        Gli Europei di Svezia del 1992, la cui partita inaugurale si disput&ograve; il 10 giugno a Solna tra i padroni di casa e la Francia, furono un crocevia inimmaginabile tra l&rsquo;atrocit&agrave; della guerra e la meraviglia delle favole a lieto fine. Per capirne il senso &egrave; necessario procedere a ritroso nel 1991, quando in Jugoslavia esplose un sanguinoso conflitto interno che avrebbe portato alla dissoluzione della Repubblica Socialista Federale. Lo sviluppo degli eventi port&ograve; il Consiglio di Sicurezza dell&rsquo;ONU a definire, il 30 maggio 1992, la risoluzione numero 757 per la quale vennero escluse, con effetto immediato, tutte le rappresentativejugoslave dai tornei internazionali. Tra queste rientrava a pieno titolo quella di calcio, che si era qualificata alla fase finale degli Europei vincendo il suo girone eliminatorio, il Gruppo 4, con 14 punti, uno in pi&ugrave; della Danimarca. L&rsquo;Uefa non pot&eacute; che prendere atto di quella risoluzione e il 31 maggio comunic&ograve; alla Federazione Jugoslava l&rsquo;esclusione dalla manifestazione. E cos&igrave; la selezione danese venne chiamata d&rsquo;urgenza a riempire sul tabellone quella casella rimasta improvvisamente vacante. Con i giocatori sparsi in giro per il mondo a godersi le vacanze al termine della stagione agonistica mentre il tecnico, Richard M&oslash;ller-Nielsen, qualche tempo dopo ammise candidamente che in quei giorni stava &ldquo;cambiando la cucina, ma mi chiamarono per giocare in Svezia. Mi sono rivolto a un arredatore professionista per finirla&rdquo;. Aneddoti quasi da tornei amatoriali.  Euro &rsquo;92: la speranza dell&rsquo;Italia spazzata via dalla CSI Per i futuri campioni fu un ripescaggio a tutti gli effetti. Una chance che, in qualche modo, aveva lambito anche le sorti dell&rsquo;Italia. La nostra Nazionale, infatti, delusa dalla mancata vittoria ai Mondiali giocati in casa nel 1990, ripart&igrave; verso il traguardo della qualificazione agli Europei sospesa tra l&rsquo;amarezza di quanto non era riuscita a conseguire e la presunzione di poter superare agevolmente gli avversari del girone. Una situazione ibrida, resa ancor pi&ugrave; instabile dalle lotte interne che vedevano contrapporsi il CT Vicini e il Presidente Federale Matarrese, desideroso di portare sulla panchina azzurra Arrigo Sacchi, al fine di replicare in Nazionale il gioco brillante che aveva saputo far esprimere al Milan il tecnico di Fusignano. In questo clima difficile, nel Gruppo 3 delle qualificazioni, l&rsquo;Italia venne preceduta dall&rsquo;Unione Sovietica, che acquis&igrave; il diritto di partecipare agli Europei. La possibilit&agrave; del ripescaggio si prospett&ograve; quando, alla fine del 1991, l&rsquo;andamento della storia port&ograve; al dissolvimento dell&rsquo;Urss. Un pensiero durato lo spazio di pochi giorni, dal momento che la costituzione della Comunit&agrave; degli Stati Indipendenti (CSI) permise ai calciatori che in campo avevano meritato la qualificazione di essere regolarmente presenti in Svezia.  La prima Germania unita e le altre protagoniste di Euro &lsquo;92 Le vicende della politica avevano avuto i loro riflessi anche sui campioni del mondo: a seguito della caduta del muro di Berlino, infatti, il processo di riunificazione delle due Germanie aveva portato alla fusione delle rappresentative calcistiche dell&rsquo;Est e dell&rsquo;Ovest, ricongiunte finalmente sotto una sola bandiera. Ovviamente con i favori del pronostico segnati sulle magliette. Come i tedeschi, la Francia, guidata in panchina da Michel Platini, &egrave; tra le legittime aspiranti al successo finale: Papin e Cantona in attacco e i futuri campioni del mondo Blanc, Petit e Deschamps danno ampie garanzie qualitative alla squadra transalpina. I detentori del trofeo dell&rsquo;Olanda, seppur con qualche problema, si presentano coi soliti top player (Rijkaard, Gullit, Van Basten, Koeman) mentre i padroni di casa della Svezia, confidenti di potersi avvantaggiare del fattore campo, sperano di inserirsi tra le migliori grazie al gioco che a centrocampo sviluppa il bimotore Thern-Schwarz, capace di sostenere le invenzioni dell&rsquo;asso del Parma Brolin.  Le premesse per un torneo avvincente ed equilibrato ci sono tutte ma quel 10 giugno 1992, quando l&rsquo;arbitro Spirin fischia il calcio d&rsquo;inizio della partita inaugurale, nessuno pu&ograve; immaginare che dall&rsquo;orrore della guerra jugoslava sarebbe nata una delle favole pi&ugrave; belle della storia del calcio. Una fiaba da affiancare nelle antologie scolastiche a quelle scritte da Hans Christian Andersen, capace di contenere anche il dispiegarsi di amore e speranza, vita e morte: i toni vissuti in dolorosa alternanza dal danese Kim Vilfort, encomiabilmente capace, nei giorni di quell&rsquo;Europeo, di essere professionista esemplare negli stadi svedesi e padre presente per la figlia malata di leucemia in Danimarca. &nbsp;&nbsp;        

Il 10 giugno di 30 anni fa al via l&rsquo;Europeo svedese. Tra Nazionali scomparse, Comunit&agrave; costituite e cambiamenti storici, nacque la favola della Danimarca

Euro ’92: premesse di un torneo stravolto da guerra e geopolitica

        La zampata all&rsquo;ultimo minuto che risolve una partita incanalata verso il pareggio: l&rsquo;ultimo Spagna-Svezia in un Europeo &egrave; stato nell&rsquo;edizione del 2008, un match intenso ed equilibrato, deciso dal gol a tempo quasi scaduto di David Villa dopo il vantaggio iniziale di Fernando Torres e il momentaneo pareggio di Zlatan Ibrahimovic. Spagna-Svezia e quella sfida spareggio a Euro 2008 Seconda giornata del Gruppo D, entrambe le squadre hanno vinto in maniera abbastanza comoda al debutto contro Russia e Grecia rispettivamente, e l&rsquo;incontro, che si disputa a Innsbruck, puzza tanto di spareggio per il primo posto. La Spagna conferma in blocco la formazione dell&rsquo;esordio, con Villa e Torres davanti e il centrocampo di piedi buonissimi (Xavi-Iniesta-David Silva) protetto da Marcos Senna, brasiliano naturalizzato, come unico incontrista. Nella Svezia ci sono due cambi rispetto alla partita contro la Grecia, entrambi sulla fascia destra, con Stoor ed Elmander che prendono il posto di Alexandersson e Wilhelmsson. La coppia di attaccanti &egrave; Ibrahimovic-Henrik Larsson, sulla carta devastante, con lo stesso Elmander che sarebbe una punta, a dire il vero. Dopo un quarto d&rsquo;ora, su schema da calcio d&rsquo;angolo Villa libera Silva, che crossa al centro per Torres, il quale in spaccata anticipa Hansson e col piedone la piazza all&rsquo;angolino. L&rsquo;attaccante del Liverpool &egrave; semplicemente inarrestabile quell&rsquo;anno, visto che ha chiuso la stagione con 33 reti segnate in tutte le competizioni. Spagna-Svezia, Ibrahimovic firma il pareggio Reagisce la Svezia che cerca spesso Larsson, con Ibrahimovic che arretra e prova a servire l&rsquo;amico e compagno di squadra o in alternativa gli inserimenti dei centrocampisti. La Spagna, nel frattempo, perde Puyol infortunato: dentro Raul Albiol. Non fa in tempo ad aggiustarsi, la retroguardia delle Furie Rosse, che arriva il pari: cross di Stoor da destra, in due vanno a saltare con Larsson al centro dell&rsquo;area lasciando libero Ibrahimovic, che prima manda a vuoto Sergio Ramos con una finta e poi infila Casillas con un rasoterra. Non &egrave; male quella Svezia, con capitan Ljungberg a scorrazzare dietro le punte, Daniel Andersson (ex Bari, Venezia, Chievo e Ancona) in cabina di regia e il barbuto Mellberg in difesa, futuro juventino. Ibra per&ograve; dopo l&rsquo;intervallo lascia il posto a Rosenberg: mossa un po&rsquo; a sorpresa dell&rsquo;allenatore Lagerback, che ormai non &egrave; pi&ugrave; affiancato in panchina da Soderberg, anche se il ginocchio di Zlatan &egrave; effettivamente sofferente. Forse c&rsquo;&egrave; gi&agrave; l&rsquo;idea di difendere il pareggio, o quantomeno amministrare questo risultato che rimanderebbe il discorso qualificazione ai quarti all&rsquo;ultima partita. Sembra che anche Aragon&eacute;s pensi lo stesso quando dopo un&rsquo;ora di gioco cambia i suoi due dioscuri del centrocampo, Xavi e Iniesta, gettando nella mischia Fabregas e Cazorla. Villa da urlo, Spagna vittoria d'assalto. Svezia eliminata nel girone Cresce comunque la Spagna, che colleziona calci d&rsquo;angolo e ha un Silva sempre pi&ugrave; vivace. Il mancino delle Canarie ha una grossa occasione neutralizzata da Isaksson, che si supera anche su Villa, attento sulla respinta, e poi viene graziato da Torres. Il portiere svedese &egrave; eccellente poco dopo su Senna, che tenta una sventagliata dalla distanza, e infine su su un tiro insidioso di Torres dal limite dell&rsquo;area. Non &egrave; un assedio, ma quasi, quello che si concretizza: la Svezia, infatti, si rintana sempre pi&ugrave; indietro, togliendo anche uno stremato Larsson per coprirsi con il mediano Kallstrom. A tempo scaduto, su lancio un po&rsquo; alla disperata di Capdevila dalle retrovie, la palla rimbalza in maniera strana tra Mellberg, Hansson e David Villa, che sfrutta l&rsquo;indecisione degli avversari e fulmina Isaksson in uscita: una rete da vero predatore, pesantissima, che d&agrave; alla Spagna una vittoria meritata, seppur all&rsquo;ultimo respiro. Per gli iberici qualificazione ai quarti di finale ipotecata, come effettivamente succeder&agrave;, mentre la botta per la Svezia &egrave; tremenda, tanto che nell&rsquo;ultima partita verr&agrave; eliminata dalla Russia, che la batte per 2-0.       

