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Salah, Pallone d'Oro con il senno di poi© AFPS

Salah, Pallone d'Oro con il senno di poi

La dimensione raggiunta dall'attaccante del Liverpool era in parte imprevedibile, ma fa comunque riflettere su una gestione che ogni estate porta la Roma a vendere un pezzo pregiato...

Redazione

25.04.2018 17:22

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Se fino a qualche mese fa, anche se adesso sembrano anni, si parlava di Dybala Pallone d’Oro allora dire la stessa cosa di Mohamed Salah non è una bestemmia. Anche se nell’anno del Mondiale è difficile che l’Egitto guidato da Hector Cuper possa fare meglio dell’Argentina di Messi e del Portogallo di Cristiano Ronaldo: superare il girone significherebbe buttare fuori una squadra fra la Russia padrona di casa e un Uruguay di cilindrata superiore, ma nel calcio non si sa mai. E le stesse circostanze della qualificazione, con gol decisivo al Congo proprio di Salah all’ultimo minuto, fanno pensare a una magia che potrebbe andare avanti. Se invece il Mondiale lo vincesse una squadra senza una stella assoluta, come la Francia o la Germania…

Ma è avendo negli occhi la prestazione di Salah ad Anfield Road contro la Roma che bisogna analizzare la dimensione che questo attaccante ha raggiunto a quasi 26 anni dopo qualche stagione in cui pur facendo sempre bene non ha mai trovato stabilità. Nell’estate 2014 il Basilea lo cedette al Chelsea per un cifra, circa 15 milioni di euro, che il club di Abramovich di solito utilizza per le sue scommesse da prestare qua e là, con modalità a volte sgradite a Ceferin (il presidente dell’UEFA non ce l’ha però solo con il Chelsea). Dopo poche partite Mourinho diede il via libera per il prestito di 18 mesi alla Fiorentina in cambio di Cuadrado: in viola Salah fece bene e i Della Valle l’avrebbero anche riscattato subito, ma lui ritenne a ragione che la Fiorentina non gli potesse dare la grande vetrina europea e si liberò di quel vincolo grazie a una scrittura privata. Significativo è che nel 2015, dopo la turbolenta chiusura con i viola, il Chelsea abbia ceduto Salah alla Roma in prestito con diritto di riscatto, per una cifra, tutto compreso, sui 21 milioni di euro. In un mercato, va ricordato già impazzito, soprattutto per i giocatori nell’orbita della Premier League come appunto Salah.

Della scorsa estate, ma definita molto prima (fu una delle tante cause della rottura fra Spalletti e la Roma), la cessione al Liverpool per 42 milioni di euro più 8 di bonus in base al raggiungimento di determinati obbiettivi (già quasi tutti raggiunti, quindi si può dire 50). Bella plusvalenza, ma con il dispiacere di avere ceduto un campione per meri motivi finanziari, per una cifra che con il senno del prima sembrò buona per un attaccante che in giallorosso aveva segnato un gol (34 in totale nelle due stagioni) ogni 194 minuti di impiego. Nella sua prima con il Liverpool, non ancora finita, è a quota 43 gol con una media di uno ogni 86 minuti. Il gol non sarà tutto, ma per un attaccante è molto e il Salah di adesso è un giocatore che ha fatto il salto di qualità pur giocando esattamente nella stessa posizione: attaccante di destra, anche se nella Roma aveva compagni (soprattutto Dzeko) dalle caratteristiche diverse rispetto a Firmino e Mané e un modulo un po’ diverso, con Nainggolan che quasi faceva la mezzapunta e quindi un po’ di spazio a Salah e Perotti (o El Shaarawy) lo toglieva. Ma non dilunghiamoci sulla tattica, visto che lo stesso Di Francesco ha spiegato che le partite si vincono sui 'duelli' dimenticandosi della statua equestre eretta in suo onore dopo la mossa della difesa a tre con il Barcellona. 

Cosa stiamo cercando dire? Che Salah è un ottimo attaccante che sta vivendo una stagione magica, ma non uno di quei fuoriclasse che cambiano la storia del calcio anche se nel mercato impazzito di oggi, quello che fa pagare Van Dijk il doppio di lui, la valutazioni finanziarie dipendono dalla scarsità di campioni più che da grandi analisi tecniche. La regola di Fabio Capello (“Si possono sbagliare gli acquisti, ma non le cessioni”) senz’altro si può quindi applicare a Salah, ma in tutto questo la cosa veramente grave sarebbe se anche nel 2018 la Roma, con il suo nuovo status internazionale, dovesse come in ogni estate pallottiana tamponare le falle con almeno una cessione eccellente (Marquinhos e Lamela 2013, Benatia 2014, Romagnoli 2015, Pjanic 2016, Salah 2017) sui 30 milioni o più di incasso. 

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