        Sulla carta, sembrerebbe Davide contro Golia. Ma, in effetti, anche l&igrave; - &ldquo;spoilerando&rdquo; un paio di finali, peraltro attempati - &egrave; ben noto come sia andata. Roma-Sassuolo, 10 novembre 2013 (la foto in apertura si riferisce alla sfida dell'aprile 2015). Garcia, tecnico romanista, ha dalla sua tutte le carte, o quasi. Se &egrave; vero che Totti &egrave; costretto in tribuna, il confronto - d&rsquo;organico e classifica - parla chiaro: 22 punti separano le due squadre, dopo undici giornate; ma il fascino del calcio, si sa, risiede nella sua natura imprevedibile e guai a dare qualsivoglia gara per scontata. L&rsquo;allenatore del Sassuolo Di Francesco, infatti, non &egrave; nuovo a imprese contro le grandi. Reduce da un pareggio contro il Napoli altrettanto impronosticabile, sceglie di disegnare la sua squadra lungo un 3-5-2 molto pratico, nel quale gli esterni di centrocampo arretrano in fase di non possesso. Se i giallorossi tengono in mano le redini del gioco, non riescono comunque a trovare spazio n&eacute; per vie centrali n&eacute; sulle fasce. Il colpo, dunque, pu&ograve; arrivare solo grazie al genio del singolo. Ecco, allora, che Miralem Pjanic serve in verticale Florenzi con un ispirato colpo di tacco; il diagonale del romanista &egrave; respinto dal portiere avversario nella zona appannaggio di Longhi. Ma questi, nel tentativo di rinviare, svirgola terribilmente il pallone e insacca nella propria porta.  Mossa DiFra &nbsp; L&rsquo;allenatore dei neroverdi non si scompone. E se Garcia cerca di arginare la frenesia che i suoi mettono nel voler chiudere la gara, Di Francesco non tocca l&rsquo;assetto tattico, chiedendo ai suoi di non disunirsi e continuare la partita di concentrazione e sacrificio prevista dal piano-gara originario. L&rsquo;idea sembra quella di difendere il risultato; ovvero, non concedere alla squadra di Garcia la possibilit&agrave; di ampliare il divario, per puntare nell&rsquo;ultima frazione sulle prodezze dei suoi pi&ugrave; ispirati. Cos&igrave; va, e la partita si infiamma. Negli ultimi venti minuti, infatti (pi&ugrave; i 5 fatidici di recupero), DiFra passa al 4-2-4 e alza il baricentro della squadra. A qualche istante dal termine &egrave; De Sanctis a salvare di piede sulla conclusione di Floro Flores; la Roma allora serra le fila, sfiorando il raddoppio al 2&rsquo; di recupero con un incontenibile Ljajic a cui Pegolo continua a negare la gioia del gol. L&rsquo;ultimo attacco, per&ograve;, &egrave; del Sassuolo e i neroverdi si riversano tutti in area giallorossa. Giacomelli non fischia il contatto dubbio tra Bradley e Floro Flores, mentre il pallone finisce a Berardi. La giovane stella del Sassuolo (19 anni) insacca per il suo sesto gol in Serie A e, in un colpo solo, scaraventa Garcia all&rsquo;inferno e Di Francesco in paradiso. La Roma del francese ha comunque un discreto bottino: 32 punti sui 36 disponibili. Ma oggi a gioire sono gli uomini allenati dal grande ex che, con il quarto risultato utile in cinque gare, compie un passo importante in ottica salvezza.       

<p>Nel 2013 la prima sfida tra i due tecnici ex Roma ora sulla panchina di Frosinone e Napoli</p>

Di Francesco vs Garcia: la prima volta

Non ha vinto nessun titolo, la Roma di Garcia, nella sue due stagioni e mezzo. Ciononostante, non sono mancati i momenti di grande calcio. Ecco le cinque gare pi&ugrave; belle della sua gestione.  Roma-Juventus 2-1, 30 agosto 2015 Seconda giornata della stagione in corso: dopo l&rsquo;1-1 in casa del Verona alla prima giornata, la Roma ottiene la prima vittoria del campionato regolando la Juventus e dominando il match ben pi&ugrave; di quanto dica il 2-1 finale. Un risultato che fa scalpore, anche perch&eacute; i vicecampioni d&rsquo;Europa avevano perso pure il turno precedente contro l&rsquo;Udinese. I bosniaci Pjanic e Dzeko decidono la sfida a favore dei giallorossi, prima del gol di Dybala nel finale. Classifica: Roma a quattro punti, Juve ferma a zero.  Roma-Napoli 2-0, 18 ottobre 2013 Un Miralem Pjanic implacabile sigla una doppietta nel big match che mette in palio il primo posto. Battendo l&rsquo;undici di Benitez, la Roma va in fuga e conquista l&rsquo;ottava vittoria consecutiva (arriver&agrave; a dieci, record della Serie A per quel che riguarda le prime giornate).  Inter-Roma 0-3, 5 ottobre 2013 A San Siro, sonora lezione all&rsquo;Inter di Mazzarri da parte di Totti e compagni. Il capitano dipinge dell&rsquo;ottimo calcio e una sua doppietta sbilancia la gara a favore dei capitolini. Il 3-0 matura gi&agrave; nel primo tempo, con il gol di Florenzi a chiudere i conti.  Roma-Lazio 2-0, 22 settembre 2013 &Egrave; il famoso incontro della &ldquo;chiesa al centro del villaggio&rdquo;. Il primo incrocio tra Roma e Lazio, dopo la finale di Coppa Italia del maggio 2013, finisce con la vittoria giallorossa. Alla vigilia, il francese aveva avvertito: &ldquo;Il derby non si gioca, si vince&rdquo;. I suoi ragazzi capiscono la lezione ed eseguono il compito. Balzaretti e un calcio di rigore di Ljajic su calcio di rigore decidono il match. La Lupa ritrova il sorriso dopo quattro derby a digiuno.  Lazio-Roma 1-2, 25 maggio 2015 Altra sfida indimenticabile per i supporter di fede giallorossa &egrave; quella dello scorso maggio. Penultima di campionato: Roma seconda con 66 punti, Lazio terza con 65. In palio, un posto in Champions League. Vincendo, l&rsquo;undici di Garcia si assicurerebbe il pass europeo, divenendo irraggiungibile per i rivali. E cos&igrave; accade: nella ripresa Iturbe segna il gol dello 0-1, Djordjevic pareggia momentaneamente i conti, Yanga-Mbiwa realizza il definitivo 1-2. Roma in Champions, Pioli a giocarsi il tutto per tutto a Napoli all&rsquo;ultima giornata.  Giovanni Del Bianco @g_delbianco

Roma, le cinque partite pi&ugrave; belle di Rudi Garcia

A volte la fisionomia di una squadra cambia nel giro di due settimane - partite chiave che ne accentuano o ne smorzano il profilo psicologico, infortuni importanti etc... -, figuriamoci in due mesi e con l'ausilio del mercato invernale. Ad oggi, e qui dovremmo essere tutti d'accordo, il valore di Roma e Juventus &egrave; inferiore rispetto alle rivali degli ottavi di Champions, Real Madrid e Bayern Monaco.  La squadra di Benitez, che fa decisamente meno paura se paragonata a quella ancelottiana, &egrave; l'unica a non aver mai perso - insieme al Barcellona - neanche una partita del girone, vantando il miglior attacco con i bavaresi di Guardiola. Poco male, l'aggrapparsi alle statistiche - soprattutto se datate, in virt&ugrave; della futura proiezione del match - lascia il tempo che trova. E se il tifoso romanista rivolgesse uno sguardo alla Liga e al momento dei blancos depennerebbe l'appuntamento di febbraio dalla lista delle imprese impossibili.  Certo &egrave; che il passaggio ai quarti non dovr&agrave; essere servito su un piatto d'argento, tipo inserire in marcatura su Ronaldo il Florenzi attuale - lontano dagli standard di inizio stagione - o peggio ancora il navigato Maicon. Tra due mesi non sapremo se a sedere sulla panchina giallorossa sar&agrave; ancora Garcia, ma sappiamo invece ci&ograve; di cui la societ&agrave; ha bisogno. Le carenze - al di l&agrave; del gioco, il cui input deve partire dall'allenatore - sono sempre le stesse. Manolas &egrave; un centrale di livello, R&uuml;diger no o, perlomeno, non lo ha ancora dimostrato con continuit&agrave; pur avendo avuto le giuste occasioni. Lo stato di forma di Castan &egrave; quello che &egrave;, con Gy&ouml;mb&eacute;r ad agire da quarto uomo. Lo slovacco non ha mai giocato un'annata completa ai tempi di Catania, vuoi per infortunio o per scelta tecnica di Maran.  Ora, con il massimo della prudenza, &egrave; normale avere in rosa ricambi del genere per poi pretendere risultati molto pi&ugrave; grandi del proprio potenziale? In Italia potrebbe anche andar bene - mica tanto -, ma l'Europa &egrave; un'altra cosa. Le ultime due sostituzioni di Garcia a Napoli sono state Gy&ouml;mb&eacute;r e Vainqueur, quelle di Allegri Alex Sandro e Morata. Ruoli diversi, ma &egrave; giusto per farsi un'idea sui nomi a disposizione. La Juve &egrave; costretta a tenere in panchina Rugani, potenzialmente titolare in 18 delle 20 di A, mentre alla Roma &egrave; concesso il doppio impegno facendo leva su un gruppo incompleto: Florenzi non &egrave; un difensore, Digne non ha un naturale sostituto - Emerson? - e Gervinho &egrave; stato, per due volte, il surrogato fuori posizione di Dzeko. Buon undici di partenza, al netto degli infortuni, ma con poche alternative.  @damorirne

