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Maradona: «Ho vinto contro tutti. E ora lo scudetto»

Maradona: «Ho vinto contro tutti. E ora lo scudetto»

Redazione

30.10.2015 ( Aggiornata il 30.10.2015 11:01 )

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Il Guerin Sportivo ha un inviato speciale per il Mondiale 86: Diego. Dopo aver svelato ai lettori i segreti della vittoria, lancia un messaggio a Napoli. Promessa poi mantenuta. Siamo Campioni del Mondo. Sono Campione del Mondo, è la cosa più bella della mia vita, il successo più importante per la carriera di un calciatore. Da tempo ero considerato il migliore del mondo, ora in lotta con Platini o con il calciatore del momento. Questo Mundial ha risolto inutili paragoni, faziosi interrogativi. Sono felice, ma sempre uguale: Maradona non è cambiato, “Pelusa” nemmeno. Non può cambiarmi un successo. Anche il più prestigioso. il titolo di “campeon” non mi ha fatto più uomo e migliorato il talento calcistico. La notte dormo come un cavallo, i ricordi servono per i giornali e le interviste televisive. Ho tutto impresso nella mente, ciò non mi turba... tra le tante emozioni del 29 giugno ’86, scelgo l’abbraccio con Bilardo al termine della partita. Carlos è un amico che mi ha aiutato molto dandomi fiducia e responsabilità, la fascia di capitano, il ruolo di leader della squadra. Ora tutti si chiedono se l’allenatore della Nazionale Campione del Mondo resterà al suo posto firmando con la Federazione argentina per altri quattro anni. Me lo auguro, per quanto ha fatto per il calcio argentino, per il “gruppo” che divide con lui i meriti di Messico ’86. Grondona gli ha offerto di restare fino al ’90, la più grande rivincita su tutti i denigratori: Carlos ha offerte dalla Colombia e dall’Europa, verrebbe in italia, ma sarà soltanto lui a decidere. Se andrà via - come temo - porterà con sé la gloria delle imprese impossibili. Ha sofferto molto, si è guadagnato questi momenti di festa, questi riconoscimenti. Vorrei che restasse cittì della seleccion, ma nessuno ha il diritto di imporgli questa scelta. LE FESTE - Casa mia è una bolgia. Mille telefonate al giorno, 286 telegrammi tra i quali quello di Giulio Andreotti dal Ministero degli esteri italiano, sembro essere diventato importante improvvisamente. Per quattro giorni non sono potuto uscire; meglio così, anche mia madre ha diritto di tenermi vicino. La prima uscita l’ho regalata ai miei fratelli: dall’Atzeca al campo di calcetto di Devoto, il mio quartiere. Raul e Hugo volevano festeggiare così, mi hanno caricato sul sedile posteriore dell’auto nascosto tra coperte e giacche a vento, nessuno si è accorto del blitz, siamo riusciti a giocare in tranquillità. Per ritirare l’onorificenza di Cittadino illustre ho dovuto attendere 9 giorni, mi è stato impossibile andare con la Nazionale al santuario della Vergine di Lujian. Buenos Aires è impazzita per 48 ore, pian piano si torna alla normalità, ai ritmi quotidiani. Ho cambiato il pianovacanza già due volte, dovevo partire subito: andrò prima in Brasile, poi in Polinesia. Dovrei rientrare in italia per fine mese dopo la partita di Los Angeles. Ho voglia di rivedere i miei compagni del Napoli, di ricominciare a lavorare con il mio club. SCUDETTO - La prossima è una stagione importante. Sono Campione del Mondo, come me, con lo stesso spirito dovranno sentirsi gli altri, vecchi e nuovi. Il Napoli è in corsa per lo scudetto, c’è molto entusiasmo. Al rientro sarò pronto per la galoppata azzurra. Speriamo che Ferlaino esaudisca il tecnico, che compri chi indicato dall’allenatore, al resto penseremo noi. Nell’ultima telefonata, due giorni dopo il rientro a casa, Ferlaino mi ha parlato del piano di rafforzamento, hanno avuto un netto incremento le vendite di abbonamenti, non possono esserci paure per la storia del calcio truccato. Lo spogliatoio del Napoli è pulito. Ferlaino mi ha detto testualmente che i napoletani sono orgogliosi del loro capitano; per me è importante. Non sono soltanto frasi di convenienza, mi impegnerò a fondo come ho sempre fatto, Napoli aspetta lo scudetto: ci proveremo, in lotta con Inter, Milan, Juve, Roma. Ora lo scudetto è un obbligo, ma per tutti: da Garella a Maradona, ai giovani, ai nuovi. Ho sempre giocato per vincere, partita per partita: sono abituato a vincere da quando sono nato. Questo Mundial farà cambiare qualcosa nella considerazione dei mass media, dell’opinione pubblica. Fino all’ultimo campionato Napoli rappresentava la contrapposizione al potere del Nord: Napoli