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31-0: l'arbitro ha fatto bene a sospendere

31-0: l'arbitro ha fatto bene a sospendere

Redazione

15.10.2015 ( Aggiornata il 15.10.2015 12:58 )

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L’intera pagina 14 della Gazzetta dello Sport di oggi è occupata da una notizia dei Giovanissimi. Non ci credete? Vi pare impossibile che il cosiddetto calcio minore, quello giovanile, possa soppiantare per un giorno Pogba e Icardi? Andate a vedere. Subito dopo le 500 partite con la Roma di De Rossi e l’Italia di Conte e di Pellé ci stanno loro: i Giovanissimi. Che è successo di così importante? È successo che un arbitro, un giovane arbitro, abbia interrotto una partita di quella categoria tra il Ponte Ronca e il Persiceto 85, in provincia di Bologna, per non umiliare ulteriormente il secondo, in quel momento sotto per 31-0. Avete letto bene: 31-0. Sollecitato dagli allenatori, che forse hanno un senso formativo maggiore del regolamento Aia, l’inesperto fischietto ha detto basta. Stop. Fine di quell’inutile, assurda partita, di quell’esposizione crudele. Più di tre punti, il Ponte Ronca non poteva ricavare. Immagino che anche qualche genitore seduto in tribuna, di quelli più civili (ci sono?), abbia invocato la fine del supplizio. Molti sport lo prevedono per statuto: nel pugilato esiste il ko tecnico impartito dall'arbitro, e si può gettare comunque gettare la spugna, nel baseball esiste da sempre il principio della manifesta superiorità, che scatta dal settimo inning. Nel calcio ciò non vale e ricordiamo tutti l’indemoniata Germania che nell’ultimo Mondiale prendeva a pallate i padroni di casa del Brasile: quattro, cinque, sei, sette gol. Un Mineirazo. Ma qui ci sono di mezzo ragazzi di 13 anni. È giusto non fermare un simile scarto sportivo? Il regolamento è tassativo: si deve giocare fino al Novantesimo. E il giovane arbitro bolognese è stato subito sanzionato. Non dirigerà più gare nelle prossime due domeniche e dovrà riprendere parte al corso di arbitri nella sezione delle Due Madonne. Bisogna dare l’esempio e come dice Paolo Casarin, il massimo esperto di materia in Italia, «si è preso una libertà che non gli compete». Ma io continuo a pensare che il calcio non sia fatto solo di norme e rigidi paletti, comunque da conoscere e rispettare, ma pure da esempi, modelli comportamentali, semplice umanità. Io credo che gli allenatori e gli arbitri abbiamo colto lo spirito di ciò che accadeva. E se a un giudice di un qualunque tribunale è consentito interpretare una legge, non capisco perché uno spazio di buonsenso non possa applicarsi al pallone, per di più a questi livelli. Sarò troppo permissivo, troppo comprensivo come succede a noi freschi genitori, ma trovo ingiusto fermare quell’arbitro. E trovo ingiusto rigiocare la partita, che aveva già avuto un suo verdetto. A volte ci vuole più coraggio a essere flessibili.

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