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Rensenbrink più di un palo

Rensenbrink più di un palo

La carriera della grande ala sinistra è stata soltanto quell'episodio sfortunato del Mondiale 1978. Ma gli sono mancati l'Ajax e la narrazione...

Stefano Olivari

26.01.2020 ( Aggiornata il 26.01.2020 11:42 )

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Rob Rensenbrink è stato il giocatore della Grande Olanda degli anni Settanta ad essere più vicino tecnicamente a Cruijff, al quale anche un po’ assomigliava come faccia e taglio di capelli. Non può essere un caso che il suo miglior periodo nella nazionale sia stato quello senza Cruijff, con il top raggiunto al Mondiale 1978, Happel allenatore. Quello storico e stracitato palo all’ultimo minuto della finale con l’Argentina, sull’1-1, avrebbe dato la Coppa all’Olanda e a lui il titolo di capocannoniere, sia pure favorito dai 4 rigori (fra i quali il millesimo nella storia del Mondiale, contro la Scozia), davanti a Kempes e Cubillas, il Pallone d’Oro e la gloria eterna. Però il palo non è gol e anche al netto del clima di intimidazione nell’Argentina dell’epoca le partite, le carriere e le vite girano su questi episodi.

La sottovalutazione di Rensenbrink, nome che istantaneamente scalda il cuore a una generazione ben precisa, dipende sostanzialmente dal non essere mai stato nel giro degli Ajax e Feyenoord dell’epoca: veniva infatti dal DWS, squadra di Amsterdam, negli anni Sessanta di alto livello (vinse anche una Eridivisie) e adesso in pratica dilettantistica, ma soprattutto era il giocatore che meno c’entrava con il calcio totale, o per lo meno con l’idealizzazione di quel calcio che viene fatta oggi.

Rensenbrink era una classicissima ala sinistra, poco portata alla copertura: così per lo meno l'abbiamo sempre visto nelle partite che si vedevano. Oggi giocherebbe esterno offensivo in un 4-3-3, ma i suoi giorni di gloria li ha vissuti nell’Anderlecht degli anni Settanta, quello delle due Coppe delle Coppe vinte e che di fatto inventò il mito del calcio belga. Una squadra che spesso giocava senza centravanti: quattro difensori, tre centrocampisti ordinati, fra i quali Ludo Coeck e Van der Elst, più Arie Haan dietro a Rensenbrink e a un altro giocatore veloce. Dopo la prima Coppa delle Coppe vinta, nel 1976, arrivò in panchina Goethals e il modulo cambiò leggermente, venne introdotta la punta centrale ed esplose Frankie Vercauteren come centrocampista di sinistra. La finale di Coppa delle Coppe 1977-78, contro l’Austria Vienna di Prohaska al Parco dei Principi, è stata forse il punto più alto della carriera di Rensenbrink, due gol e tanto altro che a una platea televisiva europea affamata di calcio sembrava tantissimo.

Perché Rensenbrink, ragazzo di Amsterdam classe 1947, non ha mai giocato nell’Ajax? Perché quando lui era adolescente giocare nel DWS era quasi la stessa cosa e perché quando a 24 anni, dopo due ottime stagioni nel Club Brugge, che all’epoca in Italia tutti chiamavano Bruges, era uno degli uomini mercato europei, sulla fascia sinistra dell’Ajax c’era l'icona Piet Keizer. Sarebbe potuto andare al Feyenoord, dove era al lumicino un’altra leggenda come Coen Moulijn, ma alla fine scelse l’Anderlecht. Che nel 1974 lo avrebbe scambiato alla pari con Rep, ricevendo il no dell'Ajax. A Rensenbrink andò comunque benissimo. Certo rimanendo fuori da quella narrazione, di ricopiatura in ricopiatura arrivata fino ai giorni nostri, che ha trasformato ottimi professionisti, trascinati da un fuoriclasse, in profeti del Verbo calcistico. Nell’era in cui le partite sono visibili nessuno metterebbe mai Busquets sullo stesso piano di Messi.

Ma tornando a Rensenbrink, gli stessi incastri di carriera che non lo avevano fatto emergere in Olanda gli avrebbero poi dato il Mondiale da titolare nel 1974 visto che il santone Michels, arrivato in extremis sulla panchina olandese dopo l’esonero di Fadrhonc, non riuscì a gestire l’antipatia sconfinante in odio fra Cruijff e Keizer e così sulla sinistra mise quella che nella sua testa era la riserva di Keizer, cioè Rensenbrink. Che dopo qualche incertezza iniziale fece un gran Mondiale e soprattutto un gran girone di semifinale, da protagonista anche nella durissima partita con il Brasile (suo il cross per il più bel gol del torneo, segnato da Cruijff) da cui uscì azzoppato. Michels gli fece giocare lo stesso la finale, dove non fu lui ed infatti all’intervallo venne sostituito da René Van de Kerkof. Una grande delusione in una grande carriera, anche se fra cento anni Rensenbrink sarà purtroppo soltanto quello del palo. 

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