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Zenga, Sarri e Castori: quando lo scudetto è il panettone

Zenga, Sarri e Castori: quando lo scudetto è il panettone

Redazione

26.08.2015 ( Aggiornata il 26.08.2015 11:45 )

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Dopo una giornata di campionato, ma certi segnali si erano già visti nel precampionato, ci sono allenatori di serie A già nel mirino non tanto della critica, che in Italia in pratica non esiste (perché arrischiare giudizi che possono essere smentiti dal senno di poi? Più comodo dire che gli scarti del Chelsea o del Barcellona sono 'investimenti' e che bisogna aspettare un anno per giudicare: nel frattempo sui giornali pubblichiamo soltanto foto...), ma dei loro presidenti. Così, un po' per gioco e un po' sul serio, proviamo a fare previsioni sui tecnici con la più alta probabilità di non arrivare a Natale sulla loro panchina attuale. Insomma, di non mangiare il proverbiale panettone. ZENGA - L'inizio della Sampdoria è stato eccellente, sia pure contro una retrocessa già scritta come il Carpi, ma il cantiere è sempre apertissimo e la sistemazione della rosa dipenderà fondamentalmente dai soldi in entrata per l'eventuale cessione di Soriano. L'allenatore ha inghiottito con umiltà, non proprio una sua caratteristica nemmeno quando giocava, la pillola Cassano sperando che l'anziano talento barese si elimini da solo, ma è cosciente di essere il capro espiatorio ideale di un presidente senza soldi (o peggio) come Ferrero. Quello blucerchiato è senz'altro l'ambiente con le aspettative più alte in rapporto al valore dei singoli. SARRI - Un serissimo professionista, trattato ingiustamente come un ex dilettante (come se avere lavorato sul serio nella vita reale fosse un crimine), ma arrivato alla serie A troppo tardi (a 55 anni) per essere credibile nei confronti di calciatori e sedicenti addetti ai lavori: può non piacere, questo pregiudizio, ma nel calcio si ragiona così. Tutt'altro che un integralista, non ha ancora scelto un modulo fisso (in estrema sintesi: trequartista oppure due punte esterne con Higuain in mezzo?) e questo può fargli perdere qualche settimana in termini di punti e di credibilità. Il contratto è di un anno, quindi è sacrificabile senza problemi da De Laurentiis, sull'altare di qualche grosso nome sul mercato, tipo Prandelli. CASTORI - A Carpi il problema non sono le aspettative, ma giusto un dignitoso transito di una stagione per la massima categoria. La base ideologica, ancora prima che tattica, del calcio di Castori è la difesa: il problema non è che il 4-4-1-1 di questo inizio di stagione dia meno protezione del 4-5-1 (o 4-1-4-1, in modo che compulsando il Bignami di storia del calcio si possa parlare di 'metodista') che ha fruttato la promozione, ma che gli interpreti, peraltro per metà cambiati, sono di cilindrata inferiore rispetto a quella dei giocatori di Frosinone, Bologna, Verona ed Empoli, per citare realtà in lotta per lo stesso obbiettivo. Più delle sconfitte sarà quindi importante il modo in cui matureranno, vale per tutti ma soprattutto per una realtà dove non si fanno illusioni e dove il mercato è condotto con sano realismo: diversamente gli obbiettivi non sarebbero Floccari e Bonera. Il criterio usato per indicare Zenga, Sarri e Castori è quello dell'arrivo al Natale, mentre diverso è il discorso in prospettiva. Se Garcia non vincerà lo scudetto e Mancini non arriverà al terzo posto il loro futuro a Roma e Inter non andrà oltre il prossimo maggio. Più tranquilla la situazione per le altre panchine che contano: Allegri ha un bonus di credibilità dovuto alla grande stagione scorsa e al fatto che gli abbiano ceduto i tre più forti, Mihajlovic per farsi cacciare dovrebbe risultare peggio di Inzaghi e francamente è impossibile (diverso sarebbe stato con Ibrahimovic, ma così basta che arrivi in zona Europa League), Paulo Sousa ha già alle spalle una storia da allenatore vero e sarà una pseudo-sorpresa in positivo, Pioli sembra tagliato su misura per Lotito anche se la Champions fa spesso saltare tutti gli schemi, mentali e non. Ci sembra giusto lasciare per ultimo l'allenatore che a detta dei colleghi e dei calciatori, anche fuori dalle conferenze stampa (quindi quando sono sinceri) è quello che meriterebbe più di tutti ma che in vita sua (ha 67 anni) mai è riuscito a salire sul treno di un grande club: Giampiero Ventura. Per lui nessun esonero in vista, quando si stancherà del medio cabotaggio sarà lui ad esonerare il calcio. Twitter @StefanoOlivari

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