L&rsquo;ultima sfida tra le Furie Rosse e la nazionale scandinava nella manifestazione continentale risale al 2008: fu 2-1 per gli iberici con rete al 92&rsquo; del Guaje, che rispose al pareggio di Ibra

Europei, Spagna-Svezia e quella zampata di Villa nel recupero

La Svezia pu&ograve; fare a meno di Zlatan Ibrahimovic al Mondiale? Domanda nata dopo l&rsquo;incredibile, con il senno sia di prima sia di poi, qualificazione ottenuta nel playoff contro l&rsquo;Italia e rilanciata dalle iniziative di marketing del trentasettenne trasversalissimo (senza maglia e senza bandiera, come i veri eroi) campione, l&rsquo;ultima delle quali ha riguardato un bookmaker che gli ha ispirato un gioco di parole circa la sua presenza in Russia. Una frase (&ldquo;Le possibilit&agrave; che io giochi al Mondiale sono tendenti al cielo&rdquo;) volutamente ambigua, visto che pu&ograve; essere letta come grandi probabilit&agrave; di esserci ma anche come grande quota per la sua convocazione e quindi bassa probabilit&agrave;. Ma al di l&agrave; di questi giochetti, che comunque per Ibra e Raiola fanno girare il tassametro e non di poco, rimangono i discorsi umani e calcistici.  Quelli del primo tipo riguardano l&rsquo;orgoglio: dopo il ritiro post Euro 2016 ad Ibrahimovic, che considerava con ragione la Svezia una nazionale di serie B e con poche chance di qualificazione in un girone dove c&rsquo;erano Francia e Olanda, &egrave; tornata la voglia del pi&ugrave; grande palcoscenico del pianeta per chiudere in bellezza la sua carriera internazionale e poi tirare avanti fino a quando pu&ograve; nei Galaxy, magari poi in Cina. Il punto &egrave; che ritiene che, per il suo status e per quello che ha fatto per la nazionale svedese in passato (62 gol in 116 partite, due ottavi di finale mondiali nel 2002 e nel 2006), ritiene che la sua presenza debba essere richiesta. Il commissario svedese Janne Andersson, consapevole del potere mediatico di Ibra, astutamente non gli ha mai chiuso le porte ma ritiene che debba essere il giocatore a fare il primo passo. Insomma, non vediamo ostacoli insormontabili.&nbsp;  Poi c&rsquo;&egrave; l&rsquo;aspetto sportivo, perch&eacute; sembra che stiamo parlando dell&rsquo;Ibra di sempre quando invece l&rsquo;Ibra di sempre non si &egrave; ancora ripreso dall&rsquo;infortunio al legamento crociato che di fatto ha chiuso la sua storia con il Manchester United. Le poche partite giocate quest&rsquo;anno in Premier League (da ricordare in particolare il derby di andata con il City) sono state penose prima di bloccarsi di nuovo e di sbarcare nella MLS dove finora ha segnato tre gol in tre partite che abbiamo visto tutti (i gol, non le partite per cui servono stomaci forti) ma che di per se non dicono se l&rsquo;Ibra attuale sia almeno un parente dell&rsquo;Ibra di una volta. A suo favore gioca la qualit&agrave; delle punte della nazionale di Andersson, nei 180 minuti con l&rsquo;Italia di Ventura capaci di mezzo tiro in porta in totale. Toivonen e Berg hanno cinque anni meno di Ibra ma sembrano pi&ugrave; ex di lui, mentre il pi&ugrave; giovane ma molto pi&ugrave; grezzo Guidetti &egrave; solo da qualche settimana che &egrave; tornato titolare nell&rsquo;Alaves. Interessante la stagione di Thelin nel Beveren, il meno peggio fra tutti questi attaccanti fisicati sembra proprio lui. Tornando alla scommessa, Ibra convocato al Mondiale sarebbe da giocare.&nbsp; 

Fra tweet e marketing, la marcia di avvicinamento del campione svedese a Russia 2018 &egrave; iniziata. Il problema &egrave; che sia lui sia il c.t. Andersson pretendono che sia l&#39;altro a fare il primo passo...

Scommettere su Ibrahimovic

Fra gli spettatori pi&ugrave; interessati del disastro azzurro nello spareggio mondiale contro la Svezia c&rsquo;era di sicuro Zlatan Ibrahimovic, pochi giorni prima del suo rientro in campo con il Manchester United, sabato scorso contro il Newcastle. Perch&eacute; Janne Andersen ha un bel dire che la sua nazionale per Russia 2018 &egrave; gi&agrave; fatta, ma rimane il fatto che il livello medio dei suoi attaccanti &egrave; scadente e in ogni caso di molto inferiore a quello degli altri reparti: il meno peggio, Marcus Berg, gioca negli Emirati Arabi, e gli altri tre (Toivonen, Guidetti e Thelin) troverebbero a fatica un posto anche nella fascia bassa della nostra serie A. Insomma, i media svedesi non hanno giustamente perso tempo facendosi la fatidica domanda: Ibra andr&agrave; ai Mondiali?  Partiamo dalla fine, cio&egrave; dall&rsquo;infortunio sub&igrave;to contro l&rsquo;Anderlecht in Europa League che lo ha tenuto lontano dal campo per sette mesi. Lo stesso Ibra, togliendosi per qualche minuto la sua maschera, ha spiegato che il problema ai legamenti del ginocchio &egrave; stato pi&ugrave; grave di quanto lui pensasse, non dal punto di vista medico ma da quello psicologico: forse, ma&nbsp; lui non ha detto, il trentaseienne capocannoniere nella storia della nazionale svedese (62 gol) ha per la prima volta pensato al dopo-calcio. Questo non gli ha impedito di rientrare con quasi due mesi di anticipo rispetto al previsto, per s&eacute; stesso ma anche per dare una mano a un Manchester United 8 punti in classifica dietro al City e alle prese con altre situazioni mediche complicate (su tutte Pogba). Un club al quale dopo poco pi&ugrave; di un anno (e 28 gol) Ibra sembra pi&ugrave; legato che ad altre realt&agrave; in cui &egrave; stato grande, non fosse altro che perch&eacute; il rinnovo del contratto l&rsquo;ha firmato in agosto, da infortunato.  Venendo alla nazionale, l&rsquo;Ibra tifoso di Solna (a fianco di Mourinho: chiss&agrave; cosa avranno detto della grande prova di Lindelof, di solito scadente nello United&hellip;) e l&rsquo;Ibra twittante (&ldquo;We are Sweden&rdquo;) pochi minuti dopo l&rsquo;impresa di San Siro sta lanciando evidenti messaggi al c.t., anche se non si abbasser&agrave; mai a chiedere un posto in squadra. &Egrave; ovvio che il lavoro sporco lo faranno i media svedesi, gli appassionati di tutto il mondo e magari la stessa FIFA, affamata di personaggi in un Mondiale che ha perso grandi mercati televisivi come Cina, Stati Uniti e, diciamolo, Italia. Nel dopo Italia-Svezia la prima uscita sul tema da parte di Andersson non &egrave; stata felicissima: &ldquo;Incredibile, stiamo ancora parlando di un giocatore che lasciato la Svezia un anno e mezzo fa&hellip; Comunque adesso la squadra gioca diversamente rispetto a quando c&rsquo;era lui&rdquo;. L&rsquo;emozione del momento gli ha di sicuro fatto dimenticare che stiamo parlando del leader di 2 Mondiali, 4 Europei, del secondo sportivo svedese di tutti i tempi dietro Bjorn Borg, ma soprattutto di uno che per la nazionale ha sempre dato l&rsquo;anima lanciando un messaggio importantissimo: nel calcio di club vado dove mi pagano meglio e ho le opportunit&agrave; migliori, sono fra l&#39;altro l&rsquo;unico a dirlo apertamente, ma la nazionale &egrave; un&rsquo;altra cosa. La storia personale di Andersson (carriera inesistente come calciatore e modesta come allenatore fino al titolo nazionale con il Norrk&ouml;ping due anni fa) porta a pensare che non sappia e non voglia gestire giocatori come Ibra, ma da qui a giugno tante cose possono succedere.&nbsp; 

Il fuoriclasse svedese &egrave; appena rientrato con il Manchester United, dopo sette mesi di assenza per infortunio, ed il c.t. Andersson inizia ad avvertire una certa pressione mediatica...

