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Sunshine on Leith: l'Hibernian vince la Coppa di Scozia

Redazione

25.05.2016 ( Aggiornata il 25.05.2016 20:20 )

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“Abbiamo vinto! Abbiamo battuto gli stronzi bastardi!”. Con queste parole, un tifoso dell’Hibernian commentava una vittoria della sua squadra contro gli odiati Rangers, nel libro “Colla” di Irvine Welsh. Nel romanzo, c’era stata una fragorosa vittoria degli Hibees contro i nasi blu di Glasgow, in una partita condita da una rissa tra gli spalti, tra l’altro fatta partire proprio dai protagonisti. Non così diverso lo scenario della Coppa di Scozia assegnata sabato scorso: i biancoverdi di Edimburgo hanno vinto 3-2 contro i Rangers nella finale di quello che è il secondo trofeo più antico del mondo, secondo solo alla Coppa d’Inghilterra. Al fischio finale, la folla si è riversata sul manto erboso di Hampden Park, il tempio sacro del calcio scozzese. La maggioranza ha festeggiato  in modo civile, abbracciandosi, urlando a squarciagola, immortalando il momento facendo video con il cellulare o addirittura portandosi via un pezzetto di zolla del campo. Purtroppo non sono mancate le risse contro i supporter avversari e questo ha riavvicinato la realtà con la situazione descritta da Welsh, tifosissimo degli Hibs e famoso soprattutto per aver scritto “Trainspotting” e “Porno”. Nel marasma, persino un paio di giocatori dei Rangers hanno denunciato di essere stati aggrediti. Una macchia su un match fantastico, che restituiva la gloria all’Hibernian, a caccia del trofeo dal 1902. Da allora, infatti, la squadra di Leith, il porto della capitale scozzese, aveva raggiunto dieci volte la finale, uscendo sempre sconfitta. Due persino di recente: perse 5-1 contro gli Hearts nel 2012 e 3-0 contro il Celtic nel 2013. Per riportare la folla sugli spalt è dovuta intervenire sul campo la polizia a cavallo, ed è la prima volta dal 1980 che si è resa necessaria tale pratica. Più che concentrarsi sul verdetto del campo, i media hanno ovviamente dato risalto al post-partita, che ha persino fatto slittare la premiazione di diversi minuti (mentre i Rangers hanno ricevuto la medaglia del secondo posto negli spogliatoi): “La gioia si trasforma in vergogna” sarà il giorno dopo il titolo del Sunday Post; “Scandaloso” quello dello Scottish Sunday Express. invasione Certamente non è stato il modo più elegante per concludere una finale storica e che verrà a lungo ricordata a nord del vallo di Adriano. Per prima cosa si affrontavano due squadre di Championship, il secondo gradino del calcio scozzese. Che nessuna delle due compagini fosse di Premier era una novità assoluta nella lunga tradizione del torneo. Inoltre, già alla vigilia era chiaro che l’atto conclusivo avrebbe significato parecchio per entrambe le società: i Rangers, freschi vincitori del Championship e appena promossi in Premiership, erano a caccia di un posto in Europa e del primo vero titolo dopo il fallimento del 2012 (escludendo appunto le vittorie dei singoli campionati nella scalata dalla quarta serie e la Challenge Cup vinta ad aprile, riservata alle squadre dalla seconda alla quarta serie); gli Hibs invece cercavano di sfatare un tabù ormai secolare e di venir meno alla maledizione da coppa, sfuggita persino ai “famous five” degli anni Cinquanta e a George Best nei primi anni Ottanta (a proposito di Best: è significativo che i giornali del 22 maggio, nel giorno del suo settantesimo compleanno, abbiano riportato nelle cronache il successo degli Hibs in Coppa di Scozia e del Manchester United in Coppa d’Inghilterra: una sorta di regalo dalle sue vecchie squadre). L’Hibernian, poi, veniva da una stagione allo stesso tempo positiva e deludente: era giunto infatti in finale anche in Coppa di Lega, dove uscì sconfitto per 2-1 contro il Ross County, subendo la beffa del gol della sconfitta al 90’; e sempre al 90’, ha perso la semifinale dei play-off promozione contro il Falkirk, tra l’altro a pochi giorni dalla finale di coppa. Una sconfitta in finale di Scottish Cup sarebbe stata l’ultima beffa della stagione e il rischio di sfiorare tutti i tornei e non stringere nulla tra le mani era alto. Il ruolo dei favoriti, infatti, era recitato dalla squadra di Mark Warburton, che per arrivare alla finale di Glasgow, aveva sbattuto fuori dalla porta i rivali del Celtic, all’altezza delle semifinali, prevalendo ai rigori dopo il 2-2 dei 120’. Anche gli Hibs avevano eliminato i propri concittadini, negli ottavi di finale: dopo il 2-2 di Tynecastle (altra partita niente male: perdevano 2-0 all’80’...), Cummings e soci hanno vinto 1-0 il replay in casa, eliminando gli Hearts dal torneo. Risultato in bilico anche in semifinale, dove sono serviti i rigori e una superba prestazione del portiere irlandese Conrad Logan (due rigori parati ed era all’esordio!  