oggi mitizzati anche da chi all'epoca non c'era ed è quindi immune dal meccanismo 'formidabili quegli anni'. Venendo a Frazier, l'unica sua sfortuna (ma in prospettiva storica una fortuna) è stata quella di vivere mediaticamente nello stesso periodo di Muhammad Alì, che incrociò in tre sfide che riproposte anche a distanza di quasi 40 anni mantengono intatte le loro emozioni. La prima nel 1971, con Alì da poco rientrato dopo la squalifica per avere rifiutato l'arruolamento nell'esercito (c'era la guerra in Vietnam, può essere utile ricordare): 15 round al limite delle possibilità umane, con Alì al tappeto nel quindicesimo, netta vittoria di Frazier ai punti e titolo mondiale WBA e WBC (aveva agguantato le corone un anno prima contro Jimmy Ellis) conservato. Un incontro che viene ricordato, per una volta senza le esagerazioni del giornalismo di settore, come 'The fight of the century'. La seconda tre anni dopo, sempre al Madison Square Garden (non era ancora iniziato il dominio di Las Vegas e Atlantic City) per il titolo nordamericano: netta vittoria di Alì ai punti su un Frazier che un anno prima nella sfida mondiale era stato brutalizzato da George Foreman. L'ultimo incrocio fra i due fenomeni è del 1975, nella 'Trhilla in Manilla': una battaglia selvaggia, in cui lo schermidore Alì si lasciò invischiare vincendola al quattrodicesimo round contro un Frazier menomato a un occhio. Fu l'ultima volta in cui Smoking Joe lottò per un Mondiale (l'ex Clay l'aveva riconquistato a Kinshasa contro Foreman), prima di chiudere in tono minore e di diventare un dignitoso monumento di se stesso. Né contestatore del sistema né 'Uncle Tom', come Alì lo definiva per innervosirlo. Un fenomeno che non tornerà più, anzi, due fenomeni che non torneranno più. Twitter @StefanoOlivari