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Serie A, il futuro delle otto escluse (Guerin Basket)

Serie A, il futuro delle otto escluse (Guerin Basket)

Redazione

22.05.2015 ( Aggiornata il 22.05.2015 13:21 )

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Le otto escluse dai playoff sono di fatto già in vacanza, con stranieri che non vedono l'ora di tornarsene a casa e italiani tentati e incantati dalle sirene dei playoff altrui. Le proprietà devono iniziare a programmare il futuro,  che spesso ha un orizzonte di un solo anno e per il quale si hanno più dubbi che certezze. Così tra sponsor da confermare, impianti da ristrutturare, giocatori buoni da trattenere e altri da ingaggiare inizia il lavoro di costruzione delle squadre che avranno quasi tutte l'obiettivo minimo dei playoff (che a dirlo non costa niente)  nelle intenzioni e la salvezza nelle opere. Prima delle escluse è Pistoia, squadra rivelazione dello scorso campionato, rivoluzionata in estate ma incapace di quel colpo di reni che le avrebbe consentito di agganciare l'ultimo posto utile per i playoff. Moretti non è riuscito a ricreare le alchimie della scorsa stagione, quando nei quarti di finale aveva spaventato Milano. Ora inizia la ricostruzione per il prossimo anno, che parte dai destini del General Manager Giulio Iozzelli, in predicato di accasarsi in quel di Varese,  in ballottaggio con Alberani, che in caso di vittoria del concorrente, lo sostituirebbe comunque nell'organico di Pistoia. Moretti al momento pare confermato, (tra l'altro proprio Alberani l'aveva corteggiato a lungo per la panchina di Roma la scorsa stagione) e molto solido è il gruppo degli italiani con Daniele Cinciarini ormai diventato determinante, assieme ad Amoroso e Magro, in attesa che Moretti Junior diventi cigno e spicchi il volo. Delusa, ma soprattutto deludente, almeno in campionato, la Virtus Roma. Il GM Alberani ha tentato di costruire una squadra assemblando un insieme di giovani talenti (ma anche no), del tutto inesplorati, privi di esperienza nel nostro campionato e spesso anche fuori ruolo. Alla squadra è mancata la base su cui gli anni scorsi poggiava questa scommessa: Goss, Taylor M'Bakwe lo scorso anno e lo stesso Goss, Datome, Lawal e Lorant, guardando un po' più indietro. Poco budget sicuramente, ma anche voglia di stupire, di mettere il proprio marchio su una squadra che alla fine si è dimostrata senza testa né coda e su cui coach Dalmonte è riuscito a innestare una difesa fortissima, ma non un gioco di attacco. Poco comprensibili poi le scelte per la gestione degli infortuni, con stranieri pescati qui e lì, ma che nulla hanno portato alla causa. Ora ci sono pesantissime incognite sul futuro, con una presidenza che guida alla “vorrei ma non posso” e che in passato ha iscritto la squadra all'ultimo giorno utile, i resti di una tifoseria che si dice stanca e un pubblico talmente disaffezionato che non riempie neanche più i 3.500 posti del palazzo dello Sport di viale Tiziano (e men che meno i 10.500 del Palalottomatica, ora vera “cattedrale nel deserto” come disse Bianchini). In città per il prossimo anno si parla di cessione del titolo, di serie A2, di cordate russe e imprenditori americani, mentre, data per scontata la partenza di un esausto Alberani,  si spera in un ritorno di Calvani, ultimo a fare innamorare una città  intera di una squadra sangue e sudore, che aveva tanto coraggio, ma anche buoni giocatori. Varese ha chiuso in maniera dignitosa una stagione avara di soddisfazioni e che in inverno sembrava compromessa. Coach Pozzecco ha avuto il demerito di non riuscire a capire la squadra e a condurla dandole una propria impronta. Dalla sua gestione traspariva una gran dose di emotività (forse eccessiva) che, nel bene e nel male, ha sempre accompagnato il personaggio. Il suo merito, d'altra parte, è stato quello di averci sempre e comunque messo la faccia, nel bene e nel male, e di essersi fatto da parte in tempo utile per salvare la squadra. Coach Caja è riuscito a invertire la tendenza e a impostare la squadra dandole una buona difesa, senza farsi trascinare da un ambiente convulso e poco lucido. La ricostruzione parte dal nuovo GM, Iozelli o Alberani,  e da Eyanga, unico del gruppo, pare, a poter essere riconfermato. Per la panchina è in pole position Caja, ma pare non essere il solo. Il coach pavese nel frattempo, visibilmente emozionato,  ha salutato i suoi ragazzi al termine dell'ultima partita abbracciandoli uno a uno e ringraziandoli per “aver ricevuto più di quel che ha dato” in questa esperienza. Non  male per uno che passa per essere un mangia-giocatori. Altra squadra ad aver visto la luce sulla via di Damasco è Avellino, persa nelle nebbie dopo le final eight di cui è stata comparsa e non protagonista e riportata sulla via da Fabrizio Frates, subentrato in corsa a Frank Vitucci, contestato dalla tifoseria e probabilmente poco seguito dai suoi stessi giocatori. Inspiegabile il voltafaccia