Calciomercato: Paolo Rossi al Vicenza, affare da oltre due miliardi

Calciomercato: Paolo Rossi al Vicenza, affare da oltre due miliardi

Nel 1978 Pablito è conteso dalla Juventus e dal Lanerossi del presidente Farina: per risolvere la comproprietà è necessario ricorrere alle buste

Paolo Valenti/Edipress

09.08.2021 19:34

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Come si diventa Paolo Rossi? Facendo tanti gol, certo. E vincendo molti trofei. In parte, però, la costruzione di un mito avviene anche grazie a episodi che elevano i loro protagonisti al ruolo di personaggi iconici al di là della loro stessa volontà: quello che accadde proprio a Paolo Rossi nell’estate del 1978. Non ancora ventiduenne, l’attaccante stava emergendo con forza dall’anonimato di una carriera che, prima di quel momento, gli aveva riservato le promesse di un talento ostacolato dalle incognite di un fisico che, già prima dei vent’anni, si era rivelato problematico. La Juventus, squadra nella quale si era formato, nel 1975 lo aveva mandato in prestito al Como per dargli la possibilità di esprimersi. La stagione non fu delle migliori: solo 6 presenze e nessun gol all’attivo. Un rendimento insufficiente per rientrare a Torino, dove però non se la sentono di mollare la presa sulle capacità di questo ragazzo.

Al Lanerossi

Così, nel 1976, i bianconeri lo cedono in comproprietà al Lanerossi Vicenza. Lì Paolo trova la sua strada: quella città diventa il suo regno e la squadra di Fabbri conquista le simpatie e l’ammirazione di tutta Italia giocando un calcio piacevole, moderno ed efficace. Promozione in A (1976-77) e secondo posto alle spalle dell’invincibile armata juventina (1977-78) sono gli incredibili risultati di una compagine che trova nel suo centravanti il gioiello più luccicante. Che, a questo punto, torna a esercitare un’attrazione fatale sulla Vecchia Signora: proprietà e management vogliono che Rossi rientri alla base.

Alle buste

Farina, presidente di quel Vicenza dei miracoli, non vorrebbe privarsi del suo uomo migliore. Al contempo, capisce che la sua squadra non può pensare di tenere Rossi per sempre. Propone, così, una soluzione di compromesso: tenersi il ragazzo, ancora giovane, per un altro anno per poi cederlo definitivamente ai bianconeri. Che, però, lo vogliono subito, senza discussioni. A Farina non sta bene, così si arriva alle buste nelle quali inserire la migliore offerta, come previsto dal regolamento nei casi di comproprietà. La Juventus, per la metà di Pablito, offrì 800 milioni di lire mentre il presidente vicentino dette una valutazione monstre per l’epoca: 2 miliardi e 612 milioni. Una cifra pazzesca, che destò scandalo in quell’Italia scossa dalle lotte sindacali, che portò addirittura il presidente federale Carraro alle dimissioni. Storie che anticipavano il sensazionalismo del calciomercato dei nostri tempi.

 

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