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Josef Masopust, 1931-2015

Redazione

30.06.2015 ( Aggiornata il 30.06.2015 11:06 )

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Come aveva fatto ai Mondiali del 1934 Antonin Puc, anche Josef Masopust portò la Cecoslovacchia sul tetto del mondo per una manciata di minuti. Nel ‘34 gli Azzurri di Vittorio Pozzo ribaltarono l’esito della finale, nel 1962 lo stesso epilogo si consumò grazie alla rimonta dei brasiliani. Amarildo, Zito e Vavà fissarono il punteggio sul 3-1 per la Seleçao e la Cecoslovacchia si dovette arrendere e accontentare del secondo posto, il miglior piazzamento della propria storia per quel che riguarda i Mondiali. Grande geometra di centrocampo, Masopust è stato il condottiero di una squadra non eccelsa dal punto di vista tecnico ma capace grazie alle sue giocate e al suo carisma di arrampicarsi fino alla finale iridata. Oltre a quella marcatura illusoria, Masopust è ricordato per aver vinto il Pallone d’oro nel 1962, stesso anno del Mondiale cileno, piazzandosi davanti alla stella portoghese Eusebio e al terzino tedesco Schnellinger. Fu il primo giocatore dell’Est Europa a vincere il premio di France Football e ovviamente il primo cecoslovacco. Per assistere a un altro premiato ceco, dovremo attendere il 2003, quando trionfò lo juventino Pavel Nedved, a Cecoslovacchia ormai divisa in Repubblica Ceca e Slovacchia. La quasi totalità della carriera da giocatore Masopust la spese nel Dukla Praga, dove militò dal 1952 al 1968: sedici anni nei quali vinse per otto volte il campionato cecoslovacco e per tre volte la coppa nazionale. Il Dukla lo prelevò dal Teplice, dove militò due anni, mentre a fine carriera passò un biennio in Belgio nelle fila del Molenbeek, prima di iniziare ad allenare. Lo troveremo in diverse avventure, nelle vesti d’allenatore, ma ovviamente non potevano mancare le esperienze sulla panchina del Dukla Praga e della nazionale Cecoslovacca, le due compagini che gli hanno regalato le soddisfazioni più grandi dell’intera carriera. Di fronte allo stadio Juliska, dove Masopust incantò le platee negli anni Cinquanta e Sessanta, c’è una statua in suo onore.

Giovanni Del Bianco @g_delbianco

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