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Corrado, Basile e quelli che ci tengono (Guerin Basket)

Corrado, Basile e quelli che ci tengono (Guerin Basket)

Redazione

07.04.2015 ( Aggiornata il 07.04.2015 21:49 )

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Pasqua: tempo di redenzione, di passaggio, di festa e di pensieri per il campionato italiano. Tempo di prendere fiato per l’ultimo sprint, quello che porta verso i playoff, che al momento  salvo cataclismi vedono Milano salda al primo posto, obbligata a portare a casa uno scudetto che sa di premio di consolazione e la pattuglia formata da  Sassari, Venezia e Reggio Emilia, giocarsela per le posizione dalla seconda alla quarta. Nella parte bassa della classifica, invece, Caserta pare condannata alla discesa, alla serie A2 da tutti, ma non dal suo coach, mentre Pesaro e Varese si scottano con le fiamme dell’inferno che è lì a un passo. Cantù piange Francesco Corrado, il presidente che firmò l’assegno a Polti, evitando che i diritti della squadra brianzola finissero in quel di Pesaro. A Corrado il basket deve molto: cittadino onorario di Cantù, impegnato nello sport e nella politica,  presidente come ce ne erano una volta, di quelli che scendevano negli spogliatoi senza mandarle a dire, quando le cose andavano male, ma anche ad abbracciare i propri ragazzi quando vedeva che avevano dato tutto. Un altro pezzo di quel basket che non c’è più, che a sembrar nostalgici piaceva più di quello di adesso e che anche Basile (in campo a Pasqua ad allenarsi mentre aspettava i suoi, bastonati proprio a Cantù) dice di non riconoscere, con troppi canestri estemporanei e poco gioco corale. E detto da uno che in campo ha sempre messo tonnellate di fosforo…. Metta World Peace, o come lo si voglia chiamare, delude chi si aspettava un rissoso ex giocatore di basket in Italia a mostrare gomiti e cattivo carattere e fa quel che facevano fino a pochi anni fa gli americani che venivano a giocare in serie A: fa vince le partite, crea notizie,  fa spettacolo. 19 punti in 18 minuti, una schiacciata su palla recuperata allo scadere, 5 alto a tutti e un sms a  Kobe Bryant “dai vieni a giocare anche tu qui”. Chi lo sa? Magari qualcuno tra i nostri presidenti prende esempio. Caserta vende carissima la pelle esaltandosi contro la AJ ma perdendo di 4 punti. Sì, una bella figura, ma i primi sono un’altra cosa e Caserta ha perso troppi treni per pensare di salire sull’Orient Express: Antonutti, Ivanov e Vitali con Domercant possono essere il fulcro su cui Esposito (rimarrà?) potrà costruire l’ossatura  per il futuro. Ma la domanda è: esiste un futuro? Roma, altra specialista in treni persi, continua la sua striscia vincente per giocare un playoff che salvi il campionato e magari invogli Toti, Pallotta, o chi per loro, a rifare la squadra nella prossima stagione. Certo che se la prospettiva è di andare al primo turno a giocarsela al Forum, forse qualche domanda sulla gestione del campionato vale la pena di farsela. Intanto Dalmonte porta i suoi alla quarta vittoria di fila, sulla spinte di Ebi, Stipcevic, Freeman e Curry,  pattuglia di stranieri acquistati alla spicciolata che dimostrano di poter fare la differenza. I tifosi di Roma sognano, grazie anche ai rumors, che vogliono Alberani in uscita dalla società, direzione Varese, sperando nel rientro di allenatori più amati e giocatori che al momento sono in NBA. Sogni? Probabilmente sì. La magia di Frates finisce dopo la prima settimana, Avellino perde e rotola fuori da playoff. La Scandone ora ha un progetto da  mettere insieme per il prossimo anno, con un allenatore esonerato, un altro che rischia di essere bruciato e un gruppo da scremare o forse creare. Buon lavoro! Pesaro non vuole abbandonare Caserta, e perde in malo modo contro Cremona, facendo arrabbiare Paolini, che inizia a sentirsi come il suo predecessore. E a Pasqua, sentirsi come Dell’Agnello non deve essere una bella sensazione. Pesaro probabilmente si salverà, ma non per merito suo, dimostrandosi incapace, in un campionato mediocre, di fare il minimo indispensabile per portare a termine un campionato dignitoso. Nell’altra metà del campo, Cremona tiene accesa la speranza playoff, che nell’affollatissimo condominio di quota 22 sono possibili ma non probabili. Venezia continua ad andare a corrente alternata e nella lotta delle seconde della classe perde contro Reggio Emilia, con il solo Peric a cantare e portare la croce mentre il resto della squadra sembra essere sulle gambe. Reggio Emilia ringrazia Kaukenas, usato sicuro, che nell’ultima azione a tre secondi dalla fine, con una finta sulla rimessa, mette seduto Stone, riceve, tira da tre e vince la partita. Menetti è contento dei suoi e della difesa vista in campo, l’esordio di Chikoko intanto dice 1 minuto di gioco: si deve ambientare. Trento fa un vero e proprio capolavoro in Sardegna  e sconfigge Sassari imponendo ritmo di gioco e difesa aggressiva. Buscaglia ha saputo plasmare una squadra compatta, ben assortita e ben allenata in cui c’è una buona amalgama tra italiani e stranieri. Sacchetti invece fatica a riconoscere i suoi, squadra aggressiva ma con le unghie che non graffiano più, assente per lunghi tratti di partita e stanca nei minuti finali quando si trova in scia degli avversari ma al termine di un lungo inseguimento. Il coach dice che la sua squadra non meritava di vincere, la squadra non ha vinto, si sono trovati d’accordo. Bologna si sbarazza di Varese e al netto della penalizzazioni di due punti è salda al settimo posto. Una politica di piccoli passi, un coach che ha saputo farsi voler bene nel corso del tempo, una crescita di gruppo e un risultato che premia al momento le scelte societarie. Di sicuro non saranno contente le vedove di “Basket city”, ma i tempi cambiano, occorre adattarsi, e a volte essere incudine premia più che essere martello. Varese perde l’ennesima partita di una stagione grigia, iniziata con una vittoria nel derby con Cantù, fin troppo voluta e celebrata, e proseguita con tantissime  ombre.  Varese non retrocederà, probabilmente, ma vale lo stesso discorso di Pesaro: poco merito, poche idee, molta confusione. In un anno con una sola retrocessione, forse era più opportuno programmare una stagione di transizione gettando le basi per un futuro più solido, invece di partire con gran proclami ed entusiasmo, spariti dopo i primi risultati negativi. Bellissima la partita vista a Brindisi, con Pistoia che a viso aperto sfida i padroni di casa e prova a far proprio il risultato, cedendo solo nell’ultimo quarto. Non bastano Amoroso, Milbourne e Williams a replicare la vittoria con Cantù. Dall’altra parte Bucchi ha preparato la partita al meglio, predicando calma e attenzione, per non avere sorprese in casa e piazzarsi saldamente al sesto posto, che vuol dire parte bassa del tabellone playoff, ma non troppo. Luigi Ceccon, per Guerin Basket

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