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Ombre cinesi su un’Italia finita

Ombre cinesi su un’Italia finita

Redazione

03.04.2015 ( Aggiornata il 03.04.2015 10:03 )

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Silvio Berlusconi sa fare affari come pochi altri su questo pianeta, da mesi sta cercando in tutti i modi di alzare il prezzo del Milan e soltanto i giornalisti che credono alle 'fughe di notizie' possono pensare che le sue esternazioni semi-private siano dettate da ingenuità. L'anticipazione ad alcuni rappresentanti di aziende italiane all'estero di avere venduto a imprecisati 'cinesi' il 75% del Milan, poi secondo il solito schema smentita ufficialmente, aveva il solo intento di ribadire che la società rossonera è in vendita ma non in svendita come è accaduto nel 2013 con l'Inter (stando alle cifre conosciute, ogni considerazione finanziaria nel calcio va asteriscata). Non certo a un miliardo e mezzo di euro, perché per un terzo, maledetti e subito, Berlusconi chiuderebbe dopo 29 anni la sua storia con il Milan, ma il concetto è chiaro. L'alternativa è la navigazione a vista, comunque costosa (minimo 50 milioni l'anno) e poco rispettosa del suo stesso passato calcistico fatto di 5 Coppe dei Campioni e soprattutto di giocatori con visibilità mondiale: fino al 2012, non stiamo parlando di un secolo fa, in squadra c'è sempre stato almeno un giocatore da Pallone d'Oro. Cosa che ora sarebbe inimmaginabile per l'intera serie A, non soltanto per il Milan. Ma il problema, in ottica italiana, non è tanto che un ciclo sia finito ma che soltanto dall'Asia arrivino capitali più o meno veri: dal thailandese Bee Taechaubol (per molti versi il favorito, essendo fondamentalmente un collettore di soldi messi da altri: è anche la soluzione che consentirebbe a Berlusconi di avere un ruolo di immagine, attraverso la figlia Barbara, nel futuro) al più solido ma meno 'caldo' Jianlin Wang, passando per personaggi che sembrano inventati (Pink, Lee, Zong), la costante è che non esiste un solo gruppo italiano, non diciamo un singolo, in grado di mettere sul piatto 500 milioni e un progetto credibile per il club italiano che negli ultimi decenni ha in campo internazionale fatto più degli altri messi insieme. La certezza è invece che a 79 anni Berlusconi vuole sistemare (anche vendendole) tutte le sue aziende, in modo da giocarsi con le mani libere le ultime partite politiche della sua vita. Conclusione? La correttezza politica dei media italiani fa guadagnare troppo facilmente la patente di razzisti, ma che simboli dell'Italia come i grandi club di calcio vadano in mani straniere non ci fa esultare nemmeno in questo caso. Che la serie A sia in declino possiamo accettarlo, ci troveremo un altro lavoro (o magari proprio un vero lavoro, sarebbe ora), che l'Italia sia finita invece ci dispiace molto di più. Twitter @StefanoOlivari

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