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Löw mai così in basso© AFPS

Löw mai così in basso

Nelle sconfitte di Nations League la Germania ha dato qualche segno di risveglio, ma il suo commissario tecnico rimane in discussione. La squadra non è vecchia, ma è quasi totalmente priva di quei giocatori di livello superiore che trascinano gli altri...

Stefano Olivari

17.10.2018 17:27

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Dopo la sconfitta con la Francia campione del mondo si può dire che il 2018 della Germania terrà per qualche anno nel metaforico cassetto gli articoli sulla grandezza del modello calcistico tedesco, fra centri federali, scouting, scienza applicata allo sport, multiculturalità, regola del 50% più 1, eccetera. La Germania sta lavorando meglio dell’Italia in tutti i campi sopra citati, non c’è dubbio, ma se il metro è sempre quello del becero dio risultato (che nella storia ha peraltro quasi sempre premiato i tedeschi, come continuità ad alto livello) allora bisogna dire che la nazionale di Joachim Löw è in crisi totale.

Reduce dal peggior Mondiale della sua storia, mai era stata eliminata nella prima fase a gironi, la Germania ha anche toccato il suo record negativo di 6 sconfitte in un anno. È il fatto che 3 delle 6 siano arrivate con Brasile, Olanda e Francia non le rende meno sconfitte, anzi. L’osservazione delle partite dice però altro, èerché al di là dello sbracamento finale contro l’Olanda la squadra di Löw non sembra giocare contro il proprio allenatore e appare nonostante tutto una squadra viva: molto meglio di quella vista durante in Russia, anche se sempre con una difficoltà estrema nel segnare. In 3 partite di Nations League un gol solo, il rigore di Kroos.

Il problema strutturale è che dal suo immenso serbatoio la Germania ormai tira fuori quasi soltanto classe media e non più quei giocatori che trascinano gli altri. Nella partita con la Francia di giocatori di questa razza ce n’erano in campo tre: Neuer, Kroos e, in prospettiva, il Sané incredibilmente non convocato in Russia. Senza andare alla preistoria, ma alla squadra campione del mondo 2014, si può pensare al ritiro di Lahm, al declino di Müller, alla pensione americana di Schweinsteiger. Non stiamo parlando di fenomeni alla Messi o alla Cristiano Ronaldo, ma di campioni che si tirano dietro il resto. I nostri Buffon, Cannavaro e Pirlo del 2006, senza andare troppo lontani.

Venendo alla situazione di Löw, in carica come capoalleantore dal 2006 (e prima ancora era il secondo di Klinsmann), come suo successore si sono letti tanti nomi ma nessuno appare davvero credibile, nemmeno Matthias  Sammer che gode di buona stampa ma non allena da più di 10 anni. Il suo scudo al momento è questo, oltre al fantastico lavoro di questi ultimi 3 cicli mondiali. Di certo è lui il primo capire che qualcosa va cambiato e l’inedito 3-4-3 mostrato contro Deschamps lo conferma. Il materiale medio non manca, fra gli 11 titolari anti-Francia ben 8 (Süle, Kehrer, Kimmich, Sané, Gnabry, Schulz, Werner, Ginter) hanno meno di 25 anni e solo uno, Neuer, più di 30. E i campioni non sono programmabili nemmeno da chi della programmazione fa un vanto. Insomma, in qualsiasi altra federazione il cinquantottenne Löw sarebbe al capolinea, nella Germania forse no.

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