Calciomercato anni '90: errori di valutazione e campioni incompresi

Calciomercato anni '90: errori di valutazione e campioni incompresi

Da Roberto Carlos a Vieira, passando per Henry e Bergkamp: i giocatori che hanno deluso per poi esplodere nelle squadre estere

Alessandro Mastroluca/Edipress

27.08.2021 17:35

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In estate, ogni storia sembra una favola. È il tempo degli innamoramenti e delle trattative di calciomercato, di sogni che a volte durano lo spazio di una stagione. La ricerca del colpo a effetto accomuna tutti i presidenti, e tutti i tifosi. Ma non sempre quei colpi ottengono l’effetto voluto. Negli anni Novanta, quando la Serie A era il campionato più bello e ambito del mondo grazie alle Sette Sorelle, la corsa al campione straniero ha allargato gli orizzonti dei sogni e arricchito i cassetti dei rimpianti. Ne sa qualcosa l’Inter, che tra la fine della presidenza Pellegrini e l’inizio della gestione di Massimo Moratti, ha guardato all’estero per tentare di reggere la concorrenza del Milan.

Bergkamp e Jonk: i due olandesi all'Inter

Nell’estate del 1993, con questo obiettivo Pellegrini ha annunciato ai giornalisti l’acquisto di due calciatori olandesi che spiazzano tutti: Dennis Bergkamp, per cui la società investe i soldi incassati per la vendita di un altro incompreso in Italia, il tedesco Matthias Sammer futuro Pallone d’Oro; e Wim Jonk. Bergkamp è considerato l’erede di Van Basten all’Ajax, con cui ha segnato più di 100 gol. Ma soprattutto era il primo nome nella lista della Juventus, che però pare non abbia accettato la sua pressione per avere con sé anche Jonk. L’Inter, invece, dice sì. Non è la prima volta che ha vissuto situazioni simili. Andreas Brehme, terzino tedesco che segnò il rigore decisivo nella finale dei Mondiali del 1990, passava come il “pacco regalo” per arrivare a Lothar Matthäus. L’attaccante olandese ha anche meditato di lasciare il calcio, ma il suo senso estetico per il gioco non si adatta a una squadra che ingloba stranieri ma gioca all’italiana. Non a caso andrà a illuminare l’Arsenal insieme a un’altra stella vittima di una clamorosa incomprensione nella storia della Serie A.

Vieira, una sola stagione al Milan


C’è l’Arsenal anche nel destino di Patrick Vieira. Quando, da teenager, il centrocampista era soltanto una promessa del Cannes, Ariedo Braida ha l’intuizione giusta e per sette miliardi lo porta al Milan. È l’estate del 1995. In quel campionato, che il Milan chiuderà vincendo lo scudetto, gioca appena due partite. Fabio Capello lo considera troppo acerbo e Oscar Tabarez, che lo sostituisce nell’estate del 1996, non lo vede proprio. Vieira accetta così l’offerta dell’Arsenal, che lo paga 4,5 milioni di sterline. Il resto, come si dice in questi casi, è storia.

Henry alla Juventus


Si tratta, naturalmente, del francese Thierry Henry. Nei suoi sei mesi e mezzo alla Juventus, ha spiegato di aver giocato quasi tutte le partite senza comprendere esattamente quale dovesse essere il suo ruolo. Carlo Ancelotti lo schierava da tornante, defilato e lontano dalla porta. Non ha mai capito che il suo posto è da attaccante, e lo considera ancora oggi il più grande errore della sua carriera insieme al no a Roberto Baggio quando allenava il Parma.

Estate 1995: Rambert in nerazzurro


Il 1995 resterà nella storia anche per l’arrivo in Italia, sempre all’Inter, di Sebastian Rambert e Roberto Carlos. Rambert è un attaccante argentino di vent’anni che ha esordito giovanissimo nell’Independiente con cui ha segnato 14 gol. Ha un fisico esile e un talento ammirato da molti. Perfino il grande Omar Sivori ne resta colpito e prova a convincere la Juventus ad acquistarlo. Non nasconde il suo rammarico, poi, quando l’argentino prende la via di Milano. Costato cinque miliardi, Rambert si rivela un giocatore acerbo, dal carattere chiuso, che spesso vaga per il campo completamente estraneo alla manovra dell’Inter. Nemmeno il cambio di allenatore, il passaggio da Ottavio Bianchi all’inglese Roy Hodgson, cambiano le cose. Rambert verrà venduto e non realizzerà mai quel potenziale annunciato tra enormi fanfare. Nel corso della stagione, Moratti è costretto a dare ragione a Diego Maradona, che elogia l’altro argentino arrivato dal Banfield, Javier Zanetti, per cinque miliardi ma praticamente a fari spenti. “Il vero colpaccio l’Inter l’ha fatto con Javier Zanetti, che è un autentico fenomeno, altro che Rambert”. Game, set and match per il Pibe de Oro.

Moratti e i 10 miliardi per Roberto Carlos


Moratti
ha azzeccato un altro colpo in quel 1995. Per dieci miliardi di lire dell’epoca, ha acquistato un terzino sinistro brasiliano di 22 anni che sogna di diventare il migliore del mondo nel suo ruolo, Roberto Carlos. L’impatto è devastante: segna 4 gol nelle prime 5 partite. Sigilli che diventeranno la sua condanna. “Mi hanno spostato in una posizione più avanzata, mi hanno fatto giocare anche come attaccante e ho sofferto molto - dirà anni dopo in un’intervista pubblicata sul canale Instagram della FIFA -. Ho parlato con il presidente per dirgli che non potevo giocare in quella posizione, perché poi ci sarebbe stata la Coppa America e per essere convocato dovevo fare l’esterno”. Non ci può credere Fabio Capello, allenatore dei Blancos, che si fa mandare un fax per leggere nero su bianco che davvero l’Inter l’ha messo in vendita. E chiede al presidente Lorenzo Sanz di fare di tutto per portarlo a Madrid. L’accordo, racconterà Roberto Carlos, lo troveranno in dieci minuti. La Serie A perde il simbolo dei campioni incompresi che hanno attraversato il nostro calcio negli anni Novanta.

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