contro la Juve, Platini e Maradona. Hanno sempre avuto riguardi e attenzioni per Platini, ora il mondo dice Maradona. Non voglio polemiche con il francese, anche se l’unica cosa che mi piace della Francia sono le donne. POLEMICHE - Ai napoletani, un messaggio: che ci lascino tranquilli, che ci aiutino a difendere il nostro equilibrio. Serve il rispetto della gente, dei giornalisti, della città, per raggiungere grandi traguardi. È stato il segreto della vittoria dell’Argentina. Napoli deve darmi la stessa tranquillità del ritiro di Messico ’86. Non voglio sentir parlare di storie di camorra, di pettegolezzi stupidi, inutili polemiche. Quando arrivai a Napoli conoscevo poco l’ambiente, arrivavano inviti da ogni dove, chiunque voleva una foto con Maradona. In due anni ho capito che il difetto di questa città è l’ingenuità e la leggerezza di certi giudizi. Mi sono trovato coinvolto in storie assurde per aver festeggiato la nascita di un bimbo. Per me i bambini sono tutti uguali, anche se magari il papà o un parente può avere problemi con la giustizia. Sono cose passate, ma racconto tutta la verità. Un giorno mi telefonò Ferlaino chiedendomi dei miei rapporti personali, la mia vita privata. Gli risposi che se il Napoli non era contento di me, potevo andar via. Cose passate: invito tutti i napoletani, a partire dai dirigenti, a proteggere la privacy di tutti i giocatori. È importante, determinante. Napoli è la seconda città della mia vita, potrei allungare il mio contratto, restare per sempre. C’è tempo, vedremo: se accetteranno il mio ritorno in Argentina per un anno, al Boca, per giocare insieme ai miei fratelli come desidera mia madre. Lalo e il “turco” (Hugo: n.d.r.) hanno cominciato la carriera, vorrei con me Huguito al Napoli. Subito. Se riapriranno al terzo straniero... L'ARGENTINA - È un momento importante per il calcio argentino. Darà maggiore possibilità ai 22 mundialistas. Brown non aveva squadra, andrà in Colombia o in Germania. Chi resterà qui godrà vantaggi economici. Che dirà l’Adidas a Cuciuffo, adesso…? Non voleva riconoscergli il contratto fatto prima del Mondiale, “Cuciu” era deluso, adesso aspetta scuse e quattrini. Il Mundial non può risolvere i problemi del calcio argentino, che sono problemi legati alla condizione del Paese. Continuerà l’esodo dei migliori, accade anche in altri campi professionali. Nessuno sa quanti medici, ingegneri, illustri professionisti lasciano l’Argentina. Il calcio ha altra pubblicità… Qualcuno dice che dovrei restare qui, simbolo del nostro football. È impossibile; eppoi, quando decisi di andare via, al Barcellona, capii che sarebbe stata una grande esperienza di vita. Sono cambiato, posso ancora imparare tanto. IL GRUPPO - Alfonsin si è complimentato, si vedeva l’orgoglio della Nazione sul suo viso. Il pallone può aiutare il Paese nella ripresa, immagine di pulizia e successo. Dobbiamo sfruttare questo momento, l’esperienza insegna che tra qualche tempo torneranno polemiche e interessi di parte. La forza del gruppo è cosa importantissima, bisogna salvaguardare i valori umani, i rapporti personali. Al Club America abbiamo sempre risolto tra noi i problemi di spogliatoio. Una volta mi feci carico di una scappatella di Islas, uscito senza permesso, a Bilardo dissi una bugia. In certi momenti poteva servire anche l’autorizzazione del capitano. Carlos voleva prendere drastici provvedimenti. Ci riunimmo, parlammo. Dalla discussione uscì un gruppo più forte. Islas attraversava un momento delicato, in ballottaggio fino alla vigilia aveva preso male il ruolo di secondo portiere. Le scelte non si potevano discutere, per avere l’appoggio di tutti è necessario però il convincimento generale. In una squadra esistono difensori, centrocampisti, attaccanti: non siamo tutti uguali, tutti hanno i loro problemi professionali e personali. A Bianchi chiedo un sorriso in più, che capisca di più il calciatore: spero in un rapporto più approfondito. IL FUTURO - Sono Campione del Mondo, arrivano richieste di sponsorizzazioni, proposte, idee nuove. È un anno importante nella mia vita. Chiedo a Dio l’aiuto di sempre, mi impegnerò come sempre alla morte per avere successo nel mio lavoro, per essere felice. Umiltà, forza, coraggio… Chi non mi ama mi descrive scorbutico e superbo. Sono Maradona, un ragazzo sincero. Il Diario Mundial pubblicato dal “Guerino” è stata una bella esperienza, ringrazio chi ha contribuito a raccontare 40 giorni indimenticabili. Diego Armando Maradona

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