Il mercato della Roma ai tempi del Real

Missione compiuta. Zoppicando, respirando affannosamente ma - come dice Garcia - con 24 tiri in porta. Ed &egrave; un peccato non aver chiuso il girone con una vittoria, perch&eacute; in fin dei conti &egrave; stata una grande Roma. Gioco sviluppato sempre in orizzontale, improduttivo e insicuro. Ciao al pressing, squadra bassa e l'incolpevole Dzeko incastrato in solitaria nella met&agrave; campo bielorussa. Ammirevole la vilt&agrave; giallorossa del primo tempo che, da ottima padrona di casa, non pensa minimamente di dover imporre il proprio ritmo, lasciando entrare in partita gli avversari. A buon ragione, aggiungeremmo: siam mica qui ad aspettare che il Bar&ccedil;a faccia il suo dovere. Geometrie scolastiche, da prima elementare, mai un qualcosa fuori dagli schemi, uno slancio di creativit&agrave; per uscire dal sottoprodotto che la Roma dell'ultimo periodo &egrave; diventata. Cala il sipario sulla lavagna tattica, da brividi il posizionamento degli undici nel corso della gara. Spesso e volentieri fuori posizione, Iago alla Messi - ora a destra, ora al centro, ma tutto senza alcun criterio logico - e a un certo punto uno scambio di domicili innaturale e confusionario: Florenzi resta alto, l'ex Genoa scende a fare la mezz'ala, si pesta i piedi con Nainggolan e Manolas esce lasciando R&uuml;diger in balia degli attaccanti del BATE. Passare il turno con 6 punti, una sola vittoria e 16 reti subite &egrave; da provinciali. Adesso la stagione &egrave; tutta in salita, ma la sarebbe stata anche con la retrocessione in Europa League, piena zeppa di squadre - non solo le deluse dalla Champions - che al momento sono parecchio pi&ugrave; avanti rispetto ai ragazzi di Garcia. Obiettivo centrato, tirando la carretta. Che messaggio &egrave;? &Egrave; una di quelle situazioni in cui non si pu&ograve; nemmeno dire "il risultato conta pi&ugrave; del gioco" perch&eacute; il risultato non &egrave; arrivato e non arriva ormai dal mese scorso. La sfida contro il Napoli al San Paolo, in programma domenica, diventer&agrave; l'apice delle memorie che il tecnico francese ha cominciato a scrivere da quando &egrave; arrivato nella capitale. Comunque vada, sar&agrave; decisiva.  @damorirne

Roma, n&eacute; risultato n&eacute; gioco

Partiamo dal presupposto fondamentale. Non riuscire a vincere, in casa, contro i bielorussi del BATE Borisov sarebbe realmente un disastro. I tre punti, per la Roma, contano pi&ugrave; del momento negativo che sta attraversando da un po' di tempo a questa parte. Di fronte, checch&eacute; se ne dica, ha una squadra discreta e totalmente lontana dal suo&nbsp;potenziale. E il bello della Champions &egrave; anche il distacco dalla programmazione e dal ragionamento: in pochi minuti lo scenario potrebbe cambiare clamorosamente. Alle 22:45 di questa sera sapremo se Garcia continuer&agrave; l'avventura europea pi&ugrave; prestigiosa, se dovr&agrave; accontentarsi dell'Europa League o se, addirittura, torner&agrave; commosso a Trigoria da ultimo del girone e chiss&agrave; per quanto. Sbagliamo solo in una cosa, nel considerare l'armadio in ordine in caso di vittoria. I problemi restano, le lacune continuano e la rosa corta persiste. Gioia&nbsp;nel breve tempo, s&igrave;, magari anche con svolta in campionato, ma troppo poco per pensare di poter finire la stagione in questo modo. Il mercato di gennaio sar&agrave; il sentore del primo vento di cambiamento, al di l&agrave; della conferma o dell'esonero del tecnico francese. Rinforzare l'organico - le attuali riserve spesso non sono all'altezza del compitino -, ponendosi in antitesi al lavoro dei sultani, &egrave; possibile. Sabatini ne ha le capacit&agrave;, non fermiamoci a guardare soltanto gli aspetti negativi. La Roma degli ultimi anni ha portato in Italia giocatori molto interessanti, il problema &egrave; farli crescere serenamente e cercare di non far cassa dopo una sola stagione. La situazione da evitare riguarda il rimpianto per Ljajic e Destro, circolo vizioso senza via di fuga&nbsp;dove l'unico rimedio &egrave; sbattere la testa contro il muro. Valutare il rendimento degli ex &egrave; privo di senso perch&eacute; non porta a nulla di buono, ma nella capitale il raffronto con il vissuto &egrave; sempre dietro l'angolo. C'era Ljajic e ora Iago Falque, c'era Destro e ora Dzeko. Bisognerebbe agire con meno frenesia e fornire anche quell'1% in pi&ugrave; di serenit&agrave; all'ambiente, con ogni probabilit&agrave; il pi&ugrave; irrequieto del campionato, quello che vuole tutto e subito. Come si fa a giocare tranquillamente, quando sai che un giorno s&igrave; e l'altro pure sei nell'occhio del ciclone? Allegri &egrave; passato dai fischi e dagli insulti del primo giorno di Vinovo al tricolore e alla finale di Champions. Quest'anno &egrave; caduto, ha ricevuto qualche leggera contestazione - niente di paragonabile a quello che succede lungo il Tevere&nbsp;- e si &egrave; rialzato. Siamo ai soliti discorsi, cambiano i protagonisti e gli scenari, ma sempre l&igrave; si va a parare.  @damorirne