L&#39;ultimo Mondiale di Ibrahimovic

BUFFON 6 - Se l&rsquo;Italia non fosse un paese utile alla causa della Coppa del Mondo, per diritti televisivi e altro, il mezzo rigorino sui piedi di Toivonen sarebbe diventato rigore intero. Incolpevole sul tiro di Johansson, con la sfortunata deviazione di De Rossi. Per il resto mai davvero chiamato in causa, a conferma della buona partita difensiva degli azzurri.  BARZAGLI 6,5 - Soffre un po&rsquo; Toivonen, ma si aggrappa al mestiere. Pochi errori, nonostante spesso dalle sue parti si presenti anche Forsberg. Sicuro nelle chiusure quando la Svezia prova i suoi rari contropiede.  BONUCCI 6 - Intenso e concentrato nei corpo a corpo con le punte svedesi spalle alla porta, ma senza l&rsquo;abituale qualit&agrave; nel far ripartire il gioco.  CHIELLINI 6,5 &ndash; Una sua ingenuit&agrave; regala un&rsquo;occasione a Berg, ma non &egrave; quasi mai in affanno.  CANDREVA 6 - Le prime vittime del 3-5-2 sono di solito gli esterni, ma lui fa senz&rsquo;altro peggio del suo collega sulla sinistra limitandosi a cross dalla tre quarti. Inizia per&ograve; bene il secondo tempo e dal suo piede nascono situazioni che con attaccanti pi&ugrave; in forma sarebbero state buone.  VERRATTI 5 - Solita partita azzurra n&eacute; carne n&eacute; pesce, dal centro-sinistra dialoga discretamente con Darmian, almeno nel primo tempo, ma incide poco. Il giallo per l&rsquo;inutile fallo su Berg gli far&agrave; perdere il ritorno.  DE ROSSI 5 - La battaglia &egrave; il suo ambiente naturale, nel festival dei gomiti troppo alti dove per&ograve; gli svedesi li tengono pi&ugrave; alti degli azzurri: la faccia da duro non si &egrave; accompagnata per&ograve; alla costruzione.  PAROLO 5,5 - Giusto da compitino con il pallone fra i piedi, &egrave; il migliore azzurro negli inserimenti ma la palla davvero buona non gli capita mai.  DARMIAN 7 - In copertura soffre poco gli svedesi e si propone con molta continuit&agrave; e qualit&agrave;: regala un pallone d&rsquo;oro a Belotti e al 25&rsquo; del secondo tempo con un gran destro da fuori colpisce un palo che rischia di entrare, dalla parte sbagliata, nella storia del calcio italiano.  IMMOBILE 5 - Ha fatto qualche scatto dei suoi, ma non c&rsquo;era nessuno a lanciarlo: mai ha messo in difficolt&agrave; Lindelof e Granqvist. Un piccolo infortunio lo ha condizionato, ma da pretoriano di Ventura ha risposto presente.  BELOTTI 4 - Ancora fuori condizione, del resto con Zaza sano sarebbe rimasto in panchina. Dopo 6 minuti Darmian gli mette sulla testa il gol del vantaggio e probabilmente del Mondiale, ma lui mette fuori di poco. Da l&igrave; in poi il buio assoluto, toccando pochissimi palloni.  EDER 5&nbsp;(dal 20&rsquo; st) - Quasi mezz&rsquo;ora da quasi invisibile, con una Svezia schiacciata nella sua area.  INSIGNE senza voto (dal 31&rsquo; st) - Nelle sconfitte gli assenti hanno sempre ragione e a San Siro pu&ograve; essere lui il salvatore della patria.  VENTURA 5 - Aveva preparato una onestissima partita di contenimento e ripartenze, con tanto di 3-5-2 blindato, ma le cattive condizioni fisiche delle punte hanno tenuto troppo basso il baricentro della squadra e quindi &egrave; venuto bene soltanto il contenimento. La Svezia non &egrave; certo stata una sorpresa, ha giocato esattamente come contro Francia e Olanda nel suo girone, le lamentele contro il gioco fisico sanno quindi un po&rsquo; di debolezza. Coraggioso il c.t. nel quarto d&rsquo;ora finale a giocarsi qualificazione e carriera con l&rsquo;amato 4-2-4, con Insigne al posto di Verratti, anche se pi&ugrave; di un cambio di schema si &egrave; vista disperazione. Qualificazione ancora aperta, ovviamente: l&rsquo;apocalisse paventata da Tavecchio non &egrave; probabile, ma dopo la Friends Arena &egrave; pi&ugrave; che possibile.  SVEZIA (4-4-2): Olsen 5, Krafth 5,5 (dal 38&rsquo; Svensson sv), Lindelof 7, Granqvist 6,5, Augustinsson 7, Claesson 6, Larsson 5,5, Ekdal 6,5 (dal 12&rsquo; st Johansson 6), Forsberg 7, Berg 6,5 (dal 29&rsquo; st Thelin sv), Toivonen 7. Allenatore: Andersson 7.  Arbitro: Cakir 7. 

Le pagelle dell&#39;andata del playoff mondiale: l&#39;esterno del Manchester United &egrave; il migliore degli azzurri di Ventura, che contro una Svezia fisica e ordinata hanno per&ograve; costruito troppo poco e pagato le cattive condizioni di Belotti e Immobile

Svezia-Italia 1-0, si salva solo Darmian

Ottant&#39;anni sono tanti. Per un mito come sir Bobby Charlton, che li ha appena compiuti, sono tantissimi visto che avrebbe potuto chiudere la sua esistenza a ventuno, il 6 febbraio 1958, quando il disastro aereo di Monaco di Baviera distrusse il Manchester United di Matt Busby. Morirono 8 giocatori, fra i quali il grande Duncan Edwards (dopo due settimane di agonia), 8 giornalisti e altre 7 persone, senza contare i feriti gravi e chi pur riprendendosi non avrebbe pi&ugrave; giocato a calcio, come Jackie Blanchflower. Pur non essendo amanti di questo tipo di retorica, perch&eacute; un giocatore del Torino o della Chapecoense vale come un geometra o un panettiere, bisogna dire che la tragedia di Monaco &egrave; stata sempre ricordata in modo molto sobrio (la parte del museo dell&#39;Old Trafford ad essa dedicata &egrave; limitata a qualche ritaglio di giornale e a un video) e che Charlton per primo ne ha sempre parlato pochissimo, presenziando alle commemorazioni ma evitando di sporcare con le parole un ricordo che per lui ha rappresentato una prima morte, o se vogliamo l&#39;inizio di una seconda vita da calciatore di successo e poi da ex calciatore di professione, uomo immagine di tante candidature fallite (tipo il Mondiale 2006) ma anche dei Giochi Olimpici 2012: negli ultimi quattro decenni ha in sostanza soltanto interpretato la parte di Bobby Charlton, ma lo ha fatto bene e senza mai cadere nella tentazione di fare l&#39;ex del genere &#39;ai miei tempi&#39;. A Monaco la sua fortuna fu quella di non rimanere intrappolato nell&#39;aereo, durante quel fallito decollo, ma di essere in pratica sparato fuori dopo lo schianto. Dei giocatori superstiti sono rimasti in vita ormai soltanto lui e il pi&ugrave; anziano (di 5 anni)&nbsp;Harry Gregg: il portiere nordirlandese, rimasto quasi illeso, fu quello che prest&ograve; i primi soccorsi ai compagni ed il primo volto che Charlton vide quando credeva di essere ormai morto. Gregg non era in campo tre settimane prima in Nord Irlanda-Italia 2-1 (aveva per&ograve; giocato all&#39;andata), la partita che segn&ograve; l&#39;eliminazione degli azzurri nel girone di qualificazione mondiale, ma ridivent&ograve; titolare in Svezia vincendo anche il Guanto d&#39;Oro come miglior portiere della manifestazione, con la sua squadra splendidamente ai quarti perdendo con la Francia di Kopa e Fontaine. Quello fu anche il primo dei quattro Mondiali giocati da Charlton con l&#39;Inghilterra: recupero miracoloso e grande carriera con mille vittorie&nbsp;pi&ugrave; la gemma del 1966. La sua seconda vita non se l&#39;&egrave; giocata male. 

La seconda vita di Bobby Charlton

        Per trovare il primo precedente mondiale fra Italia e Svezia bisogna risalire a Brasile 1950, anche se non bisogna dimenticare che prima del 1930 i Giochi Olimpici avevano per il calcio un valore quasi da Coppa del Mondo e che nel 1912 proprio a Stoccolma l'Italia allenata da un giovanissimo Vittorio Pozzo aveva sconfitto per 1 a 0 i padroni di casa nel torneo di consolazione. 38 anni dopo, nel primo Mondiale del dopoguerra, Italia e Svezia erano state sorteggiate nello stesso girone di Paraguay e India. Ma poco prima dell'inizio il girone divent&ograve; a tre squadre, per il ritiro dell'India dovuto un po' al divieto della FIFA di giocare a piedi nudi (ai Giochi di Londra 1948 met&agrave; della selezione indiana aveva giocato in questo modo e anche con buoni risultati) e molto alla scarsa considerazione che l'India, fresca di indipendenza, dava al Mondiale rispetto ad un'Olimpiade. Da notare che mai pi&ugrave; l'India avrebbe avuto questa opportunit&agrave;... Siccome al turno successivo sarebbe passata soltanto la prima del girone la partita d'esordio fra Italia e Svezia fu da subito decisiva. Domenica 25 giugno al Pacaembu di San Paolo la Nazionale guidata da Ferruccio Novo, il presidente del Grande Torino distrutto l'anno prima a Superga, disput&ograve; una ottima partita contro i campioni olimpici in carica, che schieravano talenti come Hasse Jeppson e Lennart Skoglund, che di l&igrave; a poco sarebbero arrivati in serie A. L'Italia inizi&ograve; benissimo andando in vantaggio con Carapellese su assist di Cappello e sfiorando pi&ugrave; volte il raddoppio con Muccinelli, poi gli svedesi si imposero soprattutto sul piano fisico ma anche grazie alla classe di Jeppsson, che fece impazzire Parola segnando due gol che insieme a quello di Andersson portarono la partita sul 3 a 1. A questo punto quella che si poteva considerare quasi un'Italia B, visto che fino al 1949 quasi tutta la nazionale era composta dai giocatori del Torino, gioc&ograve; un ultimo quarto d'ora di intensit&agrave; straordinaria: altro assist di Cappello e gol del 2-3 di Muccinelli, poi si scaten&ograve; Boniperti che costrinse il portiere svedese a due miracoli. Proprio al 90' Carapellese prese la traversa e le speranze dell'Italia, bicampione del mondo in carica, finirono l&igrave;. Con tanti rimpianti, grande onore e qualche giustificazione come quella della stanchezza per il viaggio fatto in nave visto che il ricordo di Superga era ancora troppo fresco. Sempre a San Paolo gli azzurri avrebbero poi battuto il Paraguay 2 a 0, ma la vera partita era stata gi&agrave; persa.&nbsp;       

Il primo incrocio fra l'Italia e la Svezia in un Mondiale risale a Brasile 1950, in una partita che da subito disse che la Coppa Rimet sarebbe passata di mano...

