Lazio, Garlaschelli: "La Juve, lo scudetto e quel gol che nessuno ricorda"

Lazio, Garlaschelli: "La Juve, lo scudetto e quel gol che nessuno ricorda"

"A Torino era quasi impossibile vincere contro i bianconeri, ma a Roma spesso ci siamo riusciti. Che emozione il 3-0 del ’77, segnai ma tutti hanno in mente solo la doppietta di Giordano"

Paolo Colantoni/Edipress

16.05.2022 16:06

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“La Juventus è stata la nostra avversaria in quegli anni. Ci ha tolto uno scudetto nel 1973, ha combattuto contro di noi nel 1974 e poi è sempre stata la squadra da battere. Aveva giocatori eccezionali, in tutte le zone del campo. Soprattutto quelli che mi marcavano". Renzo Garlaschelli ha scritto pagine indimenticabili della storia della Lazio. È stata l’ala destra in grado di regalare gol, assist ed equilibrio alla “Banda Maestrelli”, diventando un partner offensivo perfetto per Giorgio Chinaglia. Ha partecipato alla crescita della squadra, che nel giro di pochi anni è passata dalla Serie B alla vittoria dello scudetto. Renzo Garlaschelli componeva con Chinaglia e D’Amico il reparto offensivo negli anni in cui i biancocelesti combattevano contro la Juventus per la conquista del titolo. E ha disputato dieci stagioni nella Capitale, diventando un beniamino della tifoseria. “Ancora oggi la gente mi vuole bene. I tifosi della Lazio non fanno altro che ricordare quello che abbiamo raggiunto in quegli anni. E non può che essere così. Abbiamo vinto lo scudetto, ci siamo divertiti e abbiamo fatto divertire tutti, giocando un calcio, per certi versi, moderno".

Che posizione ricopriva in campo Renzo Garlaschelli?

“In quegli anni chi giocava sulla fascia destra era giudicato o un tornante o una seconda punta. Io appartenevo più a questa categoria. Ero certamente più offensivo e mi risparmiavo un po’ di chilometri a partita”.

Nella Juventus invece c’era Franco Causio.?

“Non facciamo paragoni per favore. Lo dico senza falsa umiltà. Lui era un tornante puro, ma soprattutto era un campione eccezionale. Uno che segnava, faceva segnare e che ha giocato con continuità in Nazionale. Ha fatto la storia del calcio italiano e della Juventus”.

Come Renzo Garlaschelli ha fatto la storia della Lazio.

“Fa piacere ogni tanto sentirselo dire. Con la Lazio ho vinto uno scudetto, ho giocato tanti anni e mi sono tolto grandi soddisfazioni. Sono rimasto laziale perché mi ha regalato delle emozioni incredibili. La Lazio ti entra nel cuore, c’è poco da fare”.

Che sfide erano quelle con la Juventus in quegli anni?

“Sfide difficili. A Roma siamo riusciti spesso a batterli, giocando bene. A Torino era quasi impossibile. Ci hanno sempre fatto male”.

Perchè imporsi a Torino era così complicato??

“La Juventus era una squadra oggettivamente superiore, costruita sempre per vincere. Noi in quei tre, quattro anni abbiamo provato a metterli in difficoltà con le nostre forze e devo dire che ci siamo riusciti. Ma andare a Torino e vincere non era semplice, per tanti motivi. Non mi fare aggiungere altro”.

I bianconeri erano i vostri avversari più forti?

"La Lazio si è giocata poche volte lo scudetto e quando lo ha fatto, la Juventus c’era sempre. Ti dico la verità: il primo anno, la stagione 1972-73, il Milan era la formazione più forte e più accreditata, ma si suicidò perdendo a Verona. Poi nel 1973-74 noi abbiamo vinto contro i bianconeri e successivamente la Juve si è presa la rivincita. Chi voleva vincere il titolo doveva sempre avere a che fare con la Juve”.

Chi erano i suoi marcatori diretti?

“Come cascavi, cascavi male: Spinosi, Gentile, Cabrini. Difensori fortissimi, gente di personalità. Giocarci contro non era facile. E poi c’era Tardelli, Furino e in attacco dei campioni incredibili. Ripeto, erano forti, poi l’ambiente caldo: insomma a Torino era quasi impossibile uscire senza ossa rotte”.

All’Olimpico invece?

“Tutto diverso. Il 3-1 nell’anno dello scudetto resta per me indimenticabile. Un insieme di emozioni incredibili. Ma non fu la nostra unica, grande partita, giocata contro i bianconeri. Per me resta unico il 3-0, in cui segnai un gran gol. Che purtroppo non ricorda nessuno”.

Per quale motivo?

“Perché Bruno Giordano ebbe la bella idea di segnare due reti meravigliose: una con un tiro al volo eccezionale, un’altra con un doppio pallonetto a Zoff e Morini. Per tutti quel Lazio-Juve resta la partita della doppietta di Bruno Giordano. Ma è giusto così. Io però mi tengo la soddisfazione di aver partecipato a quella festa, segnando un gran gol”.

Giordano, prima ancora Chinaglia, molti suoi compagni erano entrati nelle mire della Juventus.

“Ti fermo subito. A me non mi hanno mai cercato (ride, ndi). Che ci facevano con Garlaschelli? Avevano Causio e tutta una lunga serie di campioni? Qualcuno in quegli anni bussò alla mia porta, ma la Juve mai”.

Chi sentiva di più le sfide con la Juve?

“Maestrelli le preparava molto bene. Ma è chiaro che c’erano grandi attese. Giocare con la Juve per noi era un bel banco di prova. I bianconeri e il derby rappresentavo le sfide che tutti aspettavano. Io riuscivo a essere più sereno rispetto agli altri, ma in campo poi mi scatenavo”.

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