        Era arrivato in Italia nel 1912 per lavorare al Porto di Genova, dopo una carriera costellata da gravi infortuni in Inghilterra, e divenne il primo &ldquo;mister&rdquo; della storia del calcio italiano. William Garbutt ha scritto pagine importantissime del &ldquo;football&rdquo; nello Stivale, ed &egrave; grazie a lui se al giorno d&rsquo;oggi gli allenatori vengono omaggiati dell&rsquo;appellativo di mister. Dopo quindici anni alla guida del Genoa, portato tre volte al titolo nazionale, Garbutt si spost&ograve; gradualmente verso sud: prima a Roma, per due anni, e poi a Napoli.  Metodi di allenamento innovativi, la rivoluzione di Garbutt a Genova Nel suo periodo a Genova, Garbutt aveva gi&agrave; dato un impulso importante al calcio italiano, portando a termine i primi trasferimenti onerosi in un movimento all&rsquo;epoca dilettantistico e rivoluzionando i metodi di allenamento, introducendo un importante lavoro fisico e tattico, forte della sua esperienza in Inghilterra. Secondo alcuni, fu Vittorio Pozzo a indirizzare il Genoa verso la figura di Garbutt, dando il via alla sua carriera da allenatore. Il leggendario commissario tecnico italiano, due volte campione del mondo, lo aveva visto giocare in terra d'Albione, assistendo al match che aveva sostanzialmente costretto l&rsquo;inglese a chiudere la sua carriera da calciatore. Pozzo scrisse di quell&rsquo;incontro all&rsquo;interno delle sue memorie: &ldquo;Garbutt giocava come ala destra per il Blackburn. Contro il Manchester United, verso la met&agrave; del primo tempo, proprio di fronte a me che stavo in prima fila dei posti popolari, in trincea, col viso proprio a livello del terreno di giuoco, Garbutt tent&ograve; di battere un avversario spedendo la palla sulla destra. Cadde, non si rialz&ograve;. Nel brusco scarto si era prodotto una profonda lacerazione all&rsquo;inguine. La sua carriera di giuocatore era finita&rdquo;.  Gli anni di Garbutt alla Roma &Egrave; il 1927 e il mondo del calcio parla ancora inglese. Il top del top, a proposito della lingua di Shakespeare, &egrave; proprio mister William Garbutt, classe 1883, che in Italia, come dicevamo poc&rsquo;anzi, ha trovato l&rsquo;America del football al Genoa, dove in 15 anni ha vinto tre scudetti. Una sorta di Guardiola dell&rsquo;epoca, insomma, con i suoi metodi e la sua professionalit&agrave; estrema. Ulisse Igliori, uno dei padri fondatori della Roma, fa di tutto per strapparlo al Genoa e ci riesce: &egrave; un&rsquo;eccellente scelta, la squadra in due stagioni conquista la Coppa Coni, primo titolo nella storia del club. Soprattutto, opera una rivoluzione metodologica, curando l&rsquo;aspetto tecnico dei giocatori, tentando di migliorarne i fondamentali. In campo, lo schema &egrave; il Metodo, o WW, quello di moda. Con Garbutt la rivoluzione arriva anche a Napoli&nbsp; Portato all&rsquo;ombra del Vesuvio nel 1929 da Giorgio Ascarelli, leggendaria figura di imprenditore napoletano principale promotore del cambio di denominazione sociale del Napoli Calcio, da Internaples F.B.C. ad A.C. Napoli, Garbutt parteciper&agrave; cos&igrave; al primo campionato di Serie A a girone unico nella storia del club azzurro. L&rsquo;inglese a Napoli rivoluzioner&agrave; la concezione del calcio, cambiando i metodi di allenamento e facendo esercitare i giocatori nel dribbling, a colpire la palla di testa ad altezze sempre maggiori e obbligando chi usava solo un piede a usare anche l&rsquo;altro, costringendolo addirittura a indossare una sola scarpa durante gli allenamenti. Sul piano organizzativo e progettuale, l&rsquo;intesa con Ascarelli fu totale: il presidente azzurro gli metter&agrave; a disposizione calciatori come Giuseppe Cavanna, Antonio Vojak e Marcello Mihalich. Il meglio che ci potesse essere all&rsquo;epoca sul mercato. E i risultati, per il neonato Napoli, non tarderanno ad arrivare. Cos&igrave;, nel suo primo anno seduto sulla panchina della societ&agrave; partenopea, Garbutt condurr&agrave; la squadra alla conquista di un ottimo quinto posto in classifica. Nell&rsquo;anno successivo (stagione 1930-31), la squadra di Garbutt concluse al sesto posto. Nella sua terza stagione in azzurro, il Napoli si piazz&ograve; a centro classifica. Poi, nel 1932-33, ecco il grande exploit, con il terzo posto raggiunto alle spalle di Juventus e Ambrosiana Inter.        

<p>Dopo una carriera da calciatore costellata di infortuni, cerc&ograve; fortuna in Italia, dove divenne uno degli allenatori pi&ugrave; vincenti dell'epoca. Sedette sulle panchine di Genoa, Roma e Napoli</p>

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William Garbutt, il primo "mister" del calcio italiano