Ivano Bordon esclusivo da Samp City: “La Sampdoria per me è una famiglia”

Ivano Bordon esclusivo da Samp City: “La Sampdoria per me è una famiglia”

A margine dell'evento organizzato dal Museo del club blucerchiato, l'ex numero 1 doriano ci ha concesso un'intervista in diretta Instagram in cui ha ripercorso la sua carriera

Massimiliano Lucchetti/Edipress

08.04.2022 ( Aggiornata il 08.04.2022 13:05 )

  • Link copiato

Ieri “Il cuoio” ha presenziato all’evento – organizzato dal Museo della Sampdoria (a Samp City) – intitolato ai grandi numeri uno del passato blucerchiato. Hanno partecipato tra gli altri: Ivano Bordon, Christian Puggioni, Fabrizio Casazza, la famiglia Battara (Daniele, Massimo e Pietro), Emil Audero e Guido Bistazzoni. In collegamento è intervenuto anche Gianluca Pagliuca. A margine dell’evento abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con il mitico Ivano Bordon. L’intervista è stata trasmessa in diretta sul canale Instagram de "Il cuoio" (visibile cliccando qui). Bordon è stato il numero 1 blucerchiato dal 1983 al 1986, giunto a Genova dopo aver contribuito a scrivere la storia dell’Inter.

Ciao Ivano. Sei stato il primo portiere a vincere un trofeo in maglia doriana (Coppa Italia 1985) che ricordi hai?

“Mi è rimasto molto nel cuore, come d’altronde tutti i tre anni che sono stato qui. I tifosi della Samp hanno grande affetto verso di me e io provo lo stesso sentimento.”

Tu, Scanziani… avete dato l’impulso per far sì che la Sampdoria aprisse il suo ciclo storico?

“Sicuramente il presidente Mantovani sapeva il fatto suo e piano piano ha costruito la squadra che da lì a poco avrebbe dominato in Italia e in Europa”.

Che ricordi hai del tuo esordio a San Siro contro la tua Inter?

“È stata una strana e bella coincidenza esordire con la maglia della Samp a Milano. Abbiamo vinto, ed è stata un’emozione stupenda”.

All’Inter hai vinto 2 scudetti e 2 Coppe Italia, ma la partita per cui sarai per sempre ricordato è quella contro il Borussia Mönchengladbach nella Coppa Campioni 1971-72, dopo la vicenda della lattina… Che ricordi hai di quella notte?

“Il titolare era Lido Vieri, ma come tutta la squadra incappò in una serata storta all’andata nella famosa partita del 7-1. Da quel momento subentrai io ed è una partita che né io, né i tifosi dell’Inter dimenticheremo mai”.

A proposito di Lido Vieri. Vengono sempre citati grandi numeri 1 italiani, ma lui è sempre un po’ in disparte. Il tuo giudizio su di lui?

“Con Lido siamo grandi amici e per me è stato un maestro. All’epoca Vieri rientrava nel novero dei migliori estremi italiani, insieme a Zoff, Albertosi, Castellini”.

Una curiosità che riguarda il tuo arrivo all’Inter. All’allora dirigente Allodi dicesti che eri juventino. Verità o bugia?

“Avevo 14 anni e volevo stare con la mia famiglia. Pensa che nel provino ho preso qualche goal apposta, ma alla fine era troppo ghiotta l’occasione e l’ho presa al volo”.

Torniamo a Marghera, dove sei nato. Si può dire che Ivano Bordon sia nato portiere?

“Fin da subito sono stato in porta, anche nei tornei estivi, all’oratorio con gli amici. Sì, sono nato portiere”.

Altra curiosità riguardo il fatto che nella Miranese (società in cui militavi nelle giovanili) incontrasti Armando Buffon, cugino del papà di Gigi. Poi hai allenato proprio Gianluigi nella Juve e in Nazionale. Ne avete mai parlato?

“La famiglia Buffon ha avuto grandi portieri e a volte quando parlavo con Gigi mi confondevo anche con i nomi (e scoppia in una grande risata ndr)”.

Capitolo Nazionale. Sei stato il terzo in Argentina nel ’78, il secondo a Spagna ’82. Pensavi di fare il titolare a Messico ’86?

“Mi è dispiaciuto il modo con cui lo sono venuto a sapere. Ero in macchina e ho sentito le convocazioni per radio. La mia più grossa soddisfazione è stata però, quando il povero Enzo Bearzot (a cui devo il mio esordio in azzurro) nella partita di addio di Antonio Cabrini mi chiese scusa per non avermelo detto di presenza”.

Si può dire che Adriano Bardin - preparatore dei portieri che hai avuto a Brescia – ti abbia influenzato nella scelta di aver fatto quel ruolo?

“Sicuramente Adriano e Lido Vieri sono stati i miei più grandi maestri”.

Nella Juventus di Lippi hai allenato Angelo Peruzzi. Credi che senza infortuni sarebbe stato uno dei più grandi di sempre?

“Dei portieri che ho allenato Peruzzi e Buffon sono stati i più bravi e sono contento di avergli dato qualcosa di mio”.

Ultima curiosità. Il rigore parato da Buffon a Seedorf nella famosa finale di Manchester contro il Milan, è un po’ merito tuo, vero?

“Conoscevo Clarence avendocelo avuto all’Inter e prima della finale ho ricordato a Buffon dove calciasse principalmente. Lui è stato bravo a seguire il mio consiglio e poi con le sue doti naturali, ha respinto il tiro”.

Condividi

  • Link copiato

Commenti