Roma, tutto da perdere e niente da guadagnare

La sconfitta casalinga contro l'Atalanta ha spogliato Rudi Garcia delle vesti di allenatore, costringendolo a trasformarsi in uno spiato equilibrista che - adesso pi&ugrave; che mai - ondeggia sul sottilissimo filo che separa il prosieguo dell'avventura in giallorosso dall'esilio in terre lontane. Gli si chiedeva una reazione che non &egrave; arrivata dopo l'umiliazione subita dai non umani in Champions League. In fin dei conti la dirigenza non pretendeva l'impossibile. Tre punti da portare via tra le mura amiche, annullando una squadra che non sembra avere velleit&agrave; di trionfare in campionato o di ottenere un piazzamento europeo. Questa sconfitta fa ancora pi&ugrave; male alla Roma e non perch&eacute; si somma alla disfatta di Barcellona.  PERCH&Eacute; ESONERARLO: sono ormai troppe le figuracce da inizio stagione, tra Champions (in misura maggiore) e campionato. A che serve avere il miglior attacco della Serie A se poi la difesa fa acqua da tutte le parti? 17 reti subite in 14 partite, una in meno del tanto vituperato Milan di Mihajlovic e sei in pi&ugrave; della claudicante Juventus (ora cammina egregiamente) di Max Allegri. 7 punti nelle ultime 5, al di l&agrave; del derby vinto sulla Lazio che di gioie ne regala sempre tre. Impietosi i dati europei: peggior difesa dell'intera manifestazione con anche il Maccabi Tel Aviv (fanalino di coda del Gruppo G con 0 punti) a vincere il confronto a distanza. Ci sarebbe anche il rischio di qualificarsi agli ottavi con soli 6 punti (pareggio con il BATE e vittoria del Bar&ccedil;a sul Bayer): ce lo auguriamo, certo, ma che schiaffo al primo Napoli di Benitez, costretto all'Europa League e a lasciare il girone di Champions con 12 punti!  PERCH&Eacute; NON ESONERARLO: partiamo da una questione puramente economica e che riguarda il contratto del francese, da utilizzare come scudo. Il suo allontanamento - &egrave; legato alla societ&agrave; fino al 2018 - costerebbe alla Roma circa 18 milioni di euro, non proprio una cifra da bar. Tanti i tecnici liberi, da Ancelotti a Mazzarri, da Capello a Spalletti, ottimi sotto il profilo delle mansioni, un po' meno sotto quello del bilancio. Senza considerare che subentrare in corsa non &egrave; mai stato il desiderio pi&ugrave; ambito di ogni allenatore. Due attenuanti per Garcia: il ritorno di Salah e Gervinho, che prima dei rispettivi infortuni erano sicuramente gli uomini pi&ugrave; in forma della Roma e che avevano regalato - seppur momentaneamente - la testa della classifica dopo la vittoria esterna sulla Fiorentina. Strootman - il cui rientro &egrave; previsto per febbraio - potrebbe essere l'acquisto di lusso della sessione invernale, l'elemento che &egrave; mancato maggiormente alla squadra in questi ultimi tempi. Alcune scelte oculate e ragionate per il mercato di gennaio potrebbero quanto meno placare l'isteria del reparto arretrato, con l'acquisto di un centrale. Tutto questo senza considerare che la Roma si trova ancora a -3 dall'obiettivo primario (&egrave; vero, con una partita in pi&ugrave; di Inter, Napoli e Fiorentina).  @damorirne

Esonero s&igrave;, esonero no: il difficile momento di Garcia a Roma

Che la mole di lavoro di Maurizio Sarri abbia oltrepassato i limiti del normale &egrave; evidente, per il modo in cui &egrave; riuscito a cambiare volto alla squadra nell'arco di brevissimo tempo, per aver stravolto in positivo il reparto difensivo e per tutte le altre motivazioni che conosciamo e che sono sotto gli occhi di tutti. C'&egrave; per&ograve; un qualcosa che va oltre le faccende calcistiche e che rende il tecnico del Napoli molto pi&ugrave; furbo di alcuni suoi colleghi. La questione riguarda il fatto di aver scovato il punto di equilibrio nelle relazioni diplomatiche. Queste vengono a mancare nei rapporti con i propri ragazzi - parole sempre schiette e dirette, connotato fondamentale del passaporto della genuinit&agrave; - per poi tornare in auge davanti alle telecamere una volta sentito il fischio finale. Non &egrave; una circostanza negativa, si tratta solamente di saper giocare - o in questo caso sarebbe meglio dire allenare - anche fuori dal campo.  &laquo;L'Inter? Faccio fatica a considerarla una partita importante, visto che ne mancano ancora tante alla fine. I punti in palio sono 75. Ho visto pochissimo la squadra di Mancini, da domani comincer&ograve; a studiarla&raquo;. Punto uno. Sarri &egrave; consapevole pi&ugrave; di chiunque altro della grandezza del Napoli, della possibilit&agrave; - che prende sempre pi&ugrave; piede - di poter arrivare al giro di boa (15 maggio) con dei risultati parecchio importanti. Un conto era parlarne in seguito al doppio 5-0 rifilato a Bruges e Lazio - sarebbe stato troppo prematuro -, un altro &egrave; farlo con maggiore cognizione di causa, forte di una striscia positiva che dura da 17 gare e che ha avuto la sua genesi alla fine di agosto, in occasione del pareggio casalingo contro la Samp. &Egrave; superfluo, inoltre, soffermarsi sui numeri e sul fatto di aver subito due reti nelle ultime dieci di campionato, lo sapete gi&agrave;.  Dov'&egrave; il vantaggio? Nel tenere la squadra in continuo allarme perch&eacute; anche il pi&ugrave; banale degli impegni &egrave; da contemplare come gravoso, nell'annullare i voli pindarici che l'attuale situazione facilmente suggerisce, nell'affievolire il naturale entusiasmo che accompagna il totale cambiamento di abito dopo l'uscita di scena di Benitez, nel far credere che conti esclusivamente il domani e non il dopodomani. Praticamente l'antitesi di Rudi Garcia, che se ha un difetto - al di l&agrave; dei discorsi sul comportamento in campo dei giallorossi - &egrave; quello di infiammare la piazza prima del dovuto. Il "quest'anno vinceremo lo scudetto", pronunciato a dieci giorni dalla partita delle mille polemiche (Juve-Roma 3-2), &egrave; la testimonianza lampante. Erano ancora i giorni di ottobre e il campionato sarebbe finito di l&igrave; a sette mesi, con 17 punti di distacco dall'obiettivo dichiarato.  @damorirne

Sarri-Garcia, il temporeggiatore e il risolutore

Ci sono due immagini che raccontano tanto della povera serata giallorossa. Alla met&agrave; del primo tempo, Dzeko invita i suoi a salire e a non farsi schiacciare dal gioco del Barcellona. Trenta secondi pi&ugrave; tardi il centravanti lavora da ariete, ma il suo colpo di testa non trova l'aggancio arretrato di Florenzi che nel frattempo - ascoltando il consiglio del collega - aveva lasciato la propria posizione. Risultato? Ennesima palla persa, con i nostri protagonisti che tentano di spiegarsi. L'altro momento - parecchio significativo di quello che &egrave;, se vogliamo, il movimento giovanile - riguarda gli ultimi due arrivati, espressione che non useremo nella sua accezione negativa, ma solo per far capire che si ha a che fare con due riserve. Sergi Samper da una parte e Salih U&ccedil;an dall'altra. La prima palla giocata dal canterano (rimpiazzato Busquets all'inizio della seconda frazione gi&agrave; sul 3-0) lo ha visto impegnarsi quasi a ridosso dell'area di rigore: non la butta via, combatte contro il pressing avversario e con una freddezza che tradisce la sua et&agrave; la gira al compagno. L'antitesi &egrave; il centrocampista turco della Roma - la societ&agrave; pensa ancora di riscattarlo dal Fenerbah&ccedil;e per 11 milioni - che entra subito in partita azzoppando Neymar e procurando il rigore da cui nascer&agrave; la rete del 6-0 da parte di Adriano.  Il resto &egrave; frenesia di non si sa che cosa, paura di affrontare senza la minima personalit&agrave; un avversario che &egrave; s&igrave; di un altro pianeta (insieme al Bayern), ma a tratti perforabile come dimostrato in quelle poche e timide occasioni riservate alla squadra di Garcia. I novanta minuti di smarrimento sono anche testimoniati dalla corsa scriteriata di Manolas, nel corso del secondo tempo, che parte dalla difesa e tenta un'improbabile spedizione punitiva in solitaria, presto fermata sulla trequarti. Il tecnico francese, analizzando - a mente lucida o no, non ci &egrave; dato saperlo - l'andamento della gara, dice quello che pensano un po' tutti, cio&egrave; che la vittoria era un qualcosa di impossibile. Il problema &egrave; che discorsi del genere non aiutano i ragazzi e sono tutt'altro che un incentivo alla consapevolezza dei propri mezzi. Non riteniamo affatto che la Roma sia ai livelli del Bar&ccedil;a ma, francamente, prendere sei reti - anche se in trasferta - &egrave; un po' troppo. Sedici in cinque partite, peggior difesa della Champions anche dietro a squadre ben pi&ugrave; modeste e inchiodate a 0 punti, come il Maccabi Tel Aviv. Per fortuna il discorso qualificazione &egrave; ancora aperto, ringraziando il pareggio pomeridiano tra BATE e Bayer, ma il lavoro da fare nel reparto arretrato &egrave; troppo dispendioso e sinceramente non &egrave; da considerare come un qualcosa da risolvere tra Natale e Santo Stefano.  La semplicit&agrave; del gioco del Barcellona inganna pure il palato pi&ugrave; raffinato. Fanno sembrare tutto facile, quando tutto facile non &egrave;. Encomiabile la capacit&agrave; di giocare in orizzontale, in memoria dei vecchi tempi, per poi scoccare dal nulla uno di quei lanci in verticale (che spesso e volentieri hanno origine in difesa) che mettono davanti al portiere Messi, Neymar o Suarez, il che aumenta indifferentemente le percentuali di un ipotetico gol. Dire che questa squadra sia un gradino sopra rispetto a quella di Guardiola &egrave; ancora prematuro, bisognerebbe prima far completare il ciclo a Luis Enrique. Ma, per adesso, ritenerla pi&ugrave; divertente non dovrebbe equivalere a bestemmia.  @damorirne