Eliminati da Jeppson

POLONIA La nazionale che ospiter&agrave; l'Euro Under21 arriva senza le sue stelle pi&ugrave; splendenti: all'appello mancheranno, infatti, Milik e Zielinski. I due, infatti, non potranno rispondere alla convocazione del ct Marcin Dorna perch&eacute; bloccati dal Napoli. &#8232;Insomma, i padroni di casa potevano essere &ndash; se non favoriti &ndash; certi protagonisti della manifestazione e, invece, dovranno sudare pi&ugrave; del previsto per passare il turno e accedere alle semifinali. I giocatori per provare a far bene non mancano comunque: c'&egrave; il sampdoriano Linetty in mediana, c'&egrave; il centrocampista offensivo Kapustka &ndash; reduce, per&ograve;, da una stagione buttata al Leicester &ndash; e c'&egrave; un centravanti interessante come Stepinski che con la maglia del Nantes ha segnato 4 reti e fornito altrettanti assist in Ligue 1 e si candida come terminale offensivo ideale del 4-2-3-1 che verr&agrave; proposto da Dorna. In rosa altre due conoscenze del calcio italiano: il portiere Dragowski della Fiorentina e il difensore del Napoli (ma al Carpi nell'ultima stagione) Lasicki.  La stella: Karol Linetty Centrocampista interessante gi&agrave; ai tempi del campionato polacco, ha dimostrato tutte le sue qualit&agrave; anche in un campionato pi&ugrave; probante come la Serie A. Avr&agrave; la squadra nelle sue mani.  L'esperto: Bartosz Kapustka Protagonista nell'Europeo dei grandi lo scorso anno, &egrave; reduce &ndash; come dicevamo &ndash; da una stagione tutt'altro che positiva. Resta, per&ograve;, un giocatore di caratura superiore e che sa come comportarsi in partite importanti.  La sorpresa: Dawid Kownacki &Egrave; una punta centrale capace di giostrare come ala destra e l&igrave;, con ogni probabilit&agrave;, giocher&agrave; durante l'Euro Under21. Tenetelo d'occhio perch&eacute; ha numeri ed &egrave; prolifico.  &nbsp;  SLOVACCHIA Il ct Pavel Hapal ha una nazionale discreta, ma un girone non facile da superare. Per&ograve; le sorprese (Svezia docet due anni fa) sono all'ordine del giorno e, dunque, la selezione slovacca non parte per nulla battuta. C'&egrave; dell'Italia anche qui, con Skriniar a tener le redini della difesa e il ternano Valjent a giocarsi il posto da terzino destro nel 4-2-3-1. Noto alle cronache nostrane &egrave; anche il centravanti Vestenicky, ex Roma Primavera e Modena, prolificissimo nelle altre nazionali giovanili, ma ancora a secco di reti in Under 21. A suggerire l'ultimo passaggio agli attaccanti saranno Bero e Rusn&agrave;k, due giocatori di qualit&agrave; che hanno scelto di emigrare in Turchia e Stati Uniti.&#8232;Da segnalare anche l'esperto Lobotka a centrocampo, che gioca nel Nordsjaelland in Danimarca, e il difensore centrale Bradislac Ninaj, reduce da una stagione al Westerlo in Belgio.  La stella: Matus Bero Dopo una stagione da 15 gol e 8 assist in Slovacchia, Bero ha scelto la strada della Turchia e si &egrave; accasato al Trabzonspor dove ha giocato, segnato e assistito meno. Conta gi&agrave; tre presenze in nazionale maggiore, ma pu&ograve; essere il trascinatore di questa Under 21.  L'esperto: Milan Skriniar Anche qui &egrave; la Sampdoria a fare la voce grossa, presentando il suo difensore come uno dei migliori giocatori della squadra. Pu&ograve; essere, per lui, la vetrina giusta per mettersi definitivamente in luce e spiccare il volo.  La scommessa: Laszlo Benes Qualitativo centrocampista del Borussia M&ouml;nchengladbach, Benes ha il talento giusto per diventare un giocatore verissimo. &Egrave; tra i pi&ugrave; giovani della spedizione: la sua stella pu&ograve; brillare davvero.  &nbsp;  SVEZIA Tempi belli, quelli del 2015. Con un John Guidetti a fare il matto e a dominare, con Hiljemark a farsi notare e dettare i tempi e Lindelof a dimostrare tutte le sue qualit&agrave;. &#8232;La Svezia di Hakan Ericson che arriva in Polonia da campione in carica &egrave; meno affascinante, meno promettente ed &egrave; meno probabile che diventi una sorpresa. &#8232;Per&ograve; non &egrave; certo tutto da buttare, anzi: Cibicki (origini polacche dal lato di padre) e Strandberg (mamma del Mozambico) sono una coppia d'attacco ben assortita e alle loro spalle c'&egrave; Asoro che pu&ograve; rappresentare la rivelazione del torneo. &#8232;Il centrocampo sembra il reparto pi&ugrave; interessante con Tibbling (era in campo nella finale di due anni fa) e probabilmente il talentuoso Tankovic sulle fasce e una coppia fisica al centro composta da Hallberg (propriet&agrave; Udinese, in prestito al Kalmar) e dall'esperto Olsson. &#8232;Punto debole, forse, la difesa dove i terzini Wahlqvist a destra e Lundqvist a sinistra (insediato dall'interessantissimo Ssewankambo) rappresentano i prospetti pi&ugrave; solidi, oltre a un nome sul quale potremmo scommettere rischiando un po': il centrale Dagerst&aring;l.  La stella: Kristoffer Olsson Un passato nell'Arsenal (nel settore giovanile e una presenza tra i grandi in Coppa di Lega), poi il ritorno in Scandinavia. Olsson cerca spazi per rilanciarsi e siamo certi che il suo nome torner&agrave; sulla ribalta presto.  L'esperto: Simon Tibbling Un suo gol, nella partita contro il Portogallo, cost&ograve; all'Italia l'eliminazione dall'Europeo di due anni fa. &Egrave; un giocatore esperto per l'Under 21 e l'esperienza nel campionato olandese gli ha gi&agrave; dato l'opportunit&agrave; di alzare l'asticella.  La scommessa: Joel Asoro Ha 18 anni, gioca nel Sunderland e ha gi&agrave; esordito in Premier League. A parte questi dati, Asoro &egrave; una punta rapida, ambidestra e con una grande capacit&agrave; di dribblare il diretto avversario. La scheggia impazzita di una Svezia quadrata.  &nbsp;  INGHILTERRA Si staglia luminoso all'orizzonte il futuro del calcio inglese. L'Under 20 &egrave; fresca di vittoria mondiale, l'Under 21 si presenta con buon credenziali all'Europeo polacco. &#8232;Il commissario tecnico Aidy Boothroyd ha in rosa giocatori gi&agrave; parecchio esperti e anche parecchio importanti per le squadre di club in cui giocano. &#8232;Gi&agrave; il portiere, Pickford, &egrave; retrocesso col Sunderland, ma &egrave; un nome caldo sul mercato e per cifre non certo secondarie; in difesa c'&egrave; da tener d'occhio il centrale dello Swansea Mason (propenso al gol) e il collega di reparto Chambers, reduce dal prestito al Middlesbrough ma di propriet&agrave; dell'Arsenal. &#8232;Tra centrocampo e attacco i prospetto migliori: l'ex Napoli e ora tassello del Chelsea Chalobah, il gi&agrave; maturo Ward-Prowse del Southampton e il fantasioso Nathan Redmond, pronto al salto nella nazionale maggiore nel prossimo futuro. Tenete d'occhio il centravanti Abraham: &egrave; reduce da 26 reti in stagione con la maglia del Bristol.  La stella: Nathan Redmond Protagonista assoluto del Southampton, di cui &egrave; titolare fisso, &egrave; il giocatore che dar&agrave; imprevedibilit&agrave; al 4-3-3 inglese. Gi&agrave; noto ai pi&ugrave;, ha la chance per diventare un vero giocatore top.  L'esperto: James Ward-Prowse Dovrebbe indossare la fascia da capitano e per esperienza in Premier League saranno galloni strameritati. Occhio ai suoi inserimenti: ha gi&agrave; segnato diversi gol in Under 21.  La sorpresa: Tammy Abraham I numeri dell'ultima stagione ve li abbiamo gi&agrave; riferiti. C'&egrave; da sapere che &egrave; di propriet&agrave; del Chelsea e l&igrave; torner&agrave; dopo la prolifica annata al Bristol: chiss&agrave; se Conte punter&agrave; su di lui o se vorr&agrave; testarlo in una squadra di Premier che gli possa garantire la titolarit&agrave;. Di certo, in questo Euro Under 21, pu&ograve; mettersi in mostra per convincere l'ex ct azzurro.  Edoardo Cozza