Era svincolato e si è aggregato a marzo alla squadra) per battere il Dundee United. Sabato 21 maggio, ore 15. Il momento della verità. La storia che bussa alla porta delle squadre. rangers tifosi hibs tifosi La finale offre emozioni sin dalle prime battute: al primo affondo l’Hibernian sblocca la gara con un gol di Anthony Stokes, l’eroe di giornata, lanciato in profondità da Jason Cummings, il suo partner d’attacco. È solo l’inizio: poco prima della mezz’ora un colpo di testa del veterano Kenny Miller (classe 1979 e 68 presenze in nazionale) riporta in parità la sfida. Poi tocca ai quasi-gol, ai due legni colpiti ancora dai due marcatori: prima il palo di Stokes, appena due minuti dopo l’1-1 subìto, poi la traversa di Miller, ancora di testa. Un primo tempo vibrante, con un tasso tecnico non elevato (d’altronde si affrontano due squadre cadette), ma con un ritmo indiavolato. Ma il bello deve ancora venire: la ripresa si apre con il gol di Andy Halliday, il più bello della giornata (una staffilata da fuori area che si insacca proprio sotto gli occhi dei Gers, seduti da quel lato dello stadio). Il settore dell’Hibernian è ammutolito e teme l’ennesima beffa finale. Ma l’orgoglio dei portuali ha la forza di piegare il destino scritto: Stevenson e compagni si ribellano al copione degli Hibs sfigati e perdenti e ribaltano la partita senza neppure passare per i supplementari. 80’: angolo di Liam Henderson, neoentrato, testa di Stokes: gol. L’Hibernian pesca il pareggio a dieci minuti dalla fine. Ancora con un gol di questo giocatore (tra l'altro in prestito dal Celtic) proveniente dall’Irlanda, una nazione che con la squadra ha grande feeling (non a caso, Hibernia era il nome dato dagli antichi Romani all’Irlanda). Lo stesso Stokes, che era in campo con la maglia del Celtic nel 2013, quando con la sua squadra travolse l’Hibernian in finale, nel 2016 passa agli “immortali” del club. “Stokes is on fire” cantano i tifosi, che riprendono vita e colore, sulle note della canzone “Freed from Desire”, in quello che sarà il tormentone della festa, assieme agli inni del club “Glory to the Hibees” e “Sunshine on Leith”. Adesso, sono infatti i tifosi dei Rangers ad essere zittiti e frastornati. Il canovaccio si ripete nel secondo dei quattro minuti di recupero: ancora un angolo di Henderson, proveniente anche questo da destra, e ancora un colpo di testa vincente, questa volta messo a segno dal terzino destro, David Gray, il capitano della squadra (anche per lui ci sarà un coro ad hoc: “David, David Gray” sulle note di “Daddy cool”). I Teddy Bears si arrendono e alcuni sostenitori abbandonano lo stadio, senza neanche guardare gli ultimi centoventi secondi: capiscono infatti che l’Hibernian ha trovato ormai la pozione per spezzare il sortilegio in cui era caduto nel 1902. E proprio con un gol al novantesimo, il minuto “maledetto” (pure la retrocessione del 2014 maturò grazie a un gol subito all’ultimo). L’attesa infinita di un trofeo che continuava beffardamente a sfuggire ha reso speciale la festa, anche pensando al fatto che per tutti, anziani e bambini, si è trattato della prima volta. Anche per Sam Martinez, tifoso di 106 anni che era presente allo stadio e al quale David Gray ha dedicato il gol-vittoria. Con una dose d’ironia, alcuni tifosi avevano mostrato nella finale del 2012 un fantoccio che recava la scritta: “Io c’ero”. Ebbene, il fantoccio era uno scheletro. L’indomani, una folla di tifosi in visibilio ha accompagnato la squadra, sfilata su un bus scoperto assieme alla coppa conquistata. Dal Royal Mile, la via principale del centro di Edimburgo, a Leith, il feudo del tifo biancoverde, il bus è stato seguito da un oceano di tifosi, determinati con una grande lezione di civiltà e compostezza a far dimenticare l’epilogo del giorno prima, l’invasione e gli scontri. parade Nell’autobus dei ragazzi di Alan Stubbs, c’era un messaggio che campeggiava vistosamente: “Persevered”. E loro hanno perseverato: dopo centoquattordici anni di attesa e dopo dieci finali perse, è giunta la loro ora. La ruota prima o poi gira. Basta perseverare, appunto. Giovanni Del Bianco @g_delbianco

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