La partita della Roma e l'allenamento del Barcellona

A Roma il Giubileo &egrave; iniziato prima del previsto, con l'apertura della porta santa di Trigoria e il ritorno in campo dello sfortunato Kevin Strootman. Tre interventi chirurgici in appena diciotto mesi, la lesione del legamento, il riposizionamento, l'asportazione del menisco e la cattiva gestione del problema da parte della societ&agrave;, che non ha minimamente pensato a dotare la rosa di un degno sostituto, forse perch&eacute; troppo ottimista sul recupero. Un po' come quello che &egrave; accaduto con Castan, che insieme a Benatia formava una delle coppie pi&ugrave; interessanti, se non la pi&ugrave; interessante, del campionato. Soltanto che uno dei due eredi, Manolas, non ha fatto rimpiangere il marocchino passato al Bayern. Quando si parla di sostituto dell'olandese non si fa riferimento al ruolo in campo quanto, piuttosto, alle caratteristiche. L'unicit&agrave; di Strootman, requisito che in un battibaleno lo ha reso oggetto del desidero di mezza Europa e che ha fatto innamorare &nbsp;l'ex C.T. degli Orange van Gaal, &egrave; dettata dalla capacit&agrave; di dare ordine al reparto, di saper interpretare egregiamente la doppia fase. Non si sbaglia se lo si definisce incontrista, non si sbaglia se lo si definisce regista. Giocatore completo, uno di quelli che a pieno regime potrebbero fare&nbsp;la differenza in ogni squadra. &laquo;Kevin &egrave; come una lavatrice - il Garcia oratore ha pochi rivali -. Quando gli arriva una palla sporca te la rid&agrave; sempre pulita&raquo;. Devastante fino al primo infortunio, ma adesso c'&egrave; da chiedersi se lo sar&agrave; anche al rientro. E soprattutto, chi gli far&agrave; spazio? Pjanic-Strootman-Nainggolan sarebbe un terzetto niente male, il danno &egrave; accompagnare De Rossi all'uscita. La visione delle partite (e del derby) dalla tribuna compensa l'assenza della Curva Sud, ma non l'anima di una maglia. La stagione di Nainggolan &egrave; in crescendo - il migliore nel 2-0 alla Lazio insieme a Gervinho - e&nbsp;il rendimento di Pjanic &egrave; pi&ugrave; sicuro di una sua rete su punizione. Per&ograve;, al di l&agrave; di tutto, &egrave; meglio trovarsi in situazioni del genere dove la competitivit&agrave; &egrave; alta - anche se a volte un bel dilemma -, anzich&eacute;&nbsp;in un contesto di disastro e disagio, che chiede l'impossibile al rientrante di turno. Buon lavoro a Garcia.  @damorirne

Aperto il mercato della Roma, ecco Strootman

Il nuovo fenomeno da studiare &egrave; il congenito interesse di Gervinho per le montagne russe. Il devastante impatto nel primo anno a Roma che risvegli&ograve; l'incredulit&agrave; dei tabloid inglesi ("All'Arsenal era penoso da guardare, fonte perenne di frustrazione"), la caduta e la messa in discussione (in estate era praticamente a un passo dal raggiungere Vucinic negli Emirati) e infine le due chiacchiere con il mentore Garcia, la cattura del posto da titolare e l'ascensione al cuore dei tifosi dopo un inizio di stagione che, francamente, in pochi avrebbero previsto. L'ivoriano &egrave; un giocatore che non ha idea di cosa siano le mezze misure. O c'&egrave; o non c'&egrave;. O lo noti o non lo noti. O lo porti in trionfo o lo declassi a bidone anche solo dopo novanta minuti. Della Roma contropiedista &egrave; il propellente insieme a Salah, il compagno di scorribande, e il capocannoniere insieme a Pjanic, entrambi a sette reti. Curioso per uno che ha da sempre avuto la fallibilit&agrave; sotto porta come proprio segno di riconoscimento. Potremmo provare a spiegarci il calo della scorsa stagione - bisogna considerare la partecipazione al Mondiale e alla Coppa d'Africa di gennaio/febbraio -, ma risulteremmo illusori, perch&eacute; la costanza di Gervinho nel non aggrapparsi alla tacca della continuit&agrave; &egrave; ormai indubbia. Anomalo per velocit&agrave; e generosit&agrave; di corsa, cagionevole sotto molti altri aspetti. I giallorossi vincono il loro derby, senza neanche un italiano dall'inizio per la prima volta in stagione e con ben sette esordienti: Szczesny, R&uuml;diger, Digne, Vainqueur, Iago, Dzeko e Salah. Garcia ringrazia l'arbitro - il fallo sul bosniaco avviene di poco al di fuori dell'area di rigore - prende i tre punti e resta a -1 da Fiorentina e Inter, in perfetta scia scudetto. E dopo la sosta per le Nazionali due gare abbastanza impegnative: prima la trasferta di Bologna in campionato (6 punti nelle ultime 2 con Donadoni in panchina, a conferma che la rosa non &egrave; da retrocessione) e tre giorni dopo quella europea e quasi impossibile contro il Barcellona. L&igrave; bisogner&agrave; fare il miracolo, Messi o non Messi. A proposito dei blaugrana, nella domenica di pomeriggio di Liga hanno avuto la meglio sul Villarreal per 3-0 (ha giocato anche Bonera, in campo per tutti i novanta minuti) e Neymar tra stop, sombrero e tiro al volo ci ha teletrasportati per un attimo sulle spiagge di Copacabana. Il consiglio &egrave; quello di andare a vedere o rivedere il gol, anche se per adesso in testa alla classifica c'&egrave; sempre Florenzinho.  @damorirne

Roma, il saliscendi di Gervinho

Due episodi di Peppa Pig visti uno dietro l'altro e in rigoroso silenzio all'interno degli spogliatoi. Alcuni cominciano a mettere su il terzo, anche se non c'&egrave; pi&ugrave; tempo. Il Bayer&nbsp;torna&nbsp;a giocare, fregandosene dell'immaturit&agrave; degli avversari. Non bastano quarantacinque minuti plasmati&nbsp;su buoni livelli per salvare una prestazione. La Roma &egrave; alle solite, stavolta nel senso opposto. La partenza &egrave; ottima e il resto un po' meno. Si fa forte in contropiede - in casa, che male c'&egrave;? - sfruttando giustamente l'educata andatura dei due esclusi all'ultimo Golden Gala, Salah e Gervinho. L'egiziano documenta la capacit&agrave; di saper attraversare in scioltezza l'oceano per poi perdersi in un bicchier d'acqua, inghiottito dalla paura per il compitino finale, l'appoggio al compagno. Lo stesso monito vale per Dzeko, che torna al gol dopo oltre due mesi e sbaglia la pi&ugrave; facile delle occasioni. Ha la palla per il 3-0, ma la frenesia da vecchio bomber gli impedisce di controllarla - pur avendo mezza giornata a disposizione - e il destro in corsa scheggia parte della cornice del tabellone dell'Olimpico. Tralasciando questa piccola pecca, sarebbe corretto dare a Dzeko quel che &egrave; di Dzeko. Non &egrave; un fenomeno, ma d'altra parte limitarlo alla voce di 'centravanti' risulterebbe quasi riduttivo. &Egrave; un gran lavoratore e conosce la fatica. Se l'occhio nudo non coglie in diretta la differenza tra il bomber d'area e il giocatore a tutto tondo, basta spulciare a fari spenti la heat map e scoprire come la zona di competenza del bosniaco sia stata la trequarti, perfetta sintesi del primo gol della Roma. Garcia si preoccupa del sostegno del pubblico nelle circostanze di difficolt&agrave; anzich&eacute; della follia cronica che acceca la squadra nei momenti topici. Il potenziale c'&egrave;, in Italia lo si &egrave; notato, e siamo sicuri che con la testa dei suoi interpreti libera da pensieri scomodi, che fatichiamo a capire, avremmo potuto fantasticare gi&agrave; sul prossimo avversario agli ottavi, ripensando al suicidio dell'andata a Leverkusen e alla disfatta contro il Bate. Quale lo scenario pi&ugrave; credibile, adesso? Ko - che non ci auguriamo - in Catalogna e vittoria del Bayer sui bielorussi. Altri tre punti per il Bar&ccedil;a nell'ultima contro i tedeschi e capolavoro pi&ugrave; qualificazione Roma sui ragazzacci del Borisov. Non importa se saranno soltanto 8 punti.  @damorirne

