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Serie A, fuga non soltanto dallo stadio

Serie A, fuga non soltanto dallo stadio

Redazione

02.04.2015 ( Aggiornata il 02.04.2015 07:44 )

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Sempre meno italiani vanno allo stadio, anche in serie A. Rispetto allo scorso campionato la media spettatori per partita è scesa di quasi il 7% (da 23.481 a 21.850) e anche se le cifre non sono ufficiali (abbiamo usato le statistiche di Stadiapostcards), visto che anche in questo senso siamo terzo mondo (alcuni club non comunicano i paganti! Nel 2015...), il dato è impressionante.
Provate a pensare alla reazione di una grande azienda che veda calare del 7% il numero dei suoi clienti più fedeli... Difficilmente i dirigenti di questa azienda rimarrebbero al loro posto, anche in Italia. Siccome nelle ultime giornate non ci aspettano troppe partite vibranti, al di là del caso Parma e dello scudetto già conquistato dalla Juventus, il dato finale non potrà che peggiorare. Tutto questo mentre gli abbonamenti a Sky e a Mediaset Premium non vanno, come dire, a gonfie vele (diversamente non si parlerebbe di piattaforma unica...) e le vendite dei giornali sportivi vanno a picco, con numeri che non si vedevano da quando l'Italia era un paese ad analfabetismo diffuso. In altre parole, il problema non è il clamoroso meno 7% allo stadio (che sui fatturati totali incide ormai per circa l'11-12%) ma il fatto che questo calo avvenga in un contesto di disaffezione generalizzata che va ben al di là della retorica cementificatoria sugli stadi di proprietà, che devono vivere tutta la settimana, per tutta la famiglia, eccetera. Significativo che la squadra con la migliore performance relativa rispetto allo scorso anno (un comunque modesto più 1,7%) sia la Roma, sull'onda delle aspettative indotte dal suo buon (con il senno di prima) calciomercato.
Siccome siamo contro il disfattismo, citiamo anche le attenuanti: alcuni grandi club hanno avuto crolli di affluenza casalinga, in certi casi spiegabili (Inter) e in altri meno (Napoli). E lo scarso entusiasmo generato da Inter e Milan ha creato danni anche ai dati casalinghi anche delle squadre che le hanno ospitate: la prova è che quasi tutti i record di affluenza sono stati realizzati ospitando l'unica vincente delle tre squadre per così dire 'nazionali', cioè la Juventus. Altra attenuante: i confronti con gli anni Ottanta (38mila e passa spettatori di media nello storico campionato 1984-85) sono sbagliati perché parliamo di un'Italia che in tivù poteva guardare (in differita, oltretutto) solo un tempo di una delle 8 (fino al 1988) partite di giornata, un'Italia quindi che aveva fame di calcio al di là di altre differenze. Il posticipo di Telepiù sarebbe arrivato soltanto nel 1993... E quindi? Il calcio interessa complessivamente meno, quello dello stadio è soltanto un indicatore e nemmeno il più importante. Rimane il primo sport italiano, ma soltanto perché non esiste il secondo.
Twitter @StefanoOlivari

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