Europeo Under 21, presentazione del Girone A

Il bilancio di Euro 2016, squadra per squadra

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L'Europeo azzurro in 20 scatti

La Svezia non batte i Diavoli Rossi da ben 55 anni ma &egrave; obbligata a vincere per sperare nel ripescaggio, mentre al Belgio basta un punto per passare come seconda. Potrebbe essere l'ultima partita di Ibrahimovic con la casacca svedese. Witsel (3') viene imbeccato da Hazard ma calcia alto sopra la traversa, Berg (5') si vede respingere la conclusione da Courtois. Al 25' buona combinazione del Belgio, con palla che arriva a De Bruyne, tiro parato da Isaksson. Un minuto pi&ugrave; tardi ci prova Ibrahimovic, ma non riesce ad imprimere la giusta forza al suo tiro che finisce sul fondo. Nel primo tempo non succede altro di rilevante. Ibra ci riprova di testa (51') con un'incornata alta e poi Ekdal (53') spara fuori da lontano. Lukaku (64') spreca un buon suggerimento di De Bruyne, il quale scarica poi un potente mancino (66')&nbsp;su cui si salva&nbsp;la difesa svedese. Ancora Lukaku (79') si gira in maniera egregia ma spedisce sopra la traversa e poco dopo Mertens si fa respingere il tentativo di destro da Isaksson. All'83' la Svezia quasi sorprende la difesa belga con Granqvist, ma un minuto dopo Radja Nainggolan estrae dal cilindro una delle sue stoccate dalla distanza e segna la rete che decide l'incontro. L'ultimo ad arrendersi &egrave; Ibrahimovic (86'), che tira al volo ma non riesce ad inquadrare la porta. Belgio secondo: scandinavi ultimi, eliminati e, da domani, orfani di Zlatan Ibrahimovic.  IL TABELLINO  Nizza, 22 giugno Svezia-Belgio 0-1 84' Nainggolan. Svezia (4-4-2): Isaksson; Lindelof, Johansson, Granqvist, Olsson; Larsson (70' Durmaz), Ekdal, Kallstr&ouml;m, Forsberg (82' Zengin); Berg (63' Guidetti), Ibrahimovic. In&nbsp;panchina: Lustig, Olsen, Jansson, Hiljemark, Wernbloom, Augustinsson, Lewicki, Kujovic, Carlgren. Ct: Hamr&eacute;n. Belgio (4-2-3-1): Courtois; Meunier, Alderweireld, Vermaelen, Vertonghen; Nainggolan, Witsel; Ferreira Carrasco (71' Mertens), Hazard (C) (90'+3 Origi), De Bruyne; R. Lukaku (87' Benteke). In panchina: Fellaini, Mignolet, Gillet, Denayer, Kabasele, Demb&eacute;l&eacute;, J. Lukaku, Batshuayi, Ciman. Ct: Wilmots. Arbitro: Brych (Germania). Note: ammoniti Meunier, Ekdal, Johansson, Witsel; recupero: 1' pt, 4' st. Uomo partita Uefa: Hazard.  Fabio Ornano @fabio_ornano

Euro 2016, Svezia-Belgio 0-1

BUFFON 6: la Svezia non lo impegna troppo, tanto da chiudere senza tiri in porta. Non subisce gol da pi&ugrave; di quattro partite. Evitabile il cartellino giallo preso nel finale.  BARZAGLI 6,5: prestazione senza sbavature. Si conferma una sicurezza, anche se l&rsquo;attacco svedese &egrave; davvero scialbo (zero tiri in porta in due partite).  BONUCCI 6: pomeriggio abbastanza tranquillo per il difensore bianconero. Prova ancora una volta a far partire l'azione, ma questa volta non fa scaturire azioni pericolose.  CHIELLINI 6,5: vince il duello con Ibrahimovic. Guadagna e batte velocemente la rimessa laterale da cui nasce il gol-partita.  CANDREVA 6: si dimostra in forma macinando parecchi chilometri sulla fascia. Impreciso nei passaggi.  PAROLO 6,5: va vicino alla gloria personale con la traversa colpita a pochi minuti dal termine, con le squadre ancora sullo 0-0.  DE ROSSI 6: meglio in fase di rottura, delude in impostazione: non a caso Conte lo richiama in panchina per mettere davanti alla difesa un organizzatore come Thiago Motta.  Dal 74&rsquo; THIAGO MOTTA 6: entra nel finale di gara, quando l&rsquo;Italia insiste a premere maggiormente.  GIACCHERINI 6: pi&ugrave; in ombra rispetto alla gara contro i belgi, anche se nel finale di gara fa partire dai suoi piedi la parabola per Paolo, che centrer&agrave; la traversa.  FLORENZI 6,5: l&rsquo;Italia ha giovato dell'inserimento nell&rsquo;undici titolare del romanista. La sua presenza nell'undici titolare al posto di Darmian era l'unico cambio di Conte rispetto alla formazione mandata in campo al debutto.  Dall&rsquo;85&rsquo; STURARO sv: subentra a Florenzi negli ultimi minuti.  PELL&Egrave; 5: un passo indietro rispetto alla gara di Lione. Non impensierisce la retroguardia giallobl&ugrave;, che non ha paura di giocare sul fisico.  dal 60&rsquo; ZAZA 6,5: entra al posto di uno spento Pell&egrave; e a lungo fa arrabbiare Conte. Sua la magnifica sponda sul gol di Eder.  EDER 6,5: fino all&rsquo;88&rsquo; &egrave; probabilmente il peggiore degli Azzurri. Sbaglia molti tocchi e chiude il primo tempo senza completare un solo passaggio, unico dei ventidue in campo. Amostra una serpentina delle sue e decide il match, diventando l&rsquo;eroe di giornata. Un gol alla Baggio.  CONTE 6,5: l'Italia spezza la maledizione della seconda giornata e festeggia la qualificazione aritmetica agli ottavi di finale. Dopo la prova di carattere con il Belgio, fa un passo indietro sul gioco, ma &egrave; anche vero che non corre grossi pericoli. Tiene in campo Eder fino alla fine e la scelta gli d&agrave; ragione.&nbsp; La qualificazione ottenuta in anticipo gli permetter&agrave; di lavorare con pi&ugrave; calma nella preparazione della fase a diretta.  Giovanni Del Bianco @g_delbianco

Italia-Svezia 1-0: Eder si riscatta nel finale, difesa impenetrabile

Azzurri in cerca di conferme dopo il convincente e vincente esordio contro il Belgio, che ha portato gli uomini di Conte ad ottenere il plauso di gran parte della stampa estera. Svezia gi&agrave; ad un crocevia che potr&agrave; dire di pi&ugrave; sulle effettive chance di qualificazione, dopo il pareggio con l'Irlanda nella prima gara. Conte cambia solo una pedina, inserendo Florenzi per Darmian, mentre Hamr&eacute;n sostituisce Berg con Guidetti, oltre ad inserire Johansson ed Ekdal. Prima frazione bloccata, senza vere occasioni: ci si deve accontentare di un destro strozzato di Florenzi (10'), un colpo di testa sbilanciato di Ibrahimovic (28') su traversone di Kallstr&ouml;m e un destro pretenzioso di Guidetti (40'), che esce nettamente sul fondo. Portieri quindi non impegnati, ma si pu&ograve; tranquillamente dire altrettanto degli attaccanti. Nel complesso, 45 minuti bruttini soprattutto per colpa di un'Italia disunita e che non pressa gli avversari: tutto il contrario rispetto alla gara d'esordio. Bene Olsson e Forsberg nella Svezia. Dalla panchina azzurra si percepisce che Conte sta per effettuare qualche cambio nello scacchiere azzurro, soprattutto in attacco. Pell&egrave; (49') riesce a liberare un destro sul fondo prima di essere sostituito da Zaza, poi Parolo (51') calcia in scivolata ma viene murato in corner. Grande spavento per i tifosi italiani al 72', quando Olsson serve sul secondo palo Ibrahimovic: Buffon &egrave; fuori causa, ma Ibra non riesce a segnare. Ad ogni modo, fuorigioco. Pi&ugrave; concreta la palla-gol costruita dall'Italia dieci minuti dopo, con Giaccherini che pesca Parolo: incornata che colpisce la parte superiore della traversa. Quella che si avvia alla fine &egrave; una partita scialba, che viene incredibilmente cambiata all'88'. Zaza sfiora di testa e serve&nbsp;&Eacute;der, che si accentra e si infila di forza nella difesa svedese: il suo destro sul montante pi&ugrave; lontano non lascia scampo ad Isaksson. L'ultima chance &egrave; per Candreva, che in diagonale non riesce a superare l'estremo difensore avversario. Italia-Svezia termina cos&igrave; 1-0, cambiando di colpo il discorso qualificazione per entrambe. Gli uomini di Conte a questo punto sono gi&agrave; matematicamente agli ottavi, mentre la Svezia se la vedr&agrave; nell'ultima difficilissima gara contro il Belgio, verosimilmente per lottare con le altre terze. Per dovere di cronaca, Italia deludente e povera di idee, principalmente a causa di un approccio negativo alla gara.  I PI&Ugrave; E I MENO  + &Eacute;der: ripaga la fiducia di Conte, impegnandosi per tutta la gara. Assolo formidabile per la rete che decide l'incontro.  + Marco Parolo: tanto lavoro oscuro, ma anche inserimenti puntuali. Per lui una traversa nel secondo tempo.  + Jonas Olsson: &egrave; un pericolo costante sulla corsia mancina. Sforna cross a ripetizione, con efficacia.  + Kim Kallstr&ouml;m: l'Italia raramente riesce a passare nella sua zona, perch&eacute; si fa valere con grande esperienza.  - Graziano Pell&egrave;: quasi mai nel vivo dell'azione, non si interfaccia bene con i compagni ed in particolare con &Eacute;der.  - John Guidetti: classico attaccante tutto fisico e gomiti alti. Oggi non gli &egrave; andata bene.  - Erik Johansson:&nbsp;titubante se pressato, ma l'Italia non si &egrave; resa bene conto di questo particolare.  IL TABELLINO  Tolosa, 17 giugno Italia-Svezia 1-0 88' &Eacute;der. Italia (3-5-2): Buffon; Barzagli, Bonucci, Chiellini; Candreva, Parolo, De Rossi (74' Thiago Motta), Giaccherini, Florenzi (85' Sturaro); Pell&egrave; (60' Zaza), &Eacute;der. In panchina: Sirigu, Marchetti, Ogbonna, De Sciglio, Darmian, Bernardeschi, El Shaarawy, Insigne, Immobile. Ct: Conte. Svezia (4-4-2): Isaksson; Lindel&ouml;f, Johansson, Granqvist, Olsson; Larsson, Ekdal (79' Lewicki), Kallstr&ouml;m, Forsberg (79' Durmaz); Guidetti (85' Berg), Ibrahimovic. In panchina: Lustig, Olsen, Jansson, Hiljemark, Wernbloom, Augustinsson, Kujovic, Zengin, Carlgren. Ct: Hamr&eacute;n. Arbitro: Kassai (Ungheria). Note: ammoniti De Rossi, Olsson, Buffon; recupero 0' pt, 3'st. Uomo partita Uefa: &Eacute;der.  Fabio Ornano @fabio_ornano