Erasmo veniva da Roma

&laquo;Se l'Arsenal mi richiamasse, direi di s&igrave;&raquo;. Dov'&egrave; il problema? L'ammissione di Szcz&#281;sny - arrivata prima dell'erroraccio sul tiro di Medel - non &egrave; stata di gradimento ai tifosi della Roma. Forse non &egrave; ancora chiaro il fatto che il portiere polacco, stando alle strategie odierne, sia soltanto di passaggio nella capitale. Prestito secco dall'Arsenal fino al termine della stagione. Qual &egrave; adesso il nuovo gioco di Natale? Quello di criticare chi si esprime con la massima sincerit&agrave;? Il peso che si sta dando alle parole di Szcz&#281;sny &egrave; piuttosto dovuto alle recenti prestazioni al di sotto delle aspettative, dopo un inizio di campionato straordinario. La grana, semmai, nasce a monte, dall'impossibilit&agrave; (o incapacit&agrave;?) di regalare alla squadra un portiere titolare, vista l'ormai altalenante affidabilit&agrave; di chi difendeva i pali lo scorso anno, De Sanctis. E quello che sorprende &egrave; vedere la Roma declassata quasi a una societ&agrave; "satellite", perch&eacute; questo almeno frulla nella testa dell'ex numero uno dei Gunners. Spararsi le proprie carte in Italia, da titolare, per riprendersi il posto perso a gennaio. Per&ograve; adesso bisogner&agrave; fargli capire che a Londra c'&egrave; Petr Cech, che aveva vissuto un'esperienza simile al Chelsea per via di Courtois. E il secondo &egrave; Ospina, quello che gli ha soffiato la porta e che s'&egrave; guadagnato pure la nomina per il Pallone d'Oro. Nell'ultima partita contro l'Inter, &egrave; vero, ha sbagliato anche se chi ha commesso l'errore pi&ugrave; grave &egrave; Garcia. Non nei contenuti, ma nei modi. Giustissimo criticare un tuo giocatore, un po' meno esporlo negativamente davanti a tutti i media. Soprattutto in una piazza come quella di Roma, abile pi&ugrave; delle altre nel santificare e sconfessare un proprio adepto nel giro di pochi giorni. Dzeko &egrave; ancora fermo a una sola rete. Che facciamo, vogliamo cacciarlo prima del previsto? Siamo sicuri che qualcuno, dopo il gol&nbsp;di Destro a Bologna, abbia pensato a un paragone scomodissimo. Per non parlare di Doumbia, che sicuramente non ha i meriti per essere il centravanti di una squadra da scudetto, ma nemmeno &egrave; quel giocatore che ha lasciato l'Italia assaltato metaforicamente dal lancio di uova e pomodori. &Egrave; Garcia che non sa gestire gli attaccanti?  @damorirne

Roma, la sincerit&agrave; di Szcz&#281;sny

Sei delle otto reti subite dalla Roma in quest'inizio di Champions League sono arrivate nella prima mezz'ora. Suarez al 21', Stasevich all'8', Mladenovic al 12' e al 30' e le due del 'Chicharito' Hernandez al 4' e al 19'. Potrebbe&nbsp;essere un caso? S&igrave;, sicuramente. Ma il pisolino che schiacciano i giallorossi subito dopo aver ascoltato l'inno non ci esenta dal dire che durante le prestazioni di lavoro bisognerebbe utilizzare soltanto una maschera. La tecnica dello straniamento 2.0 adottata da Garcia - che non &egrave; ancora riuscito a vincere un'altra partita dal felice esordio contro il CSKA nel settembre del 2014 - rischia innanzitutto di far prendere un colpo a tutti i tifosi, sballottati senza la minima stabilit&agrave; dalla base al vertice della piramide emotiva e poi di nuovo al contrario, dal vertice alla base in sessanta secondi. I disastri e le glorie arrivano spogli di preavviso, riuscendo - almeno nella serata di ieri - a compensarsi. A dirla tutta, il punticino strappato alla BayArena deve essere visto nel suo valore positivo, a prescindere dalla gestione dell'intera gara. Il passo da recriminare &egrave; il fallimento nella steppa bielorussa, contro una squadra discreta per elementi e gioco. Un po' la qualit&agrave; che la Roma ha ritenuto opportuno palesare in Germania, in un ricevimento pure cos&igrave; rilevante. Indelicata la difesa, a partire dalla limitata esperienza da uno che non t'aspetti, come Torosidis, il cui tocco di mano confeziona&nbsp;il non impossibile rigore di Hernandez. E R&uuml;diger, che definire troppo "scolastico" &egrave; un pregio, quasi mai in linea con il resto dei compagni, nel giro della Mannschaft di Joachim L&ouml;w e non si sa come per quanto fatto vedere nella capitale. Sbaglia tanto anche l'alter ego di Nainggolan, da ruba palloni a perdi palloni, al quale per&ograve; va dato atto di aver quanto meno analizzato lucidamente la partita, che Pjanic muta in una manifestazione illusionistica e all'avanguardia - lo richiedeva la situazione - facendo un po' di economia, decidendo che forse &egrave; meglio esercitarsi a tirare dalla distanza piuttosto che perdere energie vitali causate dall'avvicinamento alla porta avversaria. Gi&ugrave; il cappello per De Rossi, realizza la pi&ugrave; improbabile delle doppiette - la prima in Europa - anche se forse&nbsp;non mette in pratica le indicazioni previste dal pizzino che Garcia gli fa recapitare.&nbsp;L'urgenza della Roma &egrave; quella di puntare con decisione su gente del genere, da battaglia, in grado di reagire quando davanti si para la scalata pi&ugrave; dura. Questione di adattamento. Alcuni fanno in fretta, altri carburano in evidente ritardo.  @damorirne

