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La faccia degli Essien

Redazione

17.03.2017 ( Aggiornata il 17.03.2017 10:32 )

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Magari gli Essien non faranno niente di buono per il Como, anche se per il club lariano essere messo peggio di oggi è difficile, visto che è tecnicamente fallito e da mesi va avanti in esercizio provvisorio. Però hanno almeno il pregio di essere persone fisiche e non società schermo, capocordata senza cordata o addirittura prestanome, come avviene in certi casi anche molto sopra la LegaPro. Akosua Puni, moglie del centrocampista ghanese Michael, caro a Mourinho, che ha dato il meglio nei suoi anni al Chelsea e adesso a 35 anni ha firmato per un anno con il Persip Bandung, club indonesiano, sembra fare sul serio. Va detto che il Como, acquistato in tribunale alla quarta asta, è costato agli Essien come un bilocale di periferia (237.000 euro) e che la concorrenza non era agguerrita: le prime tre aste erano andate deserte e in questa c'è stata un'unica offerta, la loro, nonostante il curatore fallimentare avesse ricevuto tante manifestazioni di interesse, a parole. Al di là delle dichiarazioni standard ("L'obbiettivo è la serie B") della signora Essien, che sul suo profilo Twitter si definisce 'Business woman, consultant, philanthropist and mother of 3 lovely kids', è incredibile che nessun imprenditore italiano si sia fatto avanti per un club che ha un ottimo passato in serie A, tanti giocatori da ricordare nella sua storia e soprattutto, sfruttando l'effetto lago, un nome che può attivare certi meccanismi turistici e commerciali (a patto di essere capaci, ovvio). In più gioca nello stadio che ha probabilmente la miglior vista d'Italia. Proprio al Sinigaglia domenica la 41enne Akasua assisterà a Como-Piacenza e poi lunedì si occuperà di quello che ormai si usa definire closing (una volta era la firma). Forse Essien riporterà il Como ai livelli degli anni Ottanta (memorabile l'attacco Borgonovo-Corneliusson) o anche soltanto a quelli dell'era Preziosi, peraltro chiusasi con il fallimento del 2004, o forse vedremo situazioni tipo i cinesi del Pavia, chi lo sa. Di certo l'alternativa era fallire, come è certo che i primi a non voler investire in Italia sono gli italiani.

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