Euro 2016, Italia-Svezia 1-0

Irlanda-Svezia &egrave; andata proprio come ce l'aspettavamo: poca tecnica e ritmo alto. La partita che ha inaugurato il girone dell'Italia &egrave; stata poco spettacolare, ma comunque godibile, perch&eacute; fino all'ultimo non ha avuto un vero padrone e perch&eacute; per tutti i 90' si &egrave; avuta l'impressione che l'equilibrio potesse spezzarsi da un momento all'altro. Proprio per questo, il pari finale &egrave; il punteggio che rispecchia i valori del campo. Nel primo tempo &egrave; stata l'Irlanda ad avere le migliori chance, con i tiri da fuori di Brady ed Hendrick (con quest'ultimo che ha centrato una traversa) e con la scivolata in leggero ritardo di O'Shea, che non &egrave; riuscito a correggere in rete da due passi. La compagine di O'Neill ha trovato a inizio ripresa il vantaggio che avrebbe meritato di cogliere nella prima frazione di gioco e lo ha fatto con un gran destro di controbalzo di Wes Hoolahan, centrocampista del Norwich. Dopo il vantaggio irlandese, la Svezia s&egrave; uscita dal torpore e ha cominciato a far prevalere la superiore qualit&agrave;. Zlatan Ibrahimovic, assente ingiustificato nel primo tempo, si &egrave; ricordato improvvisamente della promessa fatta ai suoi tifosi e si &egrave; caricato l'attacco sulle spalle, cominciando ad impensierire con le sue giocate i difensori biancoverdi. L'attaccante del Paris SG ha dovuto cantare e portare la croce, perch&eacute; in avanti la Svezia, per quanto abbia cominciato a stazionare di pi&ugrave; nella met&agrave; campo avversaria, non &egrave; riuscita a creare pericoli di rilievo. Alla fine, proprio da un suo cross dal fondo, su azione nata da un geniale tacco di Forsberg, &egrave; scaturito il punto del pareggio. La frittata la combina il difensore Clark, nel tentativo di anticipare di testa il neoentrato Guidetti: autorete. Sar&agrave; il gol che chiuder&agrave; il match e l'1-1 finale far&agrave; sorridere soprattutto Italia e Belgio.  I PI&Ugrave; E I MENO  + Jeff Hendrick: le occasioni pi&ugrave; nitide del primo tempo sono i suoi tiri da fuori: parato da Isaksson il primo, respinto dalla traversa il secondo. Davvero una bella prova per questo calciatore del Derby County, che da ragazzino praticava il football gaelico. + Robbie Brady: lungo la corsia di sinistra, crea costante pericolo alla difesa svedese. Nel primo tempo ci prova con un tiro da fuori. Non gli pesa il cognome, lo stesso del grande Liam, del quale non &egrave; parente. + Wesley Hoolahan: con le sue trentaquattro primavere &egrave; uno dei giocatori pi&ugrave; esperti dell'Eire. Suo il gol che sblocca la partita a inizio ripresa. + Zlatan Ibrahimovic: dorme per un'ora, poi il suo risveglio coincide con quello della Svezia. La girata al 60' &egrave; il primo acuto. Una decina di minuti dopo propizia il pari. - Ciaran Clark: sfiora l'autogol nel primo tempo svirgolando un rinvio. Lo trova nella ripresa deviando di testa il cross di Ibrahimovic.  IL TABELLINO  St. Denis, 13 giugno IRLANDA-SVEZIA 1-1 48' Hoolahan, 72' aut. Clark. Irlanda (4-3-1-2): Randolph; Coleman, O'Shea, Clark, Brady; McCarthy (85' McGeady), Whelan, Hendrick; Hoolahan (78' Keane); Walters (64' McClean), Long. In panchina: Westwood, Given, Duffy, Keogh, Christie, Murphy, Ward, Quinn, Meyler. Ct: O'Neill. Svezia (4-4-2): Isaksson; Lustig (44' Johansson), Lindelof, Granqvist, Olsson; Larsson, Lewicki (86' Ekdal), Kallstrom, Forsberg; Berg (59' Guidetti), Ibrahimovic. In panchina: Olsen, Carlgren, Jansson, Hiljemark, Wernbloom, Durmaz, Augustinsson, Zengin, Kujovic. Ct: Hamren. Arbitro: Mazic (Serbia). Note: ammoniti McCarthy, Lindelof e Whelan; recupero: 1' pt, 3' st. Uomo partita Uefa: Hoolahan.  Giovanni Del Bianco @g_delbianco

Euro 2016, Irlanda-Svezia 1-1

Clicca sulla tabella per ingrandirla.    A cura di Fabio Ornano

Europei, convocazioni e curiosit&agrave; dalla R (Russia) alla U (Ungheria)

Il calcio in Svezia da ormai tanti anni a questa parte gravita attorno ad un solo uomo: Zlatan Ibrahimovi&#263;, che si appresta molto probabilmente a prendere parte al suo ultimo grande torneo. Tuttavia, nonostante l'entusiasmo che suscitano le prestazioni del bomber del PSG e gli obiettivi raggiunti grazie al suo apporto, le aspettative per la selezione gialloblu restano modeste. Come in verit&agrave; &egrave; quasi sempre stato, anche con la sua presenza in campo. Perch&eacute; non &egrave; azzardato ipotizzare un domani assolutamente incerto, quando il gigante di Malm&ouml; uscir&agrave; di scena. Consola per&ograve; la vittoria dell'Europeo 2015 da parte dell'Under 21: diversi membri di quella squadra hanno gi&agrave; debuttato in Nazionale maggiore e si pu&ograve; quindi sperare nel futuro. Per quanto riguarda il presente, la Svezia ha staccato il pass ai playoff contro i cugini danesi e non pu&ograve; sbagliare il debutto contro l'Irlanda: una gara gi&agrave; da dentro o fuori.  La stella: Zlatan Ibrahimovi&#263; Il miglior giocatore mai prodotto dalla Svezia. Prima punta dal fisico imponente ma allo stesso tempo agile, possiede piedi educati e tecnica raffinata. Un attaccante che incute timore sia per ci&ograve; che &egrave; capace di fare con il pallone, sia per il carattere spigoloso ed egocentrico. Un personaggio di primissimo piano, insomma. Vincente, prolifico, infiammabile, recordman, acrobatico: sono solo alcuni degli aggettivi che gli possono essere attribuiti. Figlio di genitori emigrati in Svezia dall'ex Jugoslavia (padre bosniaco e madre croata), &egrave; molto amato nel suo Paese. Capocannoniere di tutti i tempi della Nazionale con oltre 60 reti all'attivo, vanta quasi 400 gol ufficiali a livello di club, avendo giocato in 5 nazioni diverse.    Il Commissario Tecnico: Erik Hamr&eacute;n (27.06.1957) Non &egrave; riuscito a sfondare come centrocampista, decisamente come allenatore. Ha conseguito risultati di prestigio in quasi tutta la Scandinavia: vincitore di 3 Coppe di Svezia con AIK e &Ouml;rgryte, campione di Danimarca con l'Aalborg nel 2008 e di Norvegia con il Rosenborg (2009 e 2010), &egrave; stato nominato selezionatore della Svezia nel novembre 2009. Inizialmente a mezzo servizio con il Rosenborg, ha guidato la rappresentativa gialloblu agli Europei 2012 mancando per&ograve; la qualificazione ai Mondiali brasiliani, seppur allo spareggio con il Portogallo. Lascer&agrave; il posto a Janne Andersson dopo Francia 2016.   I nomi della rosa: PORTIERI: Andreas ISAKSSON (03.10.1981, Kas&#305;mpa&#351;a &ndash; TUR), Robin OLSEN (08.01.1990, Copenhagen &ndash; DAN), Patrik CARLGREN (08.01.1992, AIK)  DIFENSORI: Mikael LUSTIG (13.12.1986, Celtic &ndash; SCO), Erik JOHANSSON (30.12.1988, Copenhagen &ndash; DAN), Andreas GRANQVIST (16.04.1985, Kuban Krasnodar &ndash; RUS), Martin OLSSON (17.05.1988, Norwich City &ndash; ING), Victor LINDEL&Ouml;F (17.07.1994, Benfica &ndash; POR), Pontus JANSSON (13.02.1991, Torino &ndash; ITA), Ludwig AUGUSTINSSON (21.04.1994, Copenhagen - DAN)  CENTROCAMPISTI: Emil FORSBERG (23.10.1991, RB Lipsia &ndash; GER), Sebastian LARSSON (06.06.1985, Sunderland &ndash; ING), Albin EKDAL (28.07.1989, Amburgo &ndash; GER), Kim KALLSTR&Ouml;M (24.08.1982, Grasshopper &ndash; SVI), Oscar HILJEMARK (28.06.1992, Palermo &ndash; ITA), Pontus WERNBLOOM (25.06.1986, CSKA Mosca &ndash; RUS), Oscar LEWICKI (14.07.1992, Malm&ouml;), Jimmy DURMAZ (22.03.1989, Olympiacos &ndash; GRE), Erkan ZENGIN (05.08.1985, Trabzonspor - TUR)  ATTACCANTI: Zlatan IBRAHIMOVI&#262; (03.10.1981, Paris Saint-Germain &ndash; FRA), Marcus BERG (17.08.1986, Panathinaikos &ndash; GRE), Emir KUJOVI&#262; (22.06.1988, IFK Norrk&ouml;ping), John GUIDETTI (15.04.1992, Celta Vigo - SPA)  Cos&igrave; nelle qualificazioni: Gruppo G (Austria 28, Russia 20, SVEZIA 18, Montenegro 11, Liechtenstein 5, Moldavia 2)  08/09/2014, Vienna, Austria-Svezia 1-1 (Zengin) 09/10/2014, Solna, Svezia-Russia 1-1 (Toivonen) 12/10/2014, Solna, Svezia-Liechtenstein 2-0 (Zengin, Durmaz) 15/11/2014, Podgorica, Montenegro-Svezia 1-1 (Ibrahimovi&#263;) 27/3/2015, Chisinau, Moldavia-Svezia 0-2 (Ibrahimovi&#263; 2 (1 rig.) 14/6/2015, Solna, Svezia-Montenegro 3-1 (Berg, Ibrahimovi&#263; 2) 05/09/2015, Mosca, Russia-Svezia 1-0 / 08/09/2015, Solna, Svezia-Austria 1-4 (Ibrahimovi&#263;) 09/10/2015, Vaduz, Liechtenstein-Svezia 0-2 (Berg, Ibrahimovi&#263;) 12/10/2015, Solna, Svezia-Moldavia 2-0 (Ibrahimovi&#263;, Zengin) PLAYOFF: 14/11/2015, Solna, Svezia-Danimarca 2-1 (Forsberg, Ibrahimovi&#263; rig.) PLAYOFF: 17/11/2015, Copenhagen, Danimarca-Svezia 2-2 (Ibrahimovi&#263; 2)  Probabile formazione (4-4-2): Isaksson &ndash; Lustig, Johansson (Jansson), Granqvist, Olsson &ndash; Durmaz, Lewicki (Hiljemark), Kallstr&ouml;m, Forsberg &ndash; Berg (Guidetti), Ibrahimovi&#263;.  Pronostico: ottavi di finale  ________________________________  Fabio Ornano