Una, nessuna e centomila Roma

Andrea Agnelli &egrave; stato a lungo in silenzio, ma non ci spiegano il perch&eacute;. Certo parlare di&nbsp;Caceres&nbsp;fuori rosa per un incidente stradale &egrave; pi&ugrave; comodo... Il presidente della Juventus ha interrotto questa astinenza da dichiarazioni pubbliche con una lettera agli azionisti della societ&agrave; bianconera in vista dell'assemblea che si terr&agrave; fra tre settimane. Tanti gli spunti interessanti di politica sportiva, ma soprattutto uno: l'attacco al potere della Infront, advisor della Lega Calcio in materia di diritti televisivi e consulente di tanti club, ritenuto (nostra libera traduzione della lettera di Agnelli) in parte emanazione dell'asse Galliani-Lotito-Mediaset e in parte potere a se stante che condiziona il calcio italiano. Agnelli non ha torto, fra l'altro Pallotta la pensa esattamente come lui mentre il resto dei grandi club sta dall'altra parte della barricata con le motivazioni pi&ugrave; disparate. La differenza la faranno quindi i piccoli, quasi tutti sul mercato. E pare che Agnelli li stia convincendo, anche se a presidiare questo territorio gli 'altri' hanno messo il prezioso&nbsp;Preziosi.  2. La battuta di Rudi Garcia, che era soltanto una battuta (bisogna sempre mettere una lucina che lo segnali), fatta durante la presentazione della sponsorizzazione della Roma da parte di Matchpoint, ha suscitato in molti lettori una domanda: pu&ograve; un tesserato scommettere su sport diversi dal calcio? La risposta sembrerebbe essere s&igrave;, perch&eacute; il divieto esplicito riguarda tutti gli incontri ufficiali organizzati in ambito FIFA, UEFA e FIGC. Questo c'&egrave; scritto nel Codice di Giustizia Sportiva. Ma le amichevoli sono da considerarsi 'ufficiali'? Sull'ippica citata da Garcia, sul basket, sul tennis o su qualsiasi altro sport nessun divieto esplicito per i calciatori, allenatori e dirigenti del calcio, ma il buon senso dovrebbe consigliare di starne alla larga. Comunque la famosa statistica di Paoloni ("Il 99% dei calciatori scommette") &egrave; esagerata, ma non di tanto. Ed il CONI raccomanda caldamente agli atleti di stare lontani dalle scommesse, anche su sport diversi dal loro. E anche se hanno la maglia sponsorizzata da siti di scommesse... per la serie: io non mi drogo, per&ograve; vi invito a drogarvi.  3. Il mito della Champions League che salverebbe i bilanci &egrave; in parte un mito, prima o poi se ne accorger&agrave; anche Thohir. Intanto il consiglio d'amministrazione della Roma ha approvato il bilancio relativo alla stagione 2014-15, che tiene conto di 52,2 milioni dati dall'UEFA per la partecipazione ed il cammino in Champions League o incassati dalla biglietteria per le partite dell'Olimpico. Ecco, il bilancio &egrave; in rosso per 41,2 ed &egrave; stato peggiore di 2,6 milioni rispetto a quello dell'anno precedente. Altro mito quello dei ricavi, che rispetto alla stagione prima la Roma ha aumentato in maniera eccezionale (pi&ugrave; 40,6%, arrivando a 180 milioni). Evitando i tecnicismi, la lettura della situazione &egrave; facile: gli ingaggi dei calciatori sono aumentati in maniera pi&ugrave; che proporzionale ai ricavi, ma soprattutto l'indotto commerciale e di marketing non ha avuto questi grandi benefici dalla visibilit&agrave; internazionale della squadra. Come dire: i tifosi sono pi&ugrave; o meno sempre quelli, il loro numero cambia soltanto nel lungo periodo. Non &egrave; che un tifoso asiatico del Sunderland si metta a comprare la maglietta di &nbsp;De Rossi se la Roma va bene in Europa, meno che mai un interista o un napoletano.  4.&nbsp;Va detto che nemmeno una serie A ben gestita potrebbe reggere il confronto globale con la Premier League, soprattutto in Asia, dove ragioni storiche e la banale considerazione che l'inglese sia la lingua del mondo rendono incolmabile il vantaggio competitivo degli inglesi. Il cui campionato &egrave; sopravvalutato e pieno di mezze figure strapagate e poi da prestare gratis in giro per l'Europa, ma non la pensa evidentemente cos&igrave; LeTV, un'emittente cinese ('Le' sta per Leshi, sono leader soprattutto nell'online) che per circa 135 milioni di dollari a stagione ha acquistato i diritti della Premier League per la sola Hong Kong nel triennio 2016-19. Parliamo di 7 milioni di abitanti, comunque. Facendo una proporzione con l'Italia, &egrave; come se i diritti di trasmissione per la Premier League da noi costassero un miliardo di euro, come l'intera serie A per l'Italia. Certo, a Hong Kong scommettono sul calcio inglese anche le nonne, ma la cifra rimane impressionante.  Twitter @StefanoOlivari

Agnelli alla ricerca di amici

La partita della Roma a Borisov, gi&agrave; analizzata dal Guerino, &egrave; stata troppo assurda per ripetersi, ma questo non toglie che la squadra di Garcia si stia giocando malissimo il suo fin troppo annunciato 'anno buono'. Quello con le tre grandi &nbsp;tradizionali in fase di rifondazione e con le altre tre pericolose (Napoli, Lazio, Fiorentina) con una rosa sulla carta inferiore a quella giallorossa, anche al netto della vicenda della lista UEFA mutilata (massimo 22 giocatori, causa sanzioni, ma il club ha fatto 'meglio' presentando un elenco di 21). Siccome Garcia non pu&ograve; essersi dimenticato come si guida una squadra, dopo il suo folgorante approccio con la capitale, &egrave; evidente che dal punto di vista umano dopo due anni e mezzo non ha pi&ugrave; in mano la situazione e non sar&agrave; certo il contratto prolungato (all'americana, viene da dire) fino al 2018, a quasi 6 milioni lordi a stagione, a difenderlo dalla cottura a fuoco vivo dell'ambiente, con tre favoriti per la sua successione morbida o traumatica: Ancelotti, Ancelotti, Ancelotti. Ad insaputa dell'interessato, a quanto ne sappiamo, ma lo scenario ha comunque una sua logica.  Siccome non mancheranno le occasioni per parlare del futuro di Garcia, andiamo diritti su quelle dei dirigenti. Che poi sarebbe meglio usare dirigente, al singolare, visto il potere quasi totale di Walter Sabatini su ogni minimo aspetto della vita romanista, con tutto il rispetto per Zanzi e Baldissoni. Colpe? Dire che la Roma ha fatto un cattivo mercato significa avere una memoria che non va pi&ugrave; indietro di un mese, visto che questa estate dalla solita girandola di compravendite sabatiniane con le formule pi&ugrave; strane &egrave; uscito uno squadrone e lo ribadiamo anche in questo momento. L'attacco &egrave; di livello clamoroso per la serie A, al di l&agrave; della Champions, con tre su sei fra Dzeko, Iago Falque, Salah, Totti, Iturbe e Gervinho che devono sempre stare fuori e in prospettiva anche un talento come Ponce. Il centrocampo, anche quello che per un tempo a Borisov &egrave; sembrato inesistente, &egrave; pieno di giocatori poco creativi (tranne Pjanic) ma tutti affidabili, semmai paga la coperta corta in difesa dove spesso viene richiamato De Rossi: difficile poi dare a Garcia o Sabatini le colpe di quanto successo a Strootman, anche se qualcuno lo ha fatto. La difesa ha di sicuro poche alternative, ma un recupero pieno di Castan al centro potrebbe bastare a tenere botta in un momento in cui 'Romagnoli laziale, giusta la cessione' &egrave; diventato 'Manca Romagnoli' (e pazienza se nel Milan non ha finora entusiasmato). Tutto questo per dire che a volte nel calcio le cose non funzionano senza che ci siano colpe specifiche ed &egrave; un po' da frustrati trovarle a tutti i costi.  Di certo la situazione &egrave; esplosiva, se &egrave; bastata una innocente frase di Francesca Brienza (giornalista di Roma Tv e fidanzata di Garcia) su Ancelotti a scatenare il putiferio. Entrando nello specifico, perch&eacute; non siamo tuttologi che riescono a guardare 128 partite alla settimana (nessuna idea di come giochino Levante o Mouscron, ma onestamente nemmeno il Bari) mentre quelle dei grandi club italiani le seguiamo tutte con attenzione, la Roma di Garcia non sembra una squadra atleticamente all'altezza dello scudetto (mentre tecnicamente senz'altro lo &egrave;), perch&eacute; riesce ad alzare il ritmo soltanto quando si sta materializzando un risultato negativo. Sta accadendo troppo volte, in campionato di sicuro con Frosinone e Sassuolo. I maligni, usiamo questa formula giornalistica un po' vile, dicono che Garcia sorrida nel vedere la squadra sulle ginocchia, perch&eacute; non si ritiene responsabile della preparazione atletica: l'anno scorso il responsabile Paolo Rongoni dipendeva direttamente da lui, mentre quest'anno la struttura &egrave; stata in pratica affidata a Darcy Norman ed Ed Lippie, per precisa volont&agrave; di Pallotta (forse la sua prima scelta calcistica forte, in prima persona), che gi&agrave; a Pinzolo sembravano corpi estranei rispetto a Garcia. Curioso (abbiamo controllato sul sito della Roma prima di questo articolo) che non compaiano nello staff di Garcia ma fidatevi, esistono e non sono nemmeno gli ultimi arrivati (Norman ha lavorato con Bayern Monaco e Germania). Certo imputabile a Garcia &egrave; la scarsa attenzione degli attaccanti (tutti) alla fase difensiva, con centrocampo in affanno soprattutto a inizio partita quando gli avversari sono freschi. Va da s&eacute; che la pezza potrebbe essere ri-spostare Florenzi in avanti e riesumare Maicon, creando per&ograve; uno scontento in pi&ugrave; fra gli esclusi dell'attacco. Lo ribadiamo: la Roma ha tutto per rimettersi in carreggiata, ma troppe persone al suo interno potrebbero trovare conveniente, al di l&agrave; del contratto residuo, tenere Garcia nel mirino fino a fine stagione. Senza esonerarlo, ma con un colpevole di giornata gi&agrave; pronto.  Twitter @StefanoOlivari

