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Il tabù rotto da Sarri e Mancini

Il tabù rotto da Sarri e Mancini

Redazione

20.01.2016 ( Aggiornata il 20.01.2016 10:09 )

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Esiste qualcosa di più improbabile di Roberto Mancini paladino dei diritti degli omosessuali? Eppure l'ultimo Napoli-Inter sarà ricordato non per il risultato a sorpresa, viste le premesse, ma soltanto per il 'frocio' e 'finocchio' che nel finale di partita Maurizio Sarri ha urlato all'indirizzo dell'allenatore dell'Inter quando Mancini ha protestato con il quarto uomo per i cinque minuti di recupero concessi da Valeri. Concedeteci di saltare a piedi pari sia il temino progressista con la morale a Sarri 'troglodita' sia quello da uomini di calcio con la contromorale a Mancini 'spia': i problemi degli omosessuali nel calcio, soprattutto in quello minore, sono ben diversi dall'insulto di un allenatore di serie A etero ad un altro. Il vero tabù rotto da Sarri, per il quale peraltro questo linguaggio non è inedito, è l'avere insultato direttamente e in pubblico un collega, quando anche allenatori che fra loro si odiano (mentre invece Sarri e Mancini avevano un buon rapporto...) parlano per interposta persona o rivolgono le loro proteste, più o meno volgari, ad arbitro o quarto uomo. E se proprio si devono insultare, in modo anche più pesante rispetto a quanto accaduto al San Paolo, lo fanno in privato. Poi a caldo tutti diciamo cose di cui quasi subito ci pentiamo. Nel dopopartita Sarri era abbattuto in maniera cosmica, e non certo per essersi reso conto di quanto poco valga la sua sua squadra senza Higuain (per 70 minuti): è troppo intelligente per non sapere che la retorica giornalistica sul maestro di calcio sempre in tuta, sul comunista rifiutato dal Milan (tutti gli allenatori scartati da Berlusconi diventano automaticamente comunisti), sull'uomo della sana provincia italiana, è la stessa retorica che adesso lo farà passare per omofobo. Lasciando passare mezz'ora Mancini probabilmente avrebbe scelto il silenzio visto che da giocatore ne ha passate di peggiori (un santone della panchina, tuttora in pista, gli gridava le stesse cose gridate da Sarri, aggiungendo l'invito ai suoi difensori a spaccargli le gambe), che fino a ieri condivideva la filosofia del 'tutto deve restare in campo' e che da allenatore l'insulto ricevuto anche da pochi metri, da parte di chiunque, è una realtà quotidiana: è quasi certo che se la sia presa più per l'insulto diretto da parte di un altro allenatore, che davvero non si aspettava, che per il contenuto in sé, al punto di dimenticarsi di una vittoria arrivata in un momento difficilissimo. Rimane in ogni caso differente la figura fatta dall'insultatore rispetto a quella dell'insultato, al di là di come la si pensi. Ma la vicenda si ritorcerà mediaticamente anche contro Mancini oltre che contro Sarri, in due ambienti dove il confine fra disfattismo e trionfalismo è molto sottile. Non bisogna però sfuggire alla vera domanda: quale sarebbe il comportamento corretto in casi del genere? Di base preferiamo la denuncia all'omertà, di sicuro ci vuole una coerenza. O si fa sapere al pubblico tutto e sempre, cosa che grazie ai microfoni in campo (e basta con questi filtri!) è possibile, o si torna agli anni Settanta. Twitter @StefanoOlivari

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