Euro 2016, la Svezia &egrave; Ibra-dipendente

NORVEGIA: &Egrave; ASSENTE DA EURO 2000 La Norvegia era inserita nel girone dell&rsquo;Italia e dunque &egrave; un undici che conosciamo bene. All&rsquo;ultimo turno del girone, venne a giocare a Roma, dando la caccia alla qualificazione diretta e al primato. I gol di Florenzi e Pell&egrave; ribaltarono il vantaggio scandinavo propiziato da una rete di Tettey, e cos&igrave;, la formazione del Ct Hogmo, quarantaseiesima nel ranking Fifa, &egrave; stata superata sul pi&ugrave; bello dalla Croazia, uscita vincitrice dalla gara contro Malta. Nei play-off, la Norvegia se la vedr&agrave; contro l&rsquo;Ungheria e andr&agrave; a caccia di un posto tra le magnifiche ventiquattro, per tornare a presenziare a un grande torneo per la prima volta dai tempi di Euro 2000.  UNGHERIA: LA GRANDE DELUSA Probabilmente la squadra pi&ugrave; delusa di essere qui. All&rsquo;ultima giornata, i magiari hanno assistito alla tv alla vittoria della Turchia sull&rsquo;Islanda (maturata al 90&rsquo;) e alla sconfitta della Lettonia col Kazakistan. Risultati che hanno cambiato la classifica del girone e tolto all&rsquo;Ungheria il posto di miglior terza, passato invece ai turchi. Decisiva la vittoria dei kazaki, che vincendo, hanno mandato all'ultimo posto i lettoni, cambiando tutti i calcoli per il posto da miglior terza, che esclude dal conteggio i risultati contro l&rsquo;ultima in classifica. La Turchia aveva perso punti contro i lettoni e totalizzato il punteggio pieno con i kazaki, e dunque doveva tifare proprio nell&rsquo;ultimo posto della Lettonia per ottenere i punti utili, e cos&igrave; &egrave; stato. Il tutto a discapito dei ragazzi del tedesco Bernd Storck, che dovranno superare lo scoglio-Norvegia per tornare a un torneo per la prima volta da Mexico &lsquo;86.  BOSNIA ED ERZEGOVINA: IN CERCA DEL BIS Dopo la partecipazione agli scorsi Mondiali, la Bosnia, che in precedenza non aveva mai disputato un torneo riservato alle nazionali maggiori, sogna il bis. Per volare in Francia, ci sar&agrave; da scavalcare l&rsquo;ostacolo irlandese. Nella formazione bosniaca militano tanti elementi del nostro campionato: Pjanic, Dzeko, Lulic su tutti, ma anche Krunic, Zukanovic e Djuric. Il raggiungimento matematico dei play-off &egrave; arrivato solo all&rsquo;ultimo match del girone, con la vittoria in casa di Cipro: tre punti che hanno permesso di respingere gli assalti di Israele e dello stesso Cipro. Con Belgio e Galles saldamente al comando dall'inizio della campagna europea, il terzo posto era presto diventato l&rsquo;obiettivo vero della squadra.  IRLANDA: IMBATTUTA CONTRO LA GERMANIA L&rsquo;Eire &egrave; giunta terza nel girone D, uno dei pi&ugrave; equilibrati e imprevedibili. Alla fine, il pass diretto lo hanno ottenuto i Campioni del Mondo della Germania (non senza fatica) e la Polonia; l&rsquo;ex formazione di Giovanni Trapattoni, ha invece avuto la meglio sulla Scozia - suicidatasi in Georgia - per raggiungere gli spareggi. L&rsquo;Irlanda, che all&rsquo;andata contro la Bosnia sar&agrave; priva degli squalificati Walters e O&rsquo;Shea, cercher&agrave; di ottenere la seconda qualificazione consecutiva agli Europei. Nella sua storia, due partecipazioni di fila non si sono mai verificate nel torneo continentale, mentre una doppietta i verdi la piazzarono ai Mondiali (1990-94) e, in generale a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, quando presero parte a Euro 1988 e a Italia '90. Agli spareggi, arriva con la consapevolezza di poter dar battaglia a tutti: il biglietto da visita &egrave; l&rsquo;imbattibilit&agrave; ottenuta contro i tedeschi, frutto di un pari in trasferta e di una storica vittoria a Dublino.  UCRAINA: LA MALEDIZIONE DEGLI SPAREGGI Ogni volta che ha partecipato ai play-off, l&rsquo;Ucraina (terza nel girone C, dietro a Spagna e Slovacchia) &egrave; stata eliminata. &Egrave; accaduto contro la Croazia nella corsa ai Mondiali del &lsquo;98, contro la Slovenia in quella per gli Europei del 2000, contro la Germania in quella per i Mondiali del 2002, contro la Grecia in quella per i Mondiali del 2010 e infine contro la Francia in quella per i Mondiali del 2014. Una maledizione da sfatare e l&rsquo;avversario riservatogli dal sorteggio potrebbe in effetti prestarsi per segnare la fine del sortilegio (d&rsquo;altronde, c&rsquo;&egrave; in palio la &ldquo;vendetta&rdquo; per gli spareggi di Euro 2000). Ranking alla mano, infatti, la Slovenia era il team pi&ugrave; abbordabile di quelli disponibili.  SLOVENIA: DIMENTICARE IL K.O. CON LA SVIZZERA Nel girone E, alle spalle dell&rsquo;Inghilterra, uscita vincitrice da tutte e dieci le gare giocate, si sono date battaglia per la qualificazione diretta Svizzera e Slovenia, con gli elvetici usciti vincitori dal testa a testa. Per gli sloveni un comodo atterraggio agli spareggi, dal momento che Estonia e Lituania mai hanno incalzato il terzo posto, ma che rammarico per la sconfitta con gli svizzeri... Nel confronto diretto del 5 settembre, Novakovic e Cesar portarono avanti di due gol la formazione del Ct Katanec, ma le reti di Drmic all&rsquo;80&rsquo;, di Stocker all&rsquo;84&rsquo; e di nuovo di Drmic al &lsquo;94, riscrissero totalmente il tabellino dell'incontro e la classifica del girone. Una rimonta incredibile, che la Slovenia potr&agrave; perdonarsi solo in caso di qualificazione.  SVEZIA: A CACCIA DEL QUINTO EUROPEO CONSECUTIVO Giunta alle spalle di Austria e Russia, la nazionale svedese dovr&agrave; giocare contro la Danimarca uno storico derby scandinavo. Eliminata per mano dal Portogallo nei play-off per i Mondiali, questa volta affronta lo spareggio da favorita, ma l&rsquo;incontro con la Danimarca non &egrave; da sottovalutare. Non pu&ograve; permetterselo Ibrahimovic, all&rsquo;ultima (o forse penultima) occasione di partecipare a un grande torneo con la sua nazionale. Sull&rsquo;economia del proprio girone hanno pesato la sconfitta nello scontro diretto contro i russi lo scorso settembre, e&nbsp; l&rsquo;1-4 casalingo contro l&rsquo;Austria. Un calo alla distanza proprio mentre la Russia usciva dal dopo-Capello e risaliva la china, piazzando il sorpasso.  DANIMARCA: L&rsquo;ULTIMO ASSALTO DI MORTEN OLSEN La Danimarca era inclusa nel girone da cinque squadre, di fatto ridotto ad una lotta a tre, con l&rsquo;Armenia che non ha vinto neanche una gara e la Serbia penalizzata e ben presto tagliata fuori dalla corsa. La sfida con Portogallo e Albania ha visto prevalere proprio queste ultime: i danesi, infatti, hanno chiuso con un ritardo di due punti dalla formazione di Gianni De Biasi. I nordici sono mancati negli scontri diretti, non avendone vinto neppure uno. Ed essere rimasti a secco di gol e di vittorie nelle ultime tre giornate, quando si giocava sul filo dei punti, non ha certo aiutato la causa di Morten Olsen, Ct in carica dal 2000 e ormai alla fine di una lunga gestione (ha gi&agrave; annunciato che lascer&agrave; dopo gli Europei del prossimo anno).  Giovanni Del Bianco @g_delbianco