L'anno buono della Roma, forse

Cercare di difendere a tutti i costi la propria squadra dopo una sconfitta non porta l'allenatore all'automatico prolungamento del contratto. Appigliarsi allo solita sfortuna quando tutto va male &egrave; un concetto che ormai &egrave; stato superato da un pezzo, vale per Garcia e vale per Allegri. A questo punto sarebbe interessante ascoltare, seguendo i principi della par condicio, un tecnico parlare di sorte favorevole anche quando si torna a casa con un 5-0. Al di l&agrave; di questo discorso, &egrave; bene tornare sulla partita di Borisov e dire che la Roma ha meritato la disfatta, come ammesso lucidamente da Florenzi. Un conto &egrave; restare sul teorico e pensare di giocare contro la cosiddetta "cenerentola" del girone - niente di pi&ugrave; giusto, &egrave; la verit&agrave; e chi sostiene il contrario fa peccato - e un altro &egrave; entrare in campo con la convinzione e la presunzione di avere gi&agrave; i tre punti dalla propria parte. I giallorossi - si chiamano sempre cos&igrave;, anche con la terza divisa oscena - per tutta la durata del primo tempo non hanno fatto altro che restare immobili in platea e godersi le scorribande degli undici bielorussi che oggi qualcuno spaccer&agrave; per fenomeni. Aggiungete anche gli errori dei singoli, tipo Szcz&#281;sny che sul tiro di Mladenovic ripensava al volantino delle offerte del supermercato sotto casa, e gli errori di posizione, tipo Nainggolan-Pjanic che spesso si pestavano i piedi. Nelle intenzioni di Garcia il belga avrebbe dovuto fare il regista, non riuscendoci, con il bosniaco che di fatto gli "rubava" il ruolo, accentrandosi e lasciando spazio agli avversari. Infortuni, rosa cortissima (ne avevamo parlato giorni fa sul Guerino), l'impossibilit&agrave; di un turnover di livello e la mancanza di una punta. Tre velocisti (Salah-Iturbe-Gervinho) non sono in grado di mantenere un reparto, a meno che tu non abbia le qualit&agrave; del Barcellona. Il fatto che il campionato italiano sia ancora (?) al primo mese non pu&ograve; pi&ugrave; essere un'attenuante, anche se sotto il profilo atletico la differenza tra le due squadre era quella tra Usain Bolt e Andrew Howe in una gara dei 200. L'evidente calo fisico del BATE - prima o poi doveva arrivare - ha permesso ai fuori posto di Garcia di uscire dalla tana e affacciarsi alla grande notte europea, ma tutto troppo tardi. La reazione della Roma &egrave; stata la diretta conseguenza dell'approccio "amfetaminico" da parte dei pi&ugrave; scarsi. Altra settimana infernale per l'allenatore francese.  @damorirne

Roma, altra settimana infernale per Garcia

La terza Roma di Garcia &egrave; un fallimento, se ci limitiamo a guardare i risultati sul Televideo (ma esiste ancora?) o ad orecchiare qualche ayatollah radiofonico che chiederebbe l'esonero anche di un misto fra Liedholm e Capello, dimenticando che a suo tempo chiedeva l'esonero anche dei veri Liedholm e Capello. Partiamo dall'immeritata sconfitta di Genova, partorita da un gol su punizione e da un'autorete degna dell'indimenticato Mai Dire Gol: superiorit&agrave; giallorossa imbarazzante, soprattutto sulle fasce, con la Sampdoria a difendersi e nemmeno troppo bene. Riteniamo sacrificato Florenzi in difesa e non credevamo in Digne, ma l'evidenza dice che &egrave; dai tempi di Cafu e Candela che non si vedevano tanti cross, con le punte che hanno in tre su cinque, contando anche i sostituti (salviamo Salah per il gol e Gervinho perch&eacute; &egrave; sembrato vivo), trovato una serata pessima. Per una volta non si potr&agrave; dare la colpa a Totti che soffoca i talenti emergenti, visto che il 39enne capitano la partita l'ha vista da casa a causa del dolore a un dito della mano destra (ma non potevano inventarsi una scusa migliore?).&nbsp;Per una volta diamo anche qualche numero, preso dal Corriere dello Sport: 24 tiri a 6, 18 calci d'angolo a 4.  Ma se la nostra analisi di Sampdoria-Roma non &egrave; nemmeno buona per incartare il proverbiale pesce, visto che &egrave; scritta per il web, pi&ugrave; concrete e minacciose sono le nubi sopra la testa dell'allenatore. Che &egrave; partito peggio rispetto ai suoi due anni precedenti nella capitale, ma soprattutto per varie circostanze, prima fra tutte l'impoverimento tecnico della Juventus a causa della perdita dei suoi tre trascinatori, si &egrave; trovato nella situazione per cui ogni risultato diverso dallo scudetto sarebbe considerato un fallimento. E pazienza se il club ne ha vinti tre in quasi novant'anni... Il giochino &egrave; sempre lo stesso: se Pallotta appare troppo alieno e Sabatini viene ritenuto infallibile a prescindere (anche perch&eacute; qualcuno le notizie te le deve pur dare), mentre i totem romani in campo sono appunto totem, non rimane che Garcia. Da qui una sgradevole insistenza sul suo privato e gli editoriali sulla sua mentalit&agrave; diventata troppo italiana, quando in realt&agrave; non c'&egrave; un grande allenatore che non si sia mai lamentato degli arbitri (fra l'altro Garcia sta usando toni pi&ugrave; bassi che in passato, un segnale da 'anno buono' pi&ugrave; indicativo dei colpi di mercato) o che non abbia fatto turnover, altro grande argomento, avendone la possibilit&agrave;.  E adesso? Cinque giornate di campionato sono niente e dopo il pareggio con il Barcellona la Champions pu&ograve; mettersi bene fin dalla partita di Borisov, contro un Bate che forse non avr&agrave; Hleb. Sar&agrave; uno stimolo in pi&ugrave; e non certo una scusa stile 'fatiche di coppa', visto che negli ultimi trent'anni soltanto tre volte (Milan di Capello 1991-92, Milan di Zaccheroni 1998-99, Juventus di Conte 2011-12) ha vinto lo scudetto una squadra non impegnata in Europa. L'impressione, evitando di guardare la classifica, &egrave; che la Roma sia una squadra in salute e che debba soltanto trovare un filotto di risultati coerenti con il gioco espresso. Poi &egrave; chiaro che il Televideo d&agrave; altre indicazioni.  Twitter @StefanoOlivari

