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I turbamenti di Vieri nell'Inter dei pedinamenti

I turbamenti di Vieri nell'Inter dei pedinamenti

Redazione

24.07.2015 ( Aggiornata il 24.07.2015 11:33 )

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Il fatto che Christian Vieri debba restituire quasi un milione di euro all'Inter fa notizia, perché secondo una lettura superficiale stabilirebbe che una società possa prendere qualsiasi tipo di informazioni su un suo dipendente, rimanendo nella legalità (traduzione: cimici in casa no, ma pedinamenti sì). Per la verità tutti i club, italiani e non solo, si avvalgono da decenni dei servigi di ex poliziotti o di investigatori propriamente detti per controllare la vita privata dei proprio calciatori più pagati (l'Inter di Moratti ne aveva addittura nominato dirigente uno, Stefano Filucchi, adesso vicepresidente del Cagliari), quindi il caso Vieri è meno interessante del discorso generale visto che di acquisire informazioni sulla vita notturna milanese di Vieri saremmo stati capaci anche noi sfogliando Novella 2000, senza entrare nel merito dei suoi frequenti infortuni. Chi ha pensato e scritto che l'Inter ne esce bene, ad uso dei meno informati fra i tifosi nerazzurri, si è comunque sbagliato di grosso: il club nerazzurro ha sì risparmiato molti soldi (alla fine il risarcimento a suo carico si è ridotto a 40mila euro, il resto è di Telecom) ma come immagine non ha certo vinto visto che la corte d'appello di Milano ha rimarcato il carattere "subdolo e sleale" dei controlli e ha fatto una serie di considerazioni negative sui comportamenti dell'Inter. Che, ricordiamo, erano oltre i confini della legalità nella parte dell'accesso ai tabulati telefonici (con l'Inter che ha scaricato la colpa sul suo consulente Tavaroli, sono storie quasi dello scorso millennio) ma invece legali, per quanto non simpatici (usando un aggettivo morattiano), in quelli dei pedinamenti in luoghi pubblici. Questa sentenza sarà analizzata con attenzione in mezza serie A, visto che è normale tenere sotto controllo i propri giocatori non soltanto per fargli fare la cosiddetta 'vita da atleta', ma soprattutto per prevenire l'uscita di notizie scomode sui giornali, pieni infatti sempre di giocatori formato famiglia con tanto di suocero, cane e copridivano a fiori anche quando (è il caso di un famoso nazionale di oggi) frequentano trans in compagnia del suddetto suocero. Va da sé che il Vidal tutto casa e barbecue, salvo qualche macchina sfasciata e qualche rissa all'alba, da domani diventerà un bad boy, e che se Cristiano Ronaldo dovesse firmare per la Roma le escort si trasformerebbero in showgirl: in questo senso non c'è speranza e se in Italia si vende esattamente la metà dei quotidiani che si vendevano nel 1990 forse la colpa non è tutta del web. Tornando a Vieri, la sentenza in pratica dice che anche il pedinamento legale, quello in luoghi pubblici, può entrare nel mirino della legge, visto che il giocatore potrebbe sentirsi turbato (così ha sostenuto Vieri), anche a posteriori, per tante attenzioni che minerebbero il rapporto di fiducia. Poi, ribadiamo, ogni caso fa storia a sé: Vieri ha un'autobiografia in uscita, si è riavvicinato a Moratti, vuole rientrare con un qualche ruolo (addirittura allenatore) nel calcio che conta, quindi il finale a tarallucci e vino, con 40.000 euro che il Bobone di un tempo avrebbe speso in poche serate, era in un certo senso già scritto. E nessuno, tanto meno l'Associazione Calciatori, vuole fare chiarezza sulla reale natura del rapporto fra calciatori e club: allo stato attuale liberi professionisti che vogliono avere le tutele dei dipendenti e nessuno degli obblighi. Ci sembra troppo comodo. Twitter @StefanoOlivari 

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