Euro 2016, otto squadre in cerca di un posto

Nulla di personale contro la Danimarca, ma Zlatan Ibrahimovic &egrave; nato nel 1981. Il che vuol dire, senza munirci di calcolatrice e se tutto andr&agrave; secondo i suoi piani, che prender&agrave; parte all'Europeo francese alla non pi&ugrave; tenera et&agrave; di quasi 35 anni. &laquo;Impossibile immaginare questo torneo senza di me&raquo; aveva dichiarato il mese scorso sull'eventualit&agrave; di un ko durante i playoff, il cui sorteggio qualche giorno dopo gli avrebbe regalato il derby scandinavo. E ha ragione. Sarebbe l'ultima grande occasione della carriera con la maglia della Nazionale. La selezione della Svezia, anni luce lontana dall'ibrapensiero e dall'ibrarealt&agrave;, non gli ha permesso di partecipare al Mondiale del 2010 n&eacute; a quello del 2014 e, francamente, la sola possibilit&agrave; di gettare al vento anche quest'opportunit&agrave; raffigurerebbe il punto di non ritorno. Ibrahimovic &egrave; la morte della modestia, questo &egrave; chiaro a tutti, d'altra parte la lampante carenza nell'individuazione dei propri limiti ha contribuito alla produzione del fenomeno Zlatan. &Egrave; il caso calcistico sociologicamente pi&ugrave; interessante da dieci anni a oggi, sbruffone e sincero. Dice quel che pensa, infischiandosene delle conseguenze. &Egrave; il nomade del pallone, al quale poco importa se il baldacchino del letto si trovi a Milano, Barcellona o Parigi. La missione &egrave; sempre una, vincere la Champions. Inevitabilmente pi&ugrave; franco&nbsp;del 99% dei colleghi, che accampano improbabili scuse per il pi&ugrave; futile dei motivi. La carriera vissuta perennemente da individualista, con la naturale avversione verso chiunque abbia provato nel tempo a sentirsi minimamente utile alla causa del reparto, gli devolver&agrave; ugualmente il giusto congedo. Ripensate al suo trasferimento al Barcellona, a posteriori un errore marchiano. Ci freg&ograve;, perch&eacute; tutti pensavamo che avrebbe trasportato con violenza l'uragano delle abilit&agrave; anche al Camp Nou, e invece non si rese subito conto che di fronte aveva - per carattere e filosofia di gioco - la negazione del proprio ego: la squadra pi&ugrave; organizzata e concettualmente avanti degli ultimi anni. Del resto, nelle altre citt&agrave; che hanno avuto il piacere di accoglierlo qualcosina ha fatto vedere. &Egrave; per questo che Ibra merita di chiudere nel migliore dei modi, perch&eacute; resta ancora al top nella classifica dei pi&ugrave; forti se si escludono Messi e Ronaldo, che praticano un altro sport.  @damorirne

Non c'&egrave; Europeo senza Ibrahimovic

Fabrizio Bertuzzi analizza, ruolo per ruolo, la forte formazione Scandinava.    Europeo Under 21 che va in scena a Praga: dopo un periodo di pausa, durante la quale i vivai europei non hanno espresso giocani di spessore, nell'ultimo periodo giovani molti giovani prospetti si stanno affacciando sulla scena europea.  Altissimo il livello della selezione Italiana, seguita, tra le altre, dalla Svezia, che trova nel proprio girone e formata da giocatori non ancora affermati o conosciuti, ma molto talentuosi.  In particolar modo &egrave; da segnalare la coppia di difensori formata Filip Helander, classe 1993, alto 1 metro e 92, centrale molto elegante del Malmoe e dal difensore mancino del Besiktas Alexander Milosevic.  Oltre a loro due, da tenere sotto la lente: Joseph Baffo, accostato per caratteristiche a Mapou Yanga-Mbiwa della Roma, Emil Henry Kristoffer Krafth classe 1994, difensore dell'Helsingborg, molto bravo in fase propositiva, mentre sulla fascia sinistra si segnala Ludwig Augustinsson, anche lui del 1994.  Densissimo il centrocampo svedese, con Oscar Hiljemark come punta di diamante e Simon Gustafson destinato a un top club Europeo.  Si assoluto valore il repart di attacco, con John Guidetti, cavallo di ritorno dal Manchester City e un lungo infortunio alle spalle. Sam Larsson dal valore di 6 milioni di Euro e Branimir Hrgota seconda punta di grandissima qualit&agrave;.

Europei Under 21 - i talenti della Svezia

Essere stato un mito per Pel&eacute; e Neymar non &egrave; da tutti. Basterebbe questo per far intuire la grandezza di Zito, il centrocampista del Santos e della nazionale brasiliana dei Mondiali 1958 e 1962, una delle poche qualificate di diritto per il bar dello sport sulla miglior squadra di calcio di tutti i tempi. Zito &egrave; morto a quasi 83 anni e una volta tanto i coccodrilli non servono a creare monumenti personali ma sono il pretesto per parlare di una squadra nata quasi per caso e che prima di vincere tutto non veniva considerata all'altezza delle Selec&#257;o precedenti. Tutto nasce nel 1957 quando la CBD, l'antenata dell'attuale CBF, diretta da un emergente Jo&#257;o Havelange, decide dopo la deludente sconfitta in Coppa America con l'Argentina (quella degli angeli dalla faccia sporca Sivori-Angelillo-Maschio) di dare una svolta culturale al calcio brasiliano e mette in piedi un programma di valutazione fisica e medica che ha lo scopo di selezionare soltanto i pi&ugrave; sani e forti fra i tanti talenti del Brasile. Il non detto di questo programma &egrave; che difficilmente saranno selezionati giocatori con un passato da bambini denutriti, quindi dei ceti sociali pi&ugrave; bassi, a meno di non trovarsi di fronte a fenomeni indiscutibili. Il 25enne Zito, leader del Santos e straordinario recuperatore di palloni che in gestioni precedenti non avrebbe avuto spazio, &egrave; il prototipo di questo atleta ideale, ma anche giovanissimi come Altafini e soprattutto Pel&eacute; rientrano in questo nuovo modello di calciatore. Al selezionatore Vicente Feola vengono quindi imposti paletti ben precisi: mai pi&ugrave; atleti scarsi, a costo di perdere qualit&agrave; nel tocco. In preparazione al Mondiale di Svezia Zito &egrave; una riserva, nonostante il suo status nel Santos sia altissimo: per il giovane Pel&eacute; &egrave; un mito assoluto e quando alla prima trasferta lo mettono in camera con lui scrive una lettera a Ges&ugrave;, ringraziandolo "Di avermi fatto giocare insieme al grande Zito". Il mediano la legge e si commuove, prendendo Pel&eacute; sotto la sua ala e difendendolo da qualsiasi forma di nonnismo. Nonostante gli input federali Feola &egrave; meno sensibile al fascino di Zito e per il suo 4-2-4 mutuato da Bela Guttman ad affiancare Did&igrave; in mezzo mette il futuro milanista Dino Sani, un bravo costruttore di gioco ma dall'atletismo brasiliano in senso deteriore. All'esordio nel Mondiale si vince facile con l'Austria, con doppietta di Altafini e gol di Nilton Santos. Contro l'Inghilterra Feola viene dalla federazione invitato a schierare Vav&agrave;, tecnicamente nemmeno nei primi venti centravanti brasiliani ma con grande forza fisica e senso del gol, per&ograve; non cambia il centrocampo. Finisce zero a zero, con la stampa brasiliana che drammatizza tutto e prevede il solito triste finale. A questo punto Feola convoca una sorta di commissione interna, composta da Nilton Santos, Bellini e Did&igrave; e nella riunione trionfa la linea federale: escono di scena Joel, Altafini (in realt&agrave; ottimo atleta, ma ritenuto poco coraggioso) e Sani, vi entrano Garrincha, Pel&egrave; e Zito. Due fenomeni di velocit&agrave; e tecnica, pi&ugrave; un centrocampista che come cilindrata non avrebbe sfigurato nella Champions League di oggi e che per i canoni dell'epoca veniva con il suo 1,80 giudicato un gigante. Il resto &egrave; storia, come il fatto che il pi&ugrave; grande Brasile di tutti i tempi nacque tradendo, in un certo senso, l'identit&agrave; brasiliana.  Twitter @StefanoOlivari

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