Il Televideo contro Garcia

Garcia viene criticato per il turnover e per non aver fatto giocare Dzeko dal primo minuto, poi magari mette Dzeko dall'inizio lasciando Totti in panchina e si apre lo stesso scenario. Non &egrave; sbagliata l'idea del tecnico della Roma. L'errore, semmai, &egrave; da trovare nelle modalit&agrave; delle rotazioni. Se si vuole portare a casa la partita, non ci si pu&ograve; privare degli elementi migliori nello stesso momento. Il turnover deve essere un qualcosa di graduale, da centellinare per non spezzare le fondamenta di un bel giocattolo che nel corso dell'estate &egrave; stato assemblato con pezzi resistenti e ricercati. Oggi tocca a me, domani a te. Oggi sta fuori soltanto Florenzi, domani sta fuori soltanto Iago Falque. Cambiare tanto in una squadra - titolare - che si conosce da poco oltre a essere un rischio, vuol dire perdere in equilibrio, smarrire la conformit&agrave; assimilata durante i primi impegni e regalare tempo del tutto inutile agli avversari. La vera valutazione negativa da muovere a Garcia &egrave; quella di aver schierato gente - come Maicon - che ha da tempo perso il rendimento dei tempi migliori. E non poteva fare altrimenti, questi sono i giocatori che ha a disposizione, sono colpe non sue. La rosa &egrave; cortissima, soprattutto in difesa. Tra Digne e Torosidis c'&egrave; l'abisso, tra Florenzi e il brasiliano attuale passa tutto lo stupore provato per la rete contro il Barcellona. R&uuml;diger alterna momenti in cui svolge il compitino ad amnesie da primo giorno di scuola calcio. Si &egrave; pensato a costruire in modo competitivo l'undici di partenza e non la panchina. Qui sono da ricercare le differenze con la Juventus. A riposo Bonucci, dentro Barzagli. A riposo Alex Sandro, dentro Evra. Senza considerare le molteplici soluzioni offensive sulle quali pu&ograve; contare Allegri, vedi Zaza che guarda tutti dall'esterno e fino a qualche mese fa era il centravanti della nostra Nazionale. Non &egrave; neanche il fatto di aver peccato di presunzione contro il Sassuolo - nessuno lo farebbe -, &egrave; solo una questione di ricambi. Se hai quelli buoni, il turnover &egrave; sempre un'arma in pi&ugrave;. Puoi insistere sulla stessa persona, bene. Fino a quando cade fisicamente in picchiata a pochi giorni da un impegno vitale. L&igrave; la colpa &egrave; ancora di Garcia?  @damorirne

Roma, il turnover e le poche colpe di Garcia

Quattro punti in due partite. Un grande centravanti, Dzeko. Un terzino sinistro, Digne, laddove negli ultimi quattro anni si sono alternati improbabili interpreti di un ruolo troppo spesso sottovalutato. Due ali, una tattica, Iago Falque, l&rsquo;altra pi&ugrave; anarchica, Salah, di quelle che possono spaccare le partite con un&rsquo;accelerazione da centometrista. Un portiere, Szczesny, che ha gi&agrave; convinto al punto da soffiare il posto al titolare dell'ultimo biennio.  Quattro punti in due partite tre dei quali conquistati con la grande avversaria, la Juventus di Allegri. L&rsquo;inizio di campionato della Roma dopo il balbettante pareggio di Verona ha iniziato a dare conferme a ci&ograve; che universalmente le &egrave; stato riconosciuto. L&rsquo;ottimo lavoro svolto da Sabatini durante il mercato estivo. Cinque titolari per cinque ruoli in cui la scorsa stagione erano emersi dubbi (portiere, ali d&rsquo;attacco) o era stata evidenziata una carenza non pi&ugrave; tollerabile (centravanti, terzino sinistro).  Un lavoro di programmazione mirato anche nella preparazione, pietra dello scandalo un anno fa quando il lavoro concertato fra Rudi Garcia e il professor Rongoni aveva diviso spogliatoio, piazza, e stava dividendo per sempre le strade del tecnico e del club. Che ha cambiato professore (Norman, che ha lavorato anche con la Nazionale tedesca) e metodi.&nbsp;Ma non sia mai che si trascorra quantomeno un cambio di stagione in serenit&agrave;. Ora il gioco si fa duro e intenso, da Frosinone alla pausa di ottobre si gioca ogni tre giorni, anche col Barcellona, tanto per gradire, primo avversario in Champions League.  E si avanzano dubbi. Squadra che vince si pu&ograve; cambiare? Come prenderebbe Totti un&rsquo;altra esclusione? Il De Rossi espulso in Nazionale pu&ograve; diventare un problema per la squadra? E Castan quando torner&agrave; al top? Ma torner&agrave; al top? Quisquilie. Non problemi. Tante chiacchiere.&nbsp;Perch&eacute; Totti non ha mai detto nulla, se non incoraggiare da primo tifoso la squadra attraverso il suo sito internet, nonostante si avanzino ipotesi di pressione sul tecnico che per qualcuno peccherebbe gi&agrave; di lesa maest&agrave; per averlo tenuto fuori nei primi centottanta minuti. Perch&eacute; De Rossi ha iniziato il campionato con due buone prestazioni, la seconda da difensore centrale. Perch&eacute; Castan non ha un problema fisico, deve semplicemente ritrovare la forma migliore dopo un anno di stop.  La stagione in corso per la Roma pu&ograve; essere ricca di soddisfazioni. L&rsquo;importante &egrave; non complicarsi la vita. Una grande squadra &egrave; tale anche per il grado di isolamento che riesce a raggiungere. Roma citt&agrave; pressa, come tutte le grandi piazze bisognose di vincere, affamate di trofei. Ma non stritola. Spesso, anzi, anche di recente, la tanto famosa piazza &egrave; stata utilizzata come alibi. Quest&rsquo;anno allenatore e calciatori alla voce alibi non hanno pi&ugrave; crediti.  @augustociardi

Roma, no problem: pu&ograve; essere un anno ricco di soddisfazioni

Fra i luoghi comuni calcistici uno dei pi&ugrave; amati dai media &egrave; quello secondo cui alla Roma sarebbe difficile vincere per colpa dell'ambiente. Si vede che &egrave; pi&ugrave; facile giocare nella Juventus o a Milano, dove il secondo posto &egrave; un crimine, o in realt&agrave; di provincia dove oltre a non pagarti ti aspettano sotto casa al primo calo di rendimento. &Egrave; bastato il pareggio di Verona per tirare fuori il vecchio alibi, dando ovviamente la colpa alle onnipresenti radio della capitale: ce li vediamo Dzeko e Salah turbati per le telefonate a Radio Centro Sport o a Radio Incontro...&nbsp;Sono discorsi che forse valevano quando la Roma era una squadra con giocatori quasi tutti italiani e che soprattutto non erano e non si sentivano di passaggio, ma adesso suonano soltanto come alibi per una realt&agrave; che ha puntato tutto sul presente per avvicinarsi alla Juventus, sacrificando il futuro (Romagnoli) e il passato (Totti).  Parzialmente collegato ai media &egrave; il problema Garcia, al terzo anno in giallorosso, utile alla causa fino a quando &egrave; stato un alieno alla Capello (a proposito, lui potrebbe dire qualcosa anche sulla potenza delle radio di Madrid) ma dannoso quando si &egrave; calato troppo nella parte dell'animale da conferenza stampa, una specie di Mourinho minore, senza entrare in un privato che poi &egrave; stra-pubblico per opera dei diretti interessati: la sua fidanzata, Francesca Brienza, &egrave; conduttrice di Roma Tv (tiv&ugrave; ufficiale del club) e proprio ieri a Tiki Taka (la trasmissione Mediaset condotta da Pierluigi Pardo) non ha trovato di meglio che dare la colpa delle tensioni alle radio romane, con parole soft ("Indirizzano argomenti e problemi") ma senza possibilit&agrave; di equivoco. La risposta della Roma al problema &egrave; nota: la creazione di una propria radio privata, Roma Radio.  Parlando di calcio, Sabatini con il solito attivismo, su pi&ugrave; tavoli, ha messo in mano all'allenatore una squadra da scudetto da centrocampo in su. Scelta chiarissima ma ad alto rischio: se le cose si mettono bene subito si pu&ograve; volare, ma se ogni giorno della settimana diventa un Vietnam di polemiche e rivendicazioni (con i romani sempre in copertina, ognuno con la sua maschera: Florenzi il buono, De Rossi il cattivo, Totti il monumento) allora anche una Juventus indebolita pu&ograve; mantenere le distanze. In questi ultimi giorni di mercato possono arrivare soltanto pezze come Digne (le riserve dei grandi club sono un 'pacco' quasi assicurato anche se dire che si arriva dal PSG o dal Chelsea per le prime settimane funziona) o cessioni dolorose come Liajic e di un attaccante (Sabatini preferirebbe Gervinho, per non sconfessare del tutto l'operazione Iturbe), quindi la squadra &egrave; sostanzialmente fatta e deve soltanto essere sfoltita. Non ha bisogno di invenzioni geniali o di condottieri, potrebbero bastare anche banali cross di Maicon per Dzeko. &Egrave; da scudetto e crearsi l'alibi preventivo delle radio o degli hashtag anti-Garcia non aiuter&agrave; a vincerlo.  Twitter @StefanoOlivari

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