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Bergomi e l'età del Micoren

Redazione

16.09.2015 ( Aggiornata il 16.09.2015 11:22 )

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La preoccupazione di Beppe Bergomi per i farmaci presi durante la sua carriera nell'Inter e nella Nazionale offre lo spunto per parlare di un argomento tabù: non il doping in senso stretto, cioè l'uso di sostanze proibite, che nel calcio di fatto non vengono cercate (i rari casi di doping sono sempre individuali, mai di squadra), o il già conosciuto abuso di farmaci legali, come detto da Bergomi al convegno organizzato ad Expo dalla TSI, la televisione della Svizzera Italiana, ma la credibilità del calcio da quando ce lo ricordiamo (ben prima che Bergomi esordisse nell'Inter di Bersellini) fino a allo scandalo dell'Acqua Acetosa, con il laboratorio antidoping del CONI chiuso nel 1998 in seguito alla scomparsa dei test di migliaia di calciatori. Da allora le prestazioni atletiche dei giocatori italiani sono diventate forse più credibili, almeno formalmente, di sicuro più controllate, anche se spesso si ha la sensazione di assistere ad una gigantesca farsa, con noi che spieghiamo le differenze di rendimento fra una partita e l'altra con la differenza di 'motivazioni' o con la 'lunghezza' delle squadre. Che stupidi questi allenatori, basterebbe spronare i giocatori e tenere i reparti più vicini per vincere tutto... Ma torniamo alla denuncia di Bergomi, che evidentemente quel farmaco l'ha preso o nell'Inter o in nazionale. Non è chiaro esattamente quando, perché fino a metà anni Ottanta era legale (Bergomi parla dei suoi inizi, quindi dalla stagione 1979-80) e quindi fino al 1985 si può parlare soltanto di abuso ma dopo no. Il Micoren, tuttora in commercio, produce benefici effetti sulla respirazione ed in sostanza permette di iniziare la partita con il fiato che in genere si acquisisce verso i venti minuti di gioco. Produceva e produce, insomma, un vantaggio sportivo molto 'calcistico' anche se limitato: assunta per via orale la Pretcamide non sortisce effetti significativi nell'80% delle persone. Era uno dei farmaci, per fare un altro esempio concreto, che la Fiorentina anni Settanta somministrava ai suoi giocatori, come da denuncia della vedova di Bruno Beatrice, ma al di là degli effetti dopanti nessuna inchiesta ha mai trovato una correlazione fra il Micoren (ma anche altri farmaci di moda all'epoca, come il Cortex) e alcuni decessi prematuri dei calciatori di quella generazione. Di certo il Micoren era usato da quasi tutti i medici sportivi di vecchia scuola ed è ben conosciuto anche da quelli della nuova, visto che può portare problemi cardiaci ed in ogni caso da trent'anni è considerato doping anche dal punto di vista della punibilità. È chiaro comunque perché le coltellate mediatiche fra i vari club, per non parlare delle denunce alla FIGC (inesistenti), riguardino tutti gli argomenti possibili ma non il doping e nemmeno i suoi parenti più presentabili in società, come appunto l'abuso di farmaci. È altrettanto chiaro perché tuttora nel calcio non esista il passaporto biologico, fatta eccezione per la pantomima al Mondiale 2014, passaporto che invece esiste nel vituperato ciclismo: tanti idoli risulterebbero di cartapesta e tanti male intenzionati riempirebbero le piazze invece degli stadi o dei bar. Va infine detto che in ultima analisi ogni farmaco è doping, perché altera uno stato naturale con lo scopo di mettere in campo nelle migliori condizioni possibili un atleta, quindi un antidoping ideologicamente perfetto è impossibile. È invece possibile trovare sostanze proibite nel sangue degli atleti, avendo davvero la volontà di farlo. Twitter @StefanoOlivari 

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