della Scandone, capace di sorprendere in positivo  nel girone d'andata e in negativo in quello di ritorno, ma incapace di reagire e di porre fine a una crisi che ha irrimediabilmente compromesso un campionato nato e avviato sotto i migliori auspici. Anosike e Green si dicono disposti a rimanere anche per la prossima stagione, invitando però a dimenticare quella appena conclusa. Un esercizio non facilissimo per chi sulla squadra ha investito e non poco. Frates è contento della reazione dei suoi giocatori che proprio nell'ultima inutile partita sono andati a vincere a Varese, dando prova di maturità, ma anche di essersi svegliati in ritardo, ben dopo il passaggio dell'ultimo treno. Cremona ha tentato fino alla fine di agganciare l'ultimo posto utile per i playoff ma è rimasta anche lei nel gruppone a  quota 24 punti, chiudendo la stagione regolare al tredicesimo posto. Pancotto ha potuto godersi la crescita di Vitali (ora a Gran Canaria a placare la sua sete di playoff), diventato il metronomo che ha dettato i tempi per i suoi durante tutta la stagione e soprattutto capace di regalare assist a ripetizione. Gli infortuni hanno limitato, a dir poco, l'impiego di Cusin, giunto a Cremona per portare difesa, gioco dentro l'area e rilanciarsi dopo la buia parentesi sarda, ma visto pochissimo in campo. Poco fortunato anche Hayes, anche lui infortunatosi e che difficilmente sarà riconfermato. In vista della prossima stagione la dirigenza pare orientata sulla conferma degli italiani e sulla sostituzione in blocco degli stranieri, puntando a inserire nel roster Michele Vitali, in uscita da Caserta (ma tentato da Bologna). Non male per una società che schiera due nazionali e che mira a prendere in gestione anche il PalaRadi e a farne la propria casa. Capo d'Orlando ha centrato la salvezza, suo obiettivo stagionale, con una certa tranquillità e nel suo primo campionato di A si è tolta anche qualche soddisfazione come la vittoria su Milano. Rivoluzionata più volte con la partenza degli americani (Archie in Belgio e Freeman, a Roma, su tutti), la squadra ha sempre saputo reagire, portata avanti dalla solida esperienza di Basile, Soragna e Nicevic. Per i tre sono pronti i rinnovi in bianco, ma proprio Basile, il più carismatico dei tre, a 40 anni compiuti, ha già più volte detto di non ritrovarsi più nel basket visto in serie A, lanciando più di un segnale alla sua dirigenza. Rinnovare quindi con giocatori esperti, ma anche con una linea verde che dia un futuro alla squadra. Pesaro ha conquistato la salvezza all'ultima giornata anche quest'anno. Rispetto allo scorso campionato però ha potuto contare solo sulle proprie forze, battendo Caserta in uno spareggio “dentro o fuori”, davanti al proprio pubblico e senza dover aspettare risultati dagli altri campi. Rispetto allo scorso anno però ha fatto due punti in meno (16 contro 18) segno che non ci sono stati miglioramenti nelle prestazioni e che probabilmente la salvezza è frutto (anche) di un calo del livello del campionato. Il futuro appare incerto, con una squadra da allestire di nuovo, con un gruppo di stranieri che si dice possibilista sul rinnovo (Wright e Judge ad esempio) mentre il bomber Ross ringrazia e vola verso la NBA. Tra i pensieri di Ario Costa, oltre l'incertezza sul rinnovo dello sponsor, il fatto che se è vero che  la sfida con Caserta ha portato all'Adriatic Arena il pubblico delle grandi occasioni, segnando il record stagionale di incasso, è  altrettanto vero che questa cosa non sarebbe successa se la partita non avesse avuto la salvezza in palio. Il legame con la squadra che a Pesaro era negli anni scorsi palpabile, ha bisogno di essere riscoperto e rinsaldato, attraverso un gruppo in cui il pubblico (abituato molto bene in passato) sappia riconoscersi e specchiarsi. Da dove si comincia? Caserta assaggia il frutto amaro della retrocessione nell'anno in cui aveva costruito una squadra per migliorare i risultati dello scorso anno (prima esclusa dai playoff), al termine di una stagione in cui si è vista pochissima luce, tanto grigio e per il resto solo buio. Il futuro passa per la ridefinizione dell'accesso societario, con Iavazzi, l'attuale azionista di maggioranza, che si dice disposto a vendere e Barbagallo che vuol comperare. Facile quindi. E invece no: situazione in stallo, soldi che non passano di mano e proprietà che restano nella disponibilità dell'attuale presidente. Proprio Iavazzi intanto si sta muovendo per definire con il presidente della provincia Di Costanzo l'uso del Palamaggiò per la prossima stagione (impensabile la Juve lontana dallo storico impianto). Due i meriti di Caserta in questa stagione: aver dato interesse alle ultime giornate di campionato e aver sollevato il problema delle retrocessioni, di cui i vertici di FIP e LEGA dovranno prima o poi occuparsi. Intanto però si riparte da Lega 2 e con tanta strada da fare. Luigi Ceccon, per Guerin Basket

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