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Siena e i suoi scudetti: fu vera gloria? (Guerin Basket)

Siena e i suoi scudetti: fu vera gloria? (Guerin Basket)

Redazione

14.01.2016 ( Aggiornata il 14.01.2016 11:23 )

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Il grande ciclo di Siena, otto scudetti in dieci anni anni (di cui sette consecutivi e sei con Simone Pianigiani capoallenatore, gli altri due con Recalcati e Banchi) è stato tutto una finzione? La risposta giudiziaria, nel silenzio assordante dei presunti danneggiati dai comportamenti da Minucci e dal Montepaschi, è abbastanza chiara. L'inchiesta Time Out ha evidenziato diversi gradi di responsabilità, anche se quello che fa più notizia è relativo all'ex commissario tecnico azzurro: che penalmente (l'accusa era di evasione fiscale) l'ha scampata grazie al fatto che il totale delle dichiarazioni contestate fosse inferiore a 150.000 euro in tre anni, ma alla lettera del codice di giustizia sportiva rischia una squalifica pesantissima da parte della FIP. Almeno lui si potrà difendere, visto che al contrario della vecchia Mens Sana, fallita nel 2014, è ancora vivo. Considerando la tempistica dei fatti addebitati sono infatti a rischio revoca sei scudetti, con impossibilità di assegnazione ad altri e non soltanto perché bisognerebbe scegliere fra seconda della stagione regolare e finalista dei playoff. Tutte cose che stanno trapelando in piccole rate, in attesa dell'avviso di conclusione delle indagini: per adesso notizie o illazioni che vengono titolate a seconda del bacino d'utenza del giornale o del sito (a proposito: alcuni siti-canaglia dell'epoca sono scomparsi, altri si sono trasformati così come i loro 'editori'). Impressionante è comunque l'atteggiamento degli altri club, per lo meno di quelli non falliti o rinati sotto altra ragione sociale: Milano, Varese, Cantù, Virtus Roma e Bologna (da ricordare che le due Virtus furono gli unici club a inizio 2014 a non votare per Minucci presidente di Lega, nomina poi saltata per l'arresto dello stesso Minucci) sembra quasi non vogliano rivangare vecchie questioni e la cosa, diciamolo senza giri di parole, risulta sospetta. Come se alcuni dirigenti e i loro giornalisti di riferimento (ad alcuni basta una cena gratis e una finta confidenza) non volessero dare pubblicità postuma ai loro rapporti con Minucci, rimasto curiosamente l'unico 'cattivo' mediatico, per non parlare dei diritti di immagine che non erano certo un'invenzione senese. Ma, in attesa delle sentenze propriamente dette, sul Guerino non dobbiamo sfuggire alla domanda sportiva: fu vera gloria? Partiamo dalla Mens Sana del 2006, perché è da quel periodo che inizia l'indagine. Un club che dal 2000 è entrato nell'orbita Montepaschi e che viene da anni di grandi spese e di poche vittorie (lo scudetto su tutte) in proporzione, con alle spalle una banca ai tempi fortissima e dominatrice di ogni aspetto della vita cittadina e regionale, per non parlare dei suoi legami organici con gli allora DS (ex PCI e futuri PD). Quella Mens Sana con Pianigiani assistente allenatore di Ataman prima e Recalcati poi curiosamente è molto meglio in Europa, dove vince una Saporta Cup e va per due volte di fila alle Final Four di Eurolega, che in Italia: in pochi la percepiscono come una squadra di potere e nemmeno il doppio incarico di Recalcati (bronzo europeo 2003 e argento olimpico 2004 con la Nazionale) crea scandali. La musica cambia rapidamente, per il ridimensionamento delle due squadre di Bologna che avevano dominato il decennio predecente, ma anche per l'arrivo, fra il 2005 e il 2006, di un nucleo che verrà conservato per anni: Stonerook, Kaukenas, McIntyre, Sato. Sono loro l'anima, insieme ad Eze, Carraretto, Ress e a giocatori forti che dureranno poco (Baxter, Forte, Hawkins, Thornton...) ed altri molto di più (Ksistof Lavrinovic, Domercant e Zisis), di quattro scudetti consecutivi fino al 2010, quando la squadra viene parzialmente rifondata con l'arrivo di McCalebb, Hairston, eccetera. In generale Siena è comunque una realtà che cambia poco i suoi uomini chiave, al contrario della impoverita (tranne Milano e Roma) e mal gestita concorrenza, questo in Italia fa la differenza: dal 2007 al 2013 le sette finali scudetto sono vinte contro Virtus Bologna, Roma, Milano, ancora Milano, Cantù, Milano per la terza volta e ancora Roma. In tutto questo c'è da registrare la scomparsa ad alto livello della Benetton, che pur non essendo ancora fallita si è autoridimensionata dopo il caso Lorbek-Cuccarolo. Insomma, Siena vince fra le polemiche per alcuni arbitraggi (in particolare Roma e Varese non gradiscono, mentre Milano non si espone e si affida più a singole iniziative come quelle di un giovane Gentile o di Scariolo) e per l'atteggiamento arrogante, da quasi impunità anche in sede di giustizia sportiva, ma anche per gli antipatizzanti è impossibile affermare che non sia stata la miglior squadra italiana di quel periodo. Fra l'altro sempre più che dignitosa in Eurolega, con due ulteriori Final Four raggiunte. Di certo non la migliore squadra italiana di sempre (pensando alle dieci finali di Coppa Campioni della Varese anni Settanta la discussione non dovrebbe nemmeno cominciare) ma una squadra ben costruita, con una filosofia tecnica precisa, che ha vinto tutto il vincibile in un'epoca con pochi grandi avversari. Risposta, secondo noi, alla domanda iniziale: il passo verso il 'Tanto avrebbero vinto lo stesso' non deve essere compiuto, se la giustizia ordinaria servirà (ancora da vedersi, come abbiamo scritto) a quella sportiva l'assist del falso in bilancio con nomi, cognomi e stagioni. Chi ha falsificato i propri bilanci ha alterato la competizione, al di là del fatto che lo facessero anche altri. La sensazione politica è che a prescindere dal complicato fine rapporto con Pianigiani, tuttora in federazione, Petrucci non voglia andare fino in fondo, per non ufficializzare il fatto che gli appassionati italiani di pallacanestro abbiano per anni assistito ad uno spettacolo finto. Il ciclismo con Armstrong ha invece avuto questo coraggio, diversamente dal calcio e da altri sport. Twitter